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Inchieste

L'intervista
Elettrosmog: la situazione italiana

L'Italia ha la migliore legge europea contro l'elettrosmog, ma rischia di rimanere una legge manifesto. Il parere di Guido Santonocito.

Foto di Guido Santonocito
Biografia di Guido Santonocito
Che cosa differenzia le emissioni delle antenne dalle emissioni dalle reti elettriche ad alta tensione? Facciamo un esempio: chi abita vicino ad una stazione ferroviaria, oppure vicino ad una linea ferroviaria, deve temere qualcosa dalle emissioni ad alta tensione?

Le emissioni in bassa frequenza 50 Hz derivano da elettrodotti di alta media e bassa tensione, dalle cabine elettriche, dagli elettrodomestici alimentati con la corrente di rete. L'esposizione a livelli di campo magnetico superiori a 0,2 microtesla rappresenta un possibile rischio cancerogeno. In particolare è stato osservato da parte di vari studiosi internazionali censiti dal nostro Istituto Superiore di Sanità nei rapporti Istisan del 1995 e del 1998, che vi è un incremento delle leucemie infantili da 2 a 4 volte rispetto alla normale incidenza della malattia sulla popolazione.

Qual è la differenza tra onde a bassa e ad alta frequenza?

La differenza è data dalla frequenza e dal fatto che mentre nel trasporto dell'energia elettrica l'inquinamento elettromagnetico deriva da una conseguenza che potremmo definire indesiderata, alle alte frequenze le onde elettromagnetiche rappresentano il mezzo per trasportare le informazioni destinate alle radio alle televisioni ed ai telefonini. In entrambi i casi vi possono essere degli abitanti o dei lavoratori esposti a livelli di inquinamento elettromagnetico che secondo alcuni esperti potrebbero essere conseguenza di malattie anche gravi con una incidenza derivante dalla perdurante esposizione (molti anni) a livelli elevati di inquinamento.

Possiamo fare il punto del dibattito legislativo e politico sull' elettrosmog?

Grazie ad una intensa attività pressione sulle istituzioni da parte associazioni ambientaliste e di cittadini spesso organizzati in comitati, l'Italia ha recentemente affiancato al record negativo di essere il paese al mondo con maggiore inquinamento elettromagnetico (valga come esempio il dato che sono in Italia ci sono 60.000 antenne radio-tv, contro le 12.000 negli interi Stati Uniti) quello di essere il paese con la migliore normativa, la legge quadro approvata il 14/2/2001.

Vi dichiarate soddisfatti della nuova legge italiana sull'elettrosmog?

Vi è senza dubbio soddisfazione per questa legge, anche se si è in attesa dei decreti di attuazione e vi è forte preoccupazione circa la realizzazione concreta dei dispositivi normativi, stante anche il fatto che le sanzioni previste riguardano multe fino a 600 milioni senza prevedere specifiche fattispecie penali in caso di perdurante violazione di legge.

Quali sono i punti deboli e i punti di forza della legislazione italiana sull' elettrosmog?

I punti forti della legge riguardano il principio di precauzione, rafforzato dal principio di minimizzazione. Questo principio renderà necessario giustificare, da parte delle industrie, l'installazione di determinati apparati che dovranno essere collocati in modo tale da avere il minor impatto possibile sull'ambiente, sia dal punto di vista elettromagnetico che ambientale. La valutazione di impatto ambientale è una procedura obbligatoria per tutti gli impianti.

Esistono differenze rilevanti con le altre legislazioni europee?

L'Italia ha la migliore normativa. Comunque sulla stessa linea è la legislazione della Svizzera, della Russia e della Cina.

State lavorando per raccogliere dati precisi sugli effetti dell' elettrosmog sulla salute umana?

Il Wwf sta completando una ricerca sul tema in collaborazione con il Cnr e l' Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl). La ricerca è finanziata anche dal Mi'nistero della Sanità. Gli studi internazionali pubblicati a partire dal 1979 sono disponibili sul sito internet del Wwf (www. elettrosmog.org).

Medici e scienziati rispondono sistematicamente che la ricerca non è in grado di definire con certezza la dimensione del problema. A quali dati fa riferimento il Wwf? In che cosa si discostano dai dati cui fanno riferimento gli scienziati?

Esistono numerosi studi sulla materia anche fortemente contraddittori e ciò rappresenta un elemento di maggiore preoccupazione. L'Organismo mondiale della sanità (Oms), ad esempio, dopo aver individuato negli anni '90 il problema elettrosmog, come una delle emergenze che avrebbero afflitto gli uomini del 2000, ha parzialmente fatto un passo indietro, ritenendo più utile attendere l'esito delle ricerche (previsto per il 2003), prima di esprimere giudizi definitivi.

La nuova normativa recepisce dei parametri di sicurezza che ritenete accettabili?

Si, se i decreti attuativi rispetteranno i valori che abbiamo visto nelle bozze degli stessi già esistenti.

Chi si occuperà di fare le verifiche dei siti a rischio?

I sindaci sono i primi responsabili della salute dei cittadini e quindi dovranno vigilare; alle regioni spetteranno i compiti di fissare attraverso leggi gli obiettivi di qualità riferibili agli standard urbanistici, cioè ad una corretta gestione del territorio che riguarderà i piani regolatori.

Con quali tempi potrà essere avviato il risanamento?

Entro due anni per gli impianti radio-tv e entro il 2004 e il 2008 per gli elettrodotti, secondo il grado di gravità.

Esiste adesso una mappa dei siti non a norma. Voi del Wwf pensate che questa mappa debba essere ampliata, includendo anche altre zone a rischio?

Esiste una mappa del ministero dell'Ambiente, ma a nostro avviso non è completa.

Che cosa può fare un cittadino per sapere se la zona in cui abita è a rischio?

Prima di tutto guardarsi intorno distinguendo i grossi impianti radio-TV e i mega elettrodotti dalle stazioni radio-base per telefonia e i piccoli elettrodotti. La distanza degli impianti deve essere tanto maggiore quanto più potente è l'impianto. Per le antenne della telefonia in genere 40/50 metri possono essere sufficienti o anche meno, se si è su una altitudine inferiore rispetto all'emittente. Se vi sono dubbi vale la pena richiedere la documentazione di autorizzazione dell'impianto ai gestori, ai sensi della 241/90 e del diritto all'informazione in materia di ambiente. Il WWF attraverso il suo sito è disponibile per dare informazioni e consigli.

(7 marzo 2001)

 


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