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Inchieste

L'intervista
2 - Elettrosmog: Radio Anch'Io - 29.11.00

Nuoce gravemente alla salute è la scritta che comparirà sui cellulari in Inghilterra. Il mondo scientifico è diviso sui danni alla salute: il pericolo è ancora da dimostrare e non si conoscono tutti gli effetti. Ci sono comunque precauzioni da adottare?

A cura di Andrea Vianello

Saluto altri ospiti, che sono in linea con noi. A cominciare dal professore Livio Giuliani, che è direttore dell'Istituto Superiore della Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro di Venezia. Buongiorno, professor Giuliani. Fisico, come Highland, da 15 anni se non mi sbaglio si occupa proprio di studiare e verificare gli effetti tra onde elettromagnetiche e salute. Che effetto le fanno le parole del ricercatore inglese?

Con Gerald ci siamo incontrati a Roccaraso all'inizio dell'anno. Già allora stilammo e firmammo assieme ad altri ricercatori una raccomandazione che invitava ad adottare valori più bassi di esposizione come limiti in Italia e negli altri Paesi.

Poi parleremo di quelli che sono attualmente i limiti più o meno consentiti. Vedremo, non c'è ancora una legge specifica. Le voglio chiedere, professor Giuliani, proprio ieri il nostro ministro della Sanità Veronesi, che è anche uno dei più grandi oncologi italiani, ha definito "bizzarra" la ricerca inglese, un errore credere che l'esposizione da telefonino faccia male. C'è un pò di contraddizione, non riusciamo più a capire bene a chi credere. Lei come commenta le parole del ministro?

Io noto che il ministro Veronesi ha in qualche modo cambiato indirizzo rispetto al ministro Bindi, che aveva adottato un principio di precauzione e di cautela. Il ministro Bindi mandò me e il professor Oleari, come esperti, all'Unione Europea, dove noi sostenemmo una posizione diversa da quella della maggioranza dei Paesi che hanno stabilito limiti molto elevati, intorno ai 40-50 volt/metro, mentre in Italia, con il ministro Bindi e il ministero dell'Ambiente e delle Telecomunicazioni è stato posto un limite di esposizione delle persone del valore di 6 volt/metro. Quindi, molto più basso.

Ma in Europa noi dovemmo esprimere la posizione italiana, avversa a quella europea, che addirittura per i telefonini stabilisce un limite venticinque volte più alto di quello stabilito per l'esposizione normale.

Quindi noi, nonostante una carenza legislativa, siamo quelli che ad ogni modo maggiormente puntiamo attenzione sull'argomento e cerchiamo di mantenere dei limiti restrittivi. Le voglio chiedere, professor Giuliani: uno studio italiano sulle conseguenze dirette dell'uso del telefonino si doveva fare o si è già iniziato in collaborazione con la Fondazione Oncologica Ramazzini. Che cosa ci può dire?

C'è stata una proposta di ricerca coordinata da me e con la partecipazione del professor Maltoni e di alcuni ricercatori del Cnr. Debbo dire che il ministero della Sanità ha dato un finanziamento di duecento milioni sui due miliardi previsti. E questi duecento milioni non sono ancora disponibili per ragioni burocratiche. Il ministero dell'Ambiente ha promesso invece un finanziamento più consistente. D'altra parte si tratta di una sperimentazione su vasta scala con dei ratti, senza la quale difficilmente si potrà se effettivamente esiste un nesso causale tra esposizione e possibile insorgenza o promozione tumorale.

Nella ricerca, infatti, un ampio campione di topolini verrebbe messo sotto emissione di onde elettromagnetiche, per capire quali sono le conseguenze sul loro ciclo vitale.

Esiste un precedente, però è stato fatto dagli australiani su ratti geneticamente modificati con un gene idoneo ad ammalarsi per linfoma. Ora, sono stati esposti i ratti che avevano questa caratteristica alle radiazioni Gsm e altri ratti con le stesse caratteristiche, dello stesso ceppo, non sono stati esposti. Dopo 18 mesi di esposizione, mezz'ora la mattina, mezz'ora la sera, sono emersi valori abbastanza significativi, pari a quelli che si possono avere con un'espos'izione prolungata vicino al telefonino. I ratti esposti hanno dimostrato un'incidenza di linfoma 2,4 volte superiore a quelli non esposti.

Ecco, questo non è conclusivo, perché i ratti erano "artificiali". Però a me e ad altri sembra sufficiente per assumere misure di cautela, in conformità al principio di precauzione previsto dal Trattato Costitutivo dell'Unione Europea.

Il principio di precauzione adottato anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Allora saluto Roberto Bertollini, che è direttore del Centro Europeo Ambiente e Salute dell'Oms. Io non le chiedo un parere sulla ricerca inglese. Va detto che più volte si sono ottenuti risultati contrapposti. È un argomento che dà luogo a un dibattito fatto di tante ombre e di poche certezze. Ribadiamo: la posizione dell'Oms può essere definita quella della cautela? Non si sa ancora bene cosa facciano queste onde e questi telefonini, non c'è nessuna prova che facciano qualcosa di male, soprattutto che possano essere un fattore tumorale, però bisogna aver giudizio.

La ringrazio per non chiedermi un commento, perché come lei sottolineava, un singolo studio, anche fatto con la massima accortezza, non consente conclusioni. Peraltro, lo diceva anche il professor Giuliani poco fa, l'Oms suggerisce un atteggiamento di precauzione, soprattutto per tener conto delle preoccupazioni della popolazione su questo argomento. Atteggiamento di precauzione che deve essere adottato da tutte le parti coinvolte. Dalle industrie produttrici, alle autorità di regolamentazione e di governo, agli individui che usano il telefonino.

Si concretizza in un uso accorto di questo mezzo di comunicazione, nell'allontanamento dalla testa, nell'uso di auricolari e di apparecchiature che consentano di non avvicinare troppo l'apparecchio al cervello. Non farlo usare ai bambini, anche per le considerazioni fatte poc'anzi. Da parte delle industrie produttrici, informare adeguatamente sulle emissioni delle apparecchiature. Da parte delle autorità di regolamentazione e di governo, avere soprattutto una particolare accortezza nel porre dei limiti nelle situazioni specifiche.

Lei dunque sarebbe favorevole all'etichetta, un po' come gli inglesi? O è un discorso troppo allarmistico?

Guardi, mi sembra che anche gli inglesi stiano valutando cosa scrivere su questa etichetta e non siano molto d'accordo tra di loro. Francamente, scrivere su un'etichetta da mettere sui telefonini la stessa cosa che si scrive sui pacchetti di sigarette mi sembrerebbe un pò troppo.

(5 marzo 2001)

 


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