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Inchieste

L'intervista
1 - Elettrosmog: intervista a Gaetano Benedetto, Wwf (1997)

Dalla Biblioteca digitale di MediaMente Rai Educational

Foto di Gaetano Benedetto, a mezzo busto con una libreria sullo sfondo
Biografia di Gaetano Benedetto
In cosa consiste, esattamente, l'inquinamento elettromagnetico?

Quando si parla di inquinamento, generalmente ci si riferisce a sostanze già presenti in natura che, però, a causa dell'attività dell'uomo, aumentano sino ad alterare completamente tutti gli equilibri naturali. Mi spiego con un esempio che tutti comprendono: quando parliamo di inquinamento nelle città ci riferiamo alla presenza di anidride carbonica; l'anidride carbonica esiste in natura, soltanto che l'uomo ne produce in eccesso! L'elettricità è uno degli elementi che esiste in natura e che, dal dopoguerra in avanti, è fortemente aumentata sul nostro pianeta a causa, soprattutto, degli elettrodotti e degli impianti di trasmissione radio e televisiva.

Quali sono i danni fisici, per l'uomo, che provoca l'esposizione ad un campo elettromagnetico?

Bisognerebbe partire dal fatto che l'uomo è una macchina elettrochimica e, in quanto tale, è in equilibrio con un certo tipo di magnetismo, di elettricità esistente nel pianeta; a causa delle nuove scoperte tecnologiche, però, questa macchina elettrochimica che si è adattata nel corso dei millenni, oggi si trova esposta a ben altra elettricità, che viene emessa dai campi elettromagnetici, dai tralicci di trasmissione elettrica; ciò, se si considerano le basse frequenze che provengono dagli impianti di trasmissione radio e televisiva. In questo caso si parla, come conseguenze, soprattutto di problemi tumorali e di leucemia.

Molte ricerche svolte in Danimarca, in Svezia, negli Stati Uniti, dimostrano che l'incidenza di rischio che si riscontra per le basse frequenze, si potrebbe avere anche per le alte frequenze. Il problema è che abbiamo a che fare con malattie che si sono attestate nel corso di decenni, ed è perciò difficile riuscire a capire oggi quello che può succedere da qui a dieci anni. Quando si incominciò a sospettare che l'amianto fosse cancerogeno era oltre venti anni fa; dunque, ci sono voluti venti anni per mettere al bando l'amianto!

Come si possono eliminare i campi elettromagnetici eventualmente dannosi?

La questione è un poco complicata. Sicuramente si possono togliere i campi elettromagnetici derivanti dagli elettrodotti a bassa e media frequenza, che potrebbero essere interrati. Un po' più difficile, invece, è intervenire sulle antenne, sia televisive che radiofoniche; sarebbe importante concentrarle, tenendole tutte assieme, non disperdendole; più difficile ancora è intervenire sulla telefonia cellulare per come oggi è strutturata: bisognerebbe evitare, quantomeno, che le antenne venissero messe su palazzi di persone particolarmente esposte, come ad esempio nelle scuole o in palazzi in vicinanza delle scuole.

Ma esistono anche campi elettromagnetici forse meno pesanti, che, però, sommati a questi altri che ho elencato, possono dare dei problemi; penso, ad esempio, ai campi elettromagnetici che derivano dagli elettrodomestici che tutti noi abbiamo in casa: bisognerebbe tentare di avere meno elettrodomestici possibile nelle stanze in cui maggiormente viviamo.

E' possibile riadattare impianti elettrici già esistenti per ridurne l'impatto ambientale?

E' possibile riadattare gli impianti elettrici già esistenti, tentando di schermarli il più possibile; abbiamo detto prima che, nel caso degli elettrodotti, basterebbe interrarli; oggi esistono tecnologie per cui gli impianti possono essere ben schermati, e l'inquinamento trasmesso sull'uomo verrebbe fortemente ridotto.

E' sicuramente possibile interrare gli impianti a bassa e media tensione ed è altresì possibile spostare ad una distanza maggiore dalle abitazioni gli impianti esistenti; il problema principale è la vicinanza dai centri abitati. Noi abbiamo a che fare con una legge - un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del 1992- che consente una distanza sino a 32 metri dall'abitazione. Noi riteniamo che questa legge sia inadeguata poiché tale distanza è inadeguata.

Il Wwf si sta molto logorando affinché venga emessa una normativa particolare che consideri tutte queste forme di inquinamento, obbligando, quindi, il rispetto delle distanze dai centri abitati; per quanto riguarda le linee di alta tensione la distanza da mantenere è di almeno 150 metri lontano dalle abitazioni; inoltre, l'autorità pubblica non dovrebbe accettare di collocare queste antenne sugli edifici pubblici o sugli edifici frequentati da personale esposto; la legge dovrebbe, inoltre, obbligare le televisioni a consorziarsi per fare in modo che tutte le antenne siano su un unico traliccio e non siano, quindi, disperse su una collina, come attualmente vediamo sulle colline prospicienti alle nostre città.

Abbiamo bisogno di una normativa che obblighi, infine, la valutazione dell'impatto ambientale per qualunque tipo di elettrodotto venga costruito, anche piccolo; e a tale proposito, che obblighi anche le Regioni, non soltanto lo Stato, a fare delle valutazioni e, soprattutto, a dare informazioni concrete alla popolazione sui rischi, emettendo anche alcune regole cautelative rispetto a questo problema.

(5 marzo 2001)

 


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