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Inchieste

L'intervista
3 - Elettrosmog: intervista a Gaetano Benedetto, Wwf (1997)

Dalla Biblioteca digitale di MediaMente Rai Educational

Parliamo dei danni di un prolungato lavoro davanti allo schermo del computer. Quali sono e come ci si può difendere?

I danni che provoca la prolungata esposizione al computer sono gli stessi di cui abbiamo parlato a proposito dell'inquinamento; la legge cosiddetta "626" stabilisce una serie di criteri cautelativi, come il numero di ore massime che un operatore può trascorrere davanti allo schermo, o la distanza minima che deve essere rispettata.

E' vero che un tipo di professione che necessita delle nuove tecnologie implica una maggiore esposizione a questa nuova forma di inquinamento, ma è altrettanto vero che oggi tutti i datori di lavoro sono obbligati, da una normativa dello stato, a preservare la salute del lavoratore con dei tempi di esposizione, con delle modalità di lavoro che mantengano entro certi limiti i rischi ai quali essi sono sottoposti.

Quando io ero bambino si diceva che faceva male stare troppo tempo davanti al televisore. Oggi non si dice più! Qual è la verità?

L'affermazione, naturalmente, è valida oggi come lo era allora, e non solo rispetto alla televisione, ma anche al forno a microonde, e a tutto quel sistema di elettrodomestici da cui noi, oggi, siamo circondati.

Alcune forme precauzionali sarebbero utili e sono esattamente quelle di allora: vedere la televisione lontani, utilizzare il computer almeno a un metro di distanza, e così via. Le nostre mamme facevano bene a imporci delle regole comportamentali rispetto all'uso delle tecnologie del passato, e dovremmo imparare a fare altrettanto, con pari rigore, nei confronti dei nostri figli, ed anche nei confronti di noi stessi.

Quanti di noi dormono in una camera con la televisione? Dovremmo stare il meno possibile in ambienti con capacità di trasmissione elettromagnetica, evitando quelli che contengono molti elettrodomestici.

I computer invecchiano sempre più rapidamente e sono sostituiti da nuovi modelli; ciò provoca un impatto ambientale? Come difendersi, eventualmente?

Attualmente non c'è una normativa specifica sullo smaltimento dei computer, sul loro riciclaggio; probabilmente bisognerà provvedere ed è possibile mettere in pratica un provvedimento andando ad applicare il cosiddetto "decreto Ronchi", che prevede una serie di formule per il riciclaggio e per la raccolta differenziata.

Sicuramente si tratta di un materiale che dovrebbe andare in discariche speciali, non dovrebbe essere ammassato tra i rottami normali e finire nelle discariche comuni.

Può darci dei consigli pratici rispetto a tutto ciò di cui abbiamo parlato?

Sulla nostra rivista "Panda" abbiamo pubblicato un decalogo che offre alcuni consigli pratici, come, ad esempio, guardare la televisione o il monitor dei computer ad almeno un metro di distanza; le televisioni grandi vanno viste, invece, a ben altra distanza; non coprirsi con coperte elettriche con la spina inserita, specialmente durante il periodo di gravidanza; e poi, ancora, non tenere la radiosveglia e le segreterie telefoniche oppure altri apparecchi alimentati elettricamente sul comodino, perché è stradocumentato che questi possono dare dei mal di testa.

Non stazionare a lungo davanti, o nei pressi dei forni a microonde, oppure di lavastoviglie, lavatrici, o altri elettrodomestici mentre sono in funzione; cercare di non abitare a meno di 50 metri da elettrodotti a media tensione, o a meno di 150 metri da elettrodotti ad alta tensione, specialmente se si hanno dei bambini, o, comunque, se si è in condizioni precarie di salute, o se si è persone anziane. Utilizzare i telefoni cellulari il meno possibile, sempre con l'antennina aperta, cioè alzata; evitare che sul proprio palazzo vengano installati impianti di trasmissione di qualunque tipo.

Come vedete si tratta solo di consigli intelligenti, di buon senso; tuttavia, noi stiamo tentando di far sì che questo buon senso diventi legge. Esiste già un decreto recentemente approvato dal Parlamento che non solo prevede la distanza minima di sicurezza dai centri abitati per gli elettrodotti, per le antenne televisive, radio e quant'altro, ma anche l'obbligo, ad esempio, per i produttori di apparecchi e di elettrodomestici, di dire al consumatore a che distanza deve stare quando questi apparecchi sono in funzione.

Se riusciremo a mettere insieme tutte queste iniziative, probabilmente avremo una vita meno inquinata dai campi elettromagnetici.

 


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