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LIVIA TURCO (Democratici di Sinistra) - Intervento del 29 marzo 2006


1. RAPPRESENTANZA
In che modo è possibile garantire una presenza reale delle donne nelle istituzioni? E'necessario intervenire con misure specifiche e quali?

Dopo tanti anni di militanza politica e di impegno istituzionale mi piacerebbe poter rispondere che le donne non hanno bisogno di garanzie, perché sono protagoniste della vita politica e istituzionale del nostro Paese, anche grazie alla modifica dell’art. 51 della costituzione. Purtroppo sono costretta a dire che non è così. Pensiamo alla sceneggiata ingaggiata dalla destra in parlamento sulle “quote rosa”, pensiamo alla odierna composizione delle liste elettorali: sono due esempi eclatanti della fatica che le donne fanno per entrare a pieno titolo nella vita politica e istituzionale del Paese. Dico però con orgoglio che i democratici di sinistra sono riusciti a garantire una presenza dignitosa delle donne nelle proprie liste e sono certa che il prossimo governo dell’Unione, come ha promesso lo stesso Prodi, sarà caratterizzato da una forte e qualificata presenza femminile.
D’altro canto è necessario avere una visione pragmatica della situazione ed essere consapevoli che non c’è una bacchetta magica, ma tanti fronti sui cui agire. Intanto l’alleanza tra donne in cui credo moltissimo. Credo poi sia importante che le donne abbiano più fiducia in se stesse, che mettano in campo la loro autorevolezza, che si sentano meno secondarie, che siano più fiduciose nella loro forza politica. Una fiducia che le porti a candidarsi anche alle più alte cariche dello Stato e ai vertici dei partiti.

2) PARI OPPORTUNITA'
Le politiche di pari opportunità possono interagire proficuamente con la politica tout court e come?
L’apporto delle donne deve essere trasversale e per questo è opportuno che si sviluppino ovunque politiche di pari opportunità. Credo che le donne debbano occuparsi di tutto, perché in ogni campo è utile un approccio femminile ai problemi: la sensibilità, la concretezza, l’amorevolezza.
Io a volte parlo di una ‘politica materna’ cioè della politica della presa in carico e della cura delle relazioni, che sia in grado di evitare gli strappi e di operare dei veri e propri “rammendi sociali”.


3) FAMIGLIE E LAVORO
Donne e lavoro, un binomio da sostenere... Quali politiche familiari sono necessarie perchè le donne possano raggiungere una effettiva conciliazione di tempi di vita e di lavoro?
L'idea di famiglia si sta allargando a comprendere nuove soggettività, come riconoscerle e valorizzarle?

Il problema del lavoro non può essere disgiunto da quello della famiglia. La disoccupazione femminile continua ad essere uno dei problemi più gravi di discriminazione esistenti nel nostro paese. In questi ultimi anni il dato si è ulteriormente aggravato, come evidenziano anche i recenti dati Istat sulla disoccupazione, in particolare nelle regioni del Sud, dove si assiste addirittura al fenomeno della rinuncia alla ricerca del posto di lavoro perché si è persa la speranza di trovarlo.
Oggi più che mai è necessario avviare una politica per la buona e piena occupazione femminile, adeguare i salari delle donne a quelli degli uomini, applicare e migliorare la legge sui congedi parentali, coinvolgendo i padri nell’educazione dei figli, creare quella rete di servizi a sostegno della maternità e della famiglia che consentano alla donna di non abbandonare il posto di lavoro e di poter conciliare al meglio il lavoro con la famiglia.
Questo nostro tempo, questo nostro mondo con le sue ansie, fragilità, solitudini e disuguaglianze non ha bisogno di una famiglia biologica che si chiuda in se stessa ma ha bisogno di una “famiglia allargata” dove la capacità di amore, di dono, di cura e di apertura siano il cemento.
A questo proposito voglio sottolineare che nel programma dell’Unione sono presenti una cultura e una trama di valori ben sintetizzata in questa espressione ‘sosteniamo il diritto di ogni persona a scegliere il proprio percorso di vita e il ruolo della famiglia come luogo di esercizio della solidarietà intergenerazionale, della cura e della tutela del benessere dei figli e degli affetti”. Dunque non la contrapposizione tanto cara alla destra tra diritti individuali e famiglia, ma la concezione della famiglia come luogo di costruzione di legami sociali, di assunzione di responsabilità tra generazione, di formazione e crescita delle persone.

