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I CONSULTORI FAMILIARI


Istituiti formalmente nel 1975 (legge 405/75), sono stati realizzati sul territorio nazionale con tempi e modalità diversi, in seguito all'approvazione delle relative leggi regionali.

L'originalità dei servizi consultoriali (multidisciplinarietà, non direttività, visione di genere) è sempre stata vista come patrimonio unico da non disperdere, nonostante tutti gli elementi critici, tanto è vero che, a partire dalla fine degli anni Ottanta, commissioni nazionali promosse dai Ministeri della sanità hanno prodotto linee di indirizzo per la riqualificazione e il potenziamento dei consultori familiari, l'ultima delle quali - nel contesto del Progetto Obiettivo Materno Infantile - è parte integrante del Piano Sanitario Nazionale 1998-2000.

La storia dei Consultori familiari ha ormai 30 anni ed è strettamente intrecciata a quella dei movimenti femminili, e al ruolo complessivo assunto dalle donne nella famiglia e nella società moderne. In questi tre decenni il contesto politico, istituzionale, culturale ed economico del Paese è profondamente cambiato. Ciò nonostante, gli obiettivi originari dei Consultori familiari sono rimasti quasi immutati.

La legge 405 del 1975, che istituisce i Consultori familiari, cerca di mediare tra le spinte dei movimenti femminili e femministi (orientate verso un servizio per la donna) e le richieste del mondo cattolico (proiettate verso la coppia e la famiglia). Nasce così il servizio di assistenza alla famiglia e alla maternità che ha come   finalità:

1) assistenza psicologica e sociale alla maternità e alla paternità responsabile e per problemi di coppia e di famiglia, anche in ordine alla problematica minorile;

2) la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile;

3) la tutela della salute della donna e del bambino concepito;

4) la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso.

Come aveva già fatto alla fine del 2004 con la proposta Tarsia, quando era Presidente della Regione Lazio, il ministro Storace ha tentato, lo scorso novembre, di rimettere in discussione la legge 194, con un'indagine conoscitiva per monitorare e vigilare sull'attività dei consultori, in primo luogo rispetto alle pratiche di prevenzione dell'aborto, prevedendo anche la presenza di volontari del Movimento per la vita nei consultori pubblici. L'operazione strumentale e pretestuosa ha solo fatto emergere l'urgenza di stanziare fondi per rendere compiuta la legge che prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti, disattesa soprattutto al sud, e di rendere pienamente operativi quelli già esistenti.



L'indagