ginecologia chi siamo come contattarci
 
     Consenso informato
  Addominoplastica
  Lipoaspirazione
     Filmati Chirurgia Plastica
  Interventi Chirurgici
  Addominoplastica
  Lipoaspirazione
 
     Studio Ostetrico-Ginecologico
  Prestazioni Studio Angiulli
  Preparazione al Parto
  Chirurgia Plastica
  Laser Terapia
     Consenso Informato
  Cos'è il consenso informato?
  Scelta-Rifiuto Informato
  Isterectomia Laparotomica
     Anatomia
   Anatomia Ginecologica
     Adolescenza
   Anoressia
   Spyce Page
     Prevenzione Tumori
   Prevenzione
   Ecografia Mammaria
   Ecografia Pelvica T.V.
   Biopsia Endometriale
   Isteroscopia
     Patologie
   Cisti Ovariche
   Corpo Luteo emoraggico
   Dolore Pelvico
   Endometriosi
   Fibriomioma Uterino
   Incontinenza Urinaria
   Infezioni Genitali
   Infiammazione Pelvica
   Policistosi Ovarica
   Sanguinamento Uterino
   Patologie Uterine
   Varicocele pelvico
     Chirurgia Endoscopica
   Isteroscopia Operativa
   Laparoscopia
   Isterectomia Laparoscopica
     Chirurgia Ginecologica
   Isterectomia Laparotomica
   Imenoplastica
     Contraccezione
   IUD
   Pillola del giorno dopo
 
   Gravidanza Extrauterina
   Teratogeni Noti nell'uomo



scrivici un e-mail
Home page Ginecologia Requisitoria
 
 

Requisitoria del Pubblico Ministero Livia Locci

Il caso di Erika ed Omar: condanna al silenzio delle vittime, clamore intorno agli assassini come pagliacciate fatte solo dai vivi. I morti sono seri, ricorda la poesia di Totò (A' livella). La requisitoria del pubblico Ministero livia Locci: la prima volta in cui si da voce alle vittime. 


TORINO - Il massimo della pena. E' questo il prezzo da pagare per quel 21 febbraio nella villetta di Novi Ligure. Il magistrato Livia Locci ha letto le 76 pagine che aveva preparato in questi mesi, dentro c'erano tutti i dettagli possibili sull'orrore della della notte in cui furono trucidati Susy Cassini e suo figlio

Gianluca, che aveva 12 anni. Ha parlato per quattro ore, tre per la ricostruzione del delitto, basata sui rilievi fatti dai Carabinieri, mezz'ora a testa per definire i due ragazzi "sani di mente al momento del fatto". Poi, il magistrato ha raccolto le forze. E ha detto qual è il prezzo da pagare: vent'anni di carcere per Erika, 16 per Omar. Una mazzata, di più non si poteva chiedere (la richiesta è stata fatta tenendo conto della diminuzione di un terzo della pena dovuta al rito abbreviato, si partiva quindi da trenta e 24 anni). "Per i minorenni - ha detto Livia Locci - non c'è l'ergastolo e la condanna richiesta, pur dura, è adeguata all'età degli imputati". Non una parola in più. Durissima. Ha riconosciuto tutte le aggravanti, dalla premeditazione per entrambi gli omicidi, al rapporto di parentela, fino alla continuazione del reato di duplice omicidio con quella della simulazione. Nessun sconto per Erika, soltanto l'attenuante della minore età, mentre per Omar è stata chiesta l'applicazione delle attenuanti generiche, il premio per il suo comportamento, ritenuto più "sincero e collaborativo" in questi mesi. Erika è rimasta incredula, poi ha fatto l'unica cosa che poteva fare: piangere. "Non è giusto, non è giusto", avrebbe detto. Singhiozzi lunghi, inarrestabili anche dal padre, che è rimasto quattro ore in corridoio, fuori dall'aula, per poter abbracciare quella figlia che gli ha tolto tutto e dirle: "Fatti coraggio, devi essere forte". Dall'altra parte dell'aula, Omar si è pietrificato, dice chi c'era. Non ha avuto la forza di rimettersi a sedere, è rimasto fermo, e basta. Si è girato, ha cercato con lo sguardo i suoi genitori, ma non ha trovato nessuno. Adesso che tutto sta finendo, è tutto troppo difficile da sostenere, Maurizio Favaro e sua moglie sono rimasti a casa, non ce l'hanno fatta. E' stata dura anche per gli avvocati. "Non ce l'aspettavamo", hanno detto i legali di Omar, in silenzio quelli di Erika. Oggi tocca a loro: le arringhe puntano sull'incapacità di intendere e volere, una tesi che ieri la pm Locci ha demolito con durezza, facendo una serie di critiche "di livello metodologico" alle osservazioni dei consulenti della difesa. "Nei due ragazzi sono completamente assenti elementi patologici", ha detto il pm, che ha messo in evidenza il loro rapporto "particolarmente efficace con la realtà", escludendo che possano essere ritenuti parzialmente o totalmente infermi di mente o immaturi. Il peso di quell'orrore, ieri era tutto lì, in una piccola aula del Tribunale dei minori di Torino. Fuori, il gelo, le telecamere e i giornalisti, e dentro ancora gelo, un silenzio spaventoso mentre un magistrato minuto dalla voce gentile faceva rivivere quell'atrocità. Livia Locci ha raccontato, ha spiegato il movente "la competitività esasperata che si era ormai sviluppata tra madre e figlia all'interno della famiglia De Nardo". E' stata drastica sulla premeditazione, "evidente dai colloqui tra i ragazzi il pomeriggio del massacro e dall'acquisto del topicida", ha messo in risalto il comportamento dei due dopo la strage, Erika che incolpa gli albanesi, Omar preoccupato di disfarsi degli abiti sporchi di sangue. In mezzo, ha raccontato un orrore ormai già sentito, le perizie dei carabinieri che attribuiscono "uguale partecipazione dei due imputati" al delitto.

Omar avrebbe maggiormente infierito su Susy Cassini, Erika sul suo fratellino, "ma sempre in stretta collaborazione". Però non è stato soltanto un lungo elenco dell'orrore. Per la prima volta in questa storia, c'è stata anche della pietà. Per chi non c'è più, per chi è morto in maniera allucinante e in questi mesi è rimasto sul fondale, come in una poesia di Eugenio Montale.

 Erika, Omar, assassini, vittime innocenti, giustificazionismo, giusta pena, Livia Locci, infermità mentale, psicologi, psichiatri, limiti, regole, punizione

Livia Locci si è commossa leggendo alcuni versi del "Primo gennaio", e li ha dedicati alla madre di Erika: "So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è, se mai nessuno l'ha veduto, so che si può esistere non vivendo, con radici strappate da ogni vento...". Anche nella morte, ha detto il magistrato, questa donna è stata "oscurata" da chi le è sopravvissuta e l'ha uccisa. "Ma Susy Cassini - ha detto Livia Locci -, è morta due volte come mamma: come madre di Erika perché, essendo donna di profonda eticità che cercava di trasmettere dei valori e il suo esempio alla figlia, non è riuscita; e come madre di Gianluca, perché suo malgrado quella sera non ha potuto, nel primo istinto di una madre, proteggere il suo cucciolo". E mentre il magistrato pronunciava queste parole, in aula c'era soltanto silenzio.


Commenta..........

Archivio News
 
 
torna su
  Ginecologia: [ Madame De Loynes | Filmati | Musica | Adolescenza | Medicina Legale | La notizia della settimana ]

Powered by HWS

Ultimo aggiornamento 21/10/2002

Copyright ©2001-2006 Madame De Loynes S.R.L. - P.IVA 06893051000 - È vietata la riproduzione e l'uso totale o parziale di queste pagine