La tessera dell’abbonamento da strappare, il decoder da spegnere, la sciarpa da riporre: scene da stagione calcistica ormai agli sgoccioli. Quest’anno non ci sono neanche i Mondiali o gli Europei a tenere viva l’attenzione degli amanti del football. Polemiche, discussioni e recriminazioni sono pronte a lasciare il passo a quanto di bello offre l’estate. Biscardi non lo vedremo per qualche mese, e questa è già una bella notizia. Finalmente non sentiremo parlare per un po’ di moviola in campo, di sudditanza psicologica, di arbitri, di guardialinee e di quarto uomo. Che sollievo!
Siamo avvolti da un improvviso senso di benessere. Non se ne poteva più di sentire vecchi tromboni dimenarsi per un gol annullato, un fuorigioco inesistente o un rigore non dato. Da qualche anno si sta perdendo la misura davanti a quello che deve rimanere un gioco, seppure con giri d’affari a livelli macro-industriali. Juve e Milan vanno d’amore e d’accordo fino a quando un certo Ibrahimovic non viene squalificato per 3 turni e obbligato a saltare la sfida decisiva tra le due corrazzate del soccer nostrano. Nelle menti bianconere ecco materializzarsi Adriano Galliani vestito da giudice sportivo e infliggere una pena così consistente nei confronti del giocatore svedese.
E’ successo di tutto in quest’ultimo anno calcistico. La crisi economica della Lazio, l’epilogo della corsa sfrenata sullo scooter di un avvocato, da Roma a Tivoli, per consegnare documenti di importanza vitale. Il proliferare dei gesti politici in campo e in tribuna. Qualche capocciata di troppo. Flebo scambiate per aranciata o tè.
L’interferenza della politica sul mondo del pallone, come se fosse il problema dei problemi. Allenatori esonerati dai quotidiani. Quotidiani che fanno la campagna acquisti, tipo compra questo o quel giocatore, no quell’altro perché serve per la fascia sinistra. La fascia sinistra... gran problema. Oggi, senza un calciatore in grado di fare su e giù per la fascia non si gioca. Si scende in campo per onor di firma e poi si accampano scuse: mi mancava il giocatore sulla sinistra. Bene ha fatto il Livorno, allora, che per tutto il campionato ha schierato un bomber di sinistra, tale Cristiano Lucarelli. Sempre di sinistra si tratta.
E’ stato poi l’anno della tv. Non bastava la parabola, ora il calcio lo si vede anche con il digitale terrestre. Basta un’antenna, un decodificatore e il canone Rai pagato, e si possono vedere le partite anche con qualche euro, standosene comodamente da casa. Gli stadi si stanno svuotando e la domenica tutti a casa a tifare. Basta lasciare aperta la finestra e si sente di tutto. Un “vaffa...” dal seminterrato, un intramontabile “arbitro cornuto” dall’attico, un “pigliatela in saccoccia” un po’ snob dal dottore del piano di sopra... Però quanto ci mancano quelle passeggiate al parco con la fidanzatina e la radiolina minuscola incollata all’orecchio e quella voce inconfondibile di Ezio Luzzi che interrompeva Ameri e Ciotti: “...scusate mi inserisco dal Cibali, c’è un calcio di rigore per il Catania...”. Era questa la domenica calcistica di una volta: Catania-Cavese come Juve-Inter.
Alessandro Cerreoni
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