Individui pluriomicidi sono sempre esistiti; di nuovo nel fenomeno della diffusione dei serial killer c’è l’ammirazione che essi suscitano, fino a diventare in fiction soggetti di fortunate serie cinematografiche¹, ed il superamento di tabù, come il cannibalismo molto radicati in occidente. Alla base del fenomeno c’é, secondo Madame De Loynes, predisposizione genetica tanto evidente da poter, in alcuni casi, essere dimostrata con l’analisi del Dna².

I geni dell'aggressività umana intraspecifica agiscono nella diffusione dei serial killer cosi come quelli della depressione nell'epidemia di suicidi³: si oppongono all'abnorme crescita della popolazione umana (sovrappopolazione). Alcuni recenti casi di serial killer o supposti tali⁴ riguardano individui in cui sembra mancare una particolare predisposizione genetica all’aggressività omicida, al contrario in essi sembra quasi di riscontrare un'attitudine all'altruismo.

Nell'uccidere in serie⁵ persone vecchie e/o malate serial killer agiscono come le due simpatiche vecchiette del film "Arsenico e vecchi merletti" o come in natura il predatore che, fra tante prede, sceglie le più deboli: eliminando individui dannosi per l’evoluzione della specie⁶ ed infelici per se stessi⁷. Da entrambe le prospettive il risultato è lo stesso: opporsi alla sovrappopolazione umana.