Il DAP è caratterizzato dall'improvviso verificarsi di un senso di paura senza alcun motivo particolare o apparente, durante il normale svolgimento delle attività quotidiane.
La maggior parte degli attacchi di panico raggiunge la massima intensità entro 10 minuti ed i sintomi sono caratterizzati da iperventilazione, tremori, movimenti oscillatori,sensazione di caldo o di freddo, sudorazione profusa, nausea, palpitazioni, dolori al petto.
Alcuni presentano il fenomeno della depersonalizzazione ossia hanno la sensazione di trovarsi all'esterno del proprio corpo e di guardarsi dall'alto. Altri hanno invece la sensazione che il proprio corpo sia irreale, in questo caso si parla di derealizzazione.
Ogni attacco può provocare una preoccupazione sempre maggiore, chiamata ansia anticipatoria che può aumentare fino a colmare le ore o le giornate che separano un attacco da un altro.
Circa 1/3 dei giovani adulti ha almeno un attacco di panico tra 15 ed i 35 anni e, secondo il DSM IV dall'1.5 al 3.5 % della popolazione mondiale sviluppa un disturbo da attacchi di panico nel corso della propria vita.
Sembra esserci una causa biologica a tutto ciò: trigger difettoso della parte del cervello che normalmente scatena la reazione di difesa allo stress o fuga: durante un attacco di panico il cervello segnala un pericolo che nella realtà non c'è. Esiste inoltre una predisposizione genetica e quindi familiarità per questo disturbo.
Il DAP si sviluppa e si aggrava gradualmente: inizialmente l'attacco o gli attacchi possono verificarsi improvvisamente, successivamente possono invece manifestarsi subito prima o subito dopo l'incontro con una persona, con un oggetto o con una situazione che determina ansia.
Con l'accrescersi dell'ansia anticipatoria molte persone preferiscono evitare i luoghi le situazioni in cui si sono manifestati precedenti attacchi sviluppando agorafobia, nonostante essi non sappiano bene di cosa abbiano paura: l'importante è evitare l'attacco.
Un esempio:
Inizialmente questi soggetti possono svolgere normalmente la loro attività quotidiana, se gli attacchi proseguono, tuttavia, si assisterà ad una graduale eliminazione della propria vita di relazione e lavorativa fino alla totale inabilità.
Immaginiamo una giovane donna che non ha mai sofferto di ansia in passato che un giorno, d'improvviso, senza nessun segno premonitore, in una situazione di assoluta apparente normalità viva questo episodio.
In un momento qualsiasi e in un posto qualsiasi di una giornata qualsiasi ha, d'improvviso la sensazione di essere prossima alla sua morte. Senza ragione viene assalita da giramenti di tasta, dolori di stomaco, oppressione del respiro, tremori a tutto il corpo, brividi, nausea: una tempesta neuro vegetativa dalla quale teme che non uscirà mai e che per quanto duri pochi minuti sembra eterna.
Questa persona al termine dell'attacco di panico cerca un sollievo da chiunque glielo possa dare: spiegandole cosa è successo, rassicurandola, dandole una pacca sulla spalla, dandole un farmaco o un consiglio che ridimensioni il terrore assoluto provato. La storia se non interviene intelligente e una terapia adatta, dura per tempi infiniti.
La prima preoccupazione sarà quella d'individuare la malattia fisica di cui soffre, e sarà senza risposta con il rischio di diventare ipocondriaci; la seconda sarà quella di mettere, inutilmente tra sé e il panico una distanza di sicurezza.
Per questo comincerà ad "evitare" cioè a non fare tante piccole grandi cose della vita quotidiana con la scusa che potrebbero farla stare male. Alla fine gli evitante rimarrà solo la segreta aspettativa, mai corrisposta , che starsene chiusi dentro casa per il resto della vita, le eviterà gli attacchi.
La terza preoccupazione è quella di mantenere sempre un elevato livello di ansia anticipatoria, quella condizione fittizia di poter interferire, mantenendo un elevato livello di paura di avere paura con il decorso della malattia.
|