Aprile / Maggio 2005
Anno VI n. 4
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Editoriale

CHI SIAMO

Dalla parte delle formiche

SALUTE
& BENESSERE

Succubi di un'abitudine

Noi cultori dell'health foods

Le vitamine dell'anima

I forzati del fitness casereccio

Letti separati, rinasce l'amore

Forno a legna con le ore contate

CONVERSAZIONI
INNOVATIVE

Vicini...vicini?

Se la vita comincia in soffitta

Due sconosciuti, un ascensore e poi...

Bancarelle a "tutto gratis"

AMBIENTE

Benessere a prova di bussola

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STILI DI VITA

Ikea, l'uomo che si fece da solo

Il piacere di dedicarsi del tempo

Masochismo che piacere

L'insolito trono

Il colore del guscio

VIVERE
CON SUCCESSO

Casa e bottega

Abitare bene per lavorare meglio

NEWS

Notizie e curiosità dal mondo della salute e del benessere

VITA IN POSITIVO

La firma d'oro del Processo

Arbitro, mestiere o vocazione

Ad ogni quadro la sua cornice

CINEMA

Cinema story

Supersize me

 


 

Che il cibo ipercalorico, super condito e consumato in fretta nei locali di un fast-food fosse nocivo, è noto a tutti, ma nessuno prima di Morgan Spurlock aveva pensato di farne un vero e proprio documentario di denuncia. Il trentenne regista americano, anche interprete di questo suo primo originale lungometraggio, ha voluto far luce sul perché la maggior parte degli adolescenti statunitensi è in sovrappeso e due adulti su tre sono addirittura obesi, sperimentando su se stesso gli effetti di un mese di “dieta” a base di hamburger farciti, patatine fritte e bibite gassate.
A convincerlo della necessità di una tale operazione è stata la vicenda di due ragazze americane che, dopo aver fatto richiesta di un risarcimento da parte di McDonald’s per la loro obesità, se lo sono visto negare perché non era dimostrabile che i cibi incriminati fossero la causa del loro problema. E così Spurlock ha pensato bene di immolare se stesso per il bene dell’umanità. Le regole erano semplici: mangiare tre pasti al giorno, consumare esclusivamente prodotti McDonald’s, provare tutti i prodotti almeno una volta e non rifiutare mai il menu maxi quando gli veniva proposto. Il tutto sotto gli occhi spaventati degli amici e della fidanzata vegetariana.
Senza tralasciare nulla che servisse ad avere un forte impatto visivo sugli spettatori, la macchina da presa ha seguito scrupolosamente ogni momento dell’esperimento. Tra canzoni sulla ciccia e immagini di enormi fondoschiena, Il regista ha filmato con attenzione i suoi “pasti veloci” senza tralasciare di immortalarne le immancabili conseguenze, come nella scena disgustosa del conato dal finestrino della macchina, dopo aver ingurgitato un cheeseburger super menu. Anche quella in cui è mostrato un intervento chirurgico per restringere lo stomaco di un obeso non lascia sicuramente niente all’immaginazione.
Non sono state tralasciate neanche le situazioni in cui il regista ha cominciato ad accusare i primi sintomi preoccupanti, svegliandosi improvvisamente per attacchi di tachicardia e difficoltà nel respirare. Divertenti poi, gli incontri e le conversazioni con i personaggi in cui si è imbattuto durante il suo peregrinare di fast food in fast food, come un gruppo di donne che non sapeva recitare a memoria il giuramento alla bandiera ma conosceva alla perfezione il jingle del Big Mac o i bambini che non distinguevano Bush da Gesù ma riconoscevano senza esitazione Ronald, il clown simbolo della multinazionale americana.
Le fasi dell’inchiesta hanno previsto, inoltre, interviste ad esperti in 20 città degli Stati Uniti, tra cui anche Huston la città più “grassa” d’America e.l’agguerrito filmaker si è sottoposto,.durante la Mc-dieta, ad analisi e controlli da parte di medici ed esperti dell’alimentazione per verificare gli effetti (devastanti) provocati sul suo organismo da simili prodotti alimentari. I risultati di un tale esperimento fanno davvero rabbrividire.
Il documentarista kamikaze, oltre ad aver acquistato undici kg in più, ha messo seriamente in pericolo la sua salute. I valori del sangue sono risultati scombinati, con glicemia e colesterolo alle stelle, nonché un evidente calo della libido e di energia fisica. Lo staff medico che dopo il primo checkup aveva autorizzato l’impresa, allarmato gli ha ingiunto di abbandonare immediatamente quel tipo di alimentazione se non voleva rischiare grosso. Ma la cosa più interessante di tutto l’esperimento è stata proprio constatare come fosse difficile per la cavia Spurlock fare a meno di quei cibi-killer dal momento che la presenza in essi di zuccheri occultati rende addirittura dipendenti. Sulla scia di altri sconcertanti film-verità che negli ultimi tempi hanno fatto tremare l’America (il caustico Fahrenheit 9/11, seguito da Bowling a Columbine e Il popolo migratore del regista “scomodo” Michael Moore), il piccolo Super Size me ha creato non pochi problemi ad un colosso industriale come McDonald’s che, dopo l’uscita del documentario, ha visto calare le proprie vendite e si è trovato costretto a ritirare i menu maxi (super size, appunto) e ad aggiungere yogurt e frutta fresca agli Happy Meal.
Candidato agli Oscar 2005 e premiato al Sundance Festival 2004, l’ironico e tagliente film ha posto l’attenzione su un importante fenomeno sociale dei nostri giorni, mettendo l’accento sulla mancanza, soprattutto tra i giovani, di una corretta educazione alimentare.
Perché se le catene di fastfood e le conseguenti strategie di marketing hanno le loro responsabilità in fatto di cattiva alimentazione, ci si interroga su quale sia il grado di consapevolezza che ognuno di noi ha di causarsi del male.
Se in Italia ci sentiamo poco colpiti da un simile atto di accusa, dipende dal fatto che nel nostro Paese, per fortuna, a farla da padrone è ancora la sana e salutare dieta mediterranea, anche se non è da sottovalutare a causa dei ritmi di vita sempre più frenetici, l’aumento dell’abitudine a consumare cibi veloci e a frequentare i fastfood.
E’ importante essere coscienti che Il benessere comincia dalla tavola ed è bene non perdere di vista le regole e i benefici del mangiar sano.