5) VIOLENZA
Da un punto di vista legislativo ritiene sia stato fatto abbastanza contro la violenza oppure è ancora necessario intervenire e in che modo? Cosa si può fare a livello di prevenzione?

Penso che il nostro Paese abbia una legislazione adeguatamente severa ed avanzata contro la violenza sessuale. Il salto di qualità è stato fatto nel 1996 con la legge che ha riconosciuto il reato di violenza sessuale come reato contro la persona e non più contro la morale pubblica. Da allora è stata altresì importante l’approvazione nel 2001 sull’allontanamento del coniuge maltrattante. Credo che oggi lo sforzo più grande debba essere fatto sul fronte dell’attuazione delle leggi che abbiamo.
La prevenzione a mio giudizio dovrebbe riguardare un nodo delicato e scoperto del problema: la violenza entro le mura domestiche, quella consumata dal marito o dal convivente, che spesso è una violenza ripetuta nel tempo e sovente non denunciata. Occorre rompere il silenzio che cala sulla violenza sessuale parlando di violenza sessuale e studiando questo fenomeno, occorre proteggere realmente le vittime così che siano portate a denunziare gli episodi di violenza che hanno subito.



6) SALUTE RIPRODUTTIVA
Depotenziamento dei consultori e boicottaggio della Ru486. La salute riproduttiva delle donne non sembra sia stata una priorità di questo governo...

Assolutamente no e lo hanno dimostrato l’indifferenza e la ‘politica dell’abbandono’ nei confronti di tutte quelle strutture più vicine alle donne (i consultori, gli ambulatori familiari ecc) e l’attacco di questi ultimi mesi alla legge 194, che per anni ha garantito la tutela della maternità e ha ridotto drasticamente le interruzioni di gravidanza, grazie al grande principio etico della libertà di scelta delle donne, e alla sperimentazione della Ru486, tanto osteggiata dal ministro Storace.
A noi sta molto a cuore la salute delle donne e la possibilità che vivano al meglio la maternità e le problematiche relative alla fecondazione, ma anche quelle relative alle varie fasi della vita (adolescenza, maturità, vecchiaia). Per questo occorre investire produttivamente le energie in grandi campagne informative sulle leggi esistenti: quella che consente di partorire in modo segreto, l’assegno di maternità per le lavoratrici atipiche, precarie e discontinue, per le disoccupate, l’assegno per il terzo figlio, i congedi parentali e un sostegno affinché nessuna donna sia costretta ad abortire per ragioni economiche e sociali.

7) MIGRAZIONI
Il numero delle migranti cresce ogni anno, una popolazione femminile a volte altamente specializzata che non riesce a diventare una risorsa per il nostro paese ma, al contrario, vede lesi i diritti fondamentali, compreso quello riproduttivo (l'aborto, da ultimi dati istat, è soprattutto delle migranti).

Il numero degli stranieri che vive e lavora in Italia ha toccato quota 2 milioni e secondo le proiezione dell’Istat è in crescita. La metà di queste persone sono donne. Il fenomeno migratorio sta profondamente cambiando la nostra società. I dati sull’aborto sono una prova di questo cambiamento epocale in relazione al quale dobbiamo pensare gli stranieri come risorse a tutto tondo per il nostro Paese.Sulle donne immigrate occorre riflettere in maniera particolare. Il lavoro di cura e familiare in cui sono impegnate permette alle donne italiane di continuare a lavorare. La permanenza nel mondo del lavoro avviene cioè “scaricando” su altre donne gli impegni familiari o, meglio, il peso dell’assenza di una rete di servizi, che è nostro dovere creare, completare e migliorare, anche per poterci arricchire delle competenze e delle capacità che le donne straniere possono fruttare alla nostra economia. Le donne immigrate, poi, alla luce del ruolo di mediazione che svolgono all’interno della famiglia e nell’educazione dei figli possono costituire un’importante e prezioso veicolo di integrazione.

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