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Inchieste

Elettrosmog: quale futuro per i telefoni cellulari?

Nocive o meno le emissioni elettromagnetiche dei cellulari sono ormai una realtà. Mentre la scienza cerca ancora una risposta univoca, i processi intentati contro le grandi aziende produttrici di telefoni cellulari si moltiplicano

di Antonio Leonardi

Una selva di antenne per telecomunicazioni

Le antenne dei telefoni cellulari. La notizia è trapelata qualche settimana fa: un team di ricercatori irlandesi dell'Electronic Research Group (una divisione della società statunitense Life Energy & Technology Holdings) ha messo a punto un dispositivo che potrebbe sostituire le antenne dei telefoni cellulari. Il nuovo sistema sarebbe in grado di ridurre dell'80 per cento l'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche.

Si tratta di una sorta di griglia flessibile che può adattarsi a qualsiasi forma, come il retro di un telefonino, il tetto di un'automobile o il muro di una stanza, già sperimentata dalla marina russa per proteggere le trasmissioni radio dalle interferenze elettromagnetiche naturali.

Risultati da confermare. Se i risultati irlandesi verranno confermati, le centinaia di milioni di persone che ogni giorno usano il cellulare in tutto il mondo potranno tranquillizzarsi rispetto ai possibili rischi da esposizione ai campi elettromagnetici. Ma soprattutto potranno tirare un grosso sospiro di sollievo i colossi dell'elettronica che producono cellulari.

Lo Specific Absorption Rate (Sar). Da qualche tempo a questa parte, gli allarmi sui possibili rischi legati all'uso del telefonino si sono fatti vieppiù frequenti e insistenti. Entro quest'anno, per esempio, chi acquisterà un cellulare negli Usa troverà ben indicato sulla confezione il Sar (Specific Absorption Rate), cioè il livello di onde elettromagnetiche emesso dall'apparecchio. L'iniziativa, limitata per ora al mercato d'oltreoceano, ma che potrebbe essere estesa anche all'Europa, viene da Nokia, Ericsson e Motorola (ovvero i maggiori produttori mondiali di telefonini), d'intesa con la Food and Drug Administration, l'agenzia che tutela la salute dei cittadini americani.

I rischi per i più giovani. Ancora. A settembre, una circolare del ministero dell'educazione britannico avvertiva le scuole di ogni ordine e grado dei potenziali rischi legati all'uso dei cellulari da parte dei giovani e sconsigliava l'uso di questi apparecchi ai ragazzi di meno di 16 anni.

Le denunce. Ma a far tremare davvero l'industria del telefonino sono le vertenze per risarcimento danni che fioccano sempre più copiose da parte di malati di tumore che attribuiscono al cellulare l'origine del loro male. Il primo è stato Chris Newman, quarantunenne neurologo del Maryland, colpito da un tumore al cervello, che ha chiesto un risarcimento di 100 milioni di dollari e una multa da 700 per le aziende coinvolte. Dopo di lui è sceso in pista Peter Angelos, superavvocato noto soprattutto per aver scucito risarcimenti per 4,2 miliardi alle industrie del tabacco. Angelos ha già pronte una raffica di cause contro la Verizon Wireless, il maggiore gestore di telefonia mobile negli Usa, nata da una joint venture tra Vodafone e Bell Atlantic.

Le onde sono ovunque. Il problema è che rinunciare al telefonino per scansarne i possibili rischi, non mette del tutto al riparo dalla eventuale pericolosità dei campi elettromagnetici. Con la diffusione capillare degli apparecchi elettrici questi campi a bassa frequenza sono ormai un invisibile ma onnipresente mare in cui nuotiamo in permanenza. Le reti di distribuzione della corrente, quelle ad alta tensione così come quelle di casa, generano campi elettromagnetici. Cui vanno aggiunti quelli provenienti da qualsiasi apparecchio dotato di un motore elettrico, un trasformatore o anche una semplice resistenza. La lista è lunghissima: frigoriferi, rasoi elettrici, televisori, forni, lavatrici. E nulla ci dice che l'evoluzione ci abbia dotato dei mezzi per difenderci da questo bagno elettromagnetico cui siamo sottoposti da appena qualche decina di anni. E dunque: si tratta di una "nuotata" pericolosa?

Le risposte della scienza. Su questo punto la scienza non può ancora fornire risposte certe e definitive. La situazione si potrebbe riassumere così: non esiste una prova inconfutabile della pericolosità dei campi elettromagnetici a bassa frequenza, ma non esiste neppure una prova certa della loro innocuità. Gli studi per dirimere la questione sono numerosi, ma finora è mancato un elemento fondamentale nell'acquisizione di un risultato scientifico certo: la possibilità di riprodurre i risultati e far emergere un rapporto di causa-effetto preciso tra l'esposizione a campi elettromagnetici e l'insorgenza di patologie particolari. Insomma, mancano le conferme. Qual è il meccanismo preciso attraverso cui le onde danneggerebbero le nostre cellule?

Il meccanismo d'azione. Ogni onda elettromagnetica trasporta una certa quantità di energia, che aumenta man mano che la frequenza dell'onda cresce. Alcune radiazioni, come per esempio i raggi X o i gamma, hanno abbastanza energia da spezzare i legami chimici delle molecole all'interno delle nostre cellule. Sono le cosiddette radiazioni ionizzanti e se alterano la struttura di qualche molecola chiave, per esempio il Dna delle cellule, possono portare a malattie letali come i tumori. Ma le onde elettromagnetiche generate dagli apparecchi elettrici non hanno affatto energia sufficiente a rompere legami chimici. In seguito all'esposizione a queste onde vengono sì osservate modificazioni nella fisiologia delle cellule, ma è assai difficile stabilire se e quali tra esse siano responsabili di eventuali patologie e quali rappresentino invece solo effetti temporanei.

I progetti in corso. Dunque bisogna approfondire gli studi. La International Agency for Research on Cancer (Iarc) ha avviato uno studio che coinvolgerà 14 paesi per accertare i rischi legati all'uso del telefonino. La parte italiana del progetto sarà coordinata da Susanna Lagorio, dell'Istituto superiore di sanità. Nei prossimi quattro anni verranno analizzati oltre tremila casi di pazienti affetti da vari tipi di tumore al cervello. Tramite questionari dettagliati si cercherà di stabilire come e quanto queste persone abbiano usato il cellulare e se esso possa aver favorito l'insorgenza del tumore. Inoltre, si studierà un gruppo di un centinaio di volontari che utilizzeranno telefonini particolari dotati di dispositivi per misurare con precisione i livelli di radiazione ricevuti ed emessi.

(5 marzo 2001)


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