Aprile / Maggio 2005
Anno VI n. 4
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Editoriale

CHI SIAMO

Dalla parte delle formiche

SALUTE
& BENESSERE

Succubi di un'abitudine

Noi cultori dell'health foods

Le vitamine dell'anima

I forzati del fitness casereccio

Letti separati, rinasce l'amore

Forno a legna con le ore contate

CONVERSAZIONI
INNOVATIVE

Vicini...vicini?

Se la vita comincia in soffitta

Due sconosciuti, un ascensore e poi...

Bancarelle a "tutto gratis"

AMBIENTE

Benessere a prova di bussola

La casa secondo un click

STILI DI VITA

Ikea, l'uomo che si fece da solo

Il piacere di dedicarsi del tempo

Masochismo che piacere

L'insolito trono

Il colore del guscio

VIVERE
CON SUCCESSO

Casa e bottega

Abitare bene per lavorare meglio

NEWS

Notizie e curiosità dal mondo della salute e del benessere

VITA IN POSITIVO

La firma d'oro del Processo

Arbitro, mestiere o vocazione

Ad ogni quadro la sua cornice

CINEMA

Cinema story

Supersize me

 




Vanno bene i blocchi del traffico, così come il divieto di fumo in tutti i locali pubblici, ma lasciateci almeno la pizza margherita. Quello che è considerato uno degli alimenti preferiti dagli italiani, infatti, corre il serio rischio di estinzione. Tutta colpa di un decreto che dal prossimo autunno impone delle regole ferree a tutti gli esercizi che dispongono di un forno a legna. Sotto accusa è l'utilizzo del carbone e della carbonella, responsabili della formazione di ossido di azoto, di carbonio e di cloro. Il decreto "incriminato", che risale al 2002, è entrato in vigore lo scorso marzo ed obbliga i pubblici esercizi destinati alla ristorazione a rispettare determinati livelli di emissione di sostanze inquinanti. Livelli che dovranno essere annotati su un apposito "libretto di impianto", come si dovrebbe fare con le caldaie domestiche. Come a dire: passate al forno elettrico che è meglio. I limiti di emissione fissati dal provvedimento variano a seconda della potenza complessiva dell'impianto e vanno da 150 a 100 milligrammi per metro cubo per l'ossido di carbonio; da 300 a 200 per l'ossido di azoto; da 30 a 20 per il carbonio; 30 i milligrammi per metro cubo per i composti inorganici del cloro sotto forma di gas o vapori. Numeri espressi in onore della cronaca ma che non cambiano la sostanza delle cose.
Se da una parte è giusto difendere qualsiasi misura che mira alla salvaguardia della salute, dall'altra non si può nascondere la critica all'eccessiva severità di un decreto che non guarda in faccia i sapori tipici e le tradizioni della nostra penisola. Ci vogliono far intendere che un'innocente pizza alla pala, cotta rigorosamente tra i mattoni, possa trasformarsi in una piccola bomba ecologica. Bene, dobbiamo essere fieri di tutte queste attenzioni per la nostra salute. I signori che ci governano ci vogliono così bene, da impedirci di gustare una bella grigliata di carne cucinata in un forno alimentato a carbone e carbonella pur di non farci respirare l'aria cattiva.
Il forno a legna sale sul banco degli imputati al pari delle automobili, delle sigarette e delle ciminiere delle industrie. L'aria diventa sempre di più irrespirabile ed è necessario quindi correre ai ripari, perché in una società che da decenni ha fatto pochissimo per arginare l'inquinamento, ora qualsiasi provvedimento restrittivo è visto come la panacea per sconfiggere il male. Poco importa se a rimetterci possa essere uno dei piatti che fa della cucina italiana la numero uno al mondo: la pizza, appunto. Se non ci sarà una deroga, dal prossimo autunno le attività che non possiedono un forno a legna "ecologico" potrebbero essere costrette a passare a quello elettrico. Assisteremo così al trionfo della tecnologia sull'artigianale. Di colpo spariranno dalle insegne di ristoranti e pizzerie le diciture che reclamizzano il particolare tipo di cottura, che rende unico il sapore della margherita o di una bella bistecca cucinata alla griglia. Il gusto sarà sacrificato sull'altare della ricerca e del laboratorio. Lo sanno anche i bambini che l'elettricità rende i sapori standardizzati, ma ci dovremo fare l'abitudine e con il tempo non ci faremo più caso. La pizzeria di Marione farà le stesse pizze di "Spizzichino" e di tutti quei locali aperti in franchising un po' ovunque. Non sarà più l'arte del pizzaiolo a fare la differenza, perché tutto sarà affidato a manopole e termometri più o meno sofisticati. L'ardore delle braci lascerà il posto alla tecnologia e all'innovazione. E del gusto che ne sarà? Non possiamo negare che il forno elettrico non garantisca una buona, uniforme e gradevole cottura. E' lo standard che ci fa sorgere qualche dubbio: quel sapore poco biscottato del prodotto "elettrico" non è paragonabile nemmeno lontanamente all'emozione di assaggiare una fetta di pane appena cotto a legna, come si faceva una volta, quando il forno sembrava una tradizione inattaccabile dai lumi del progresso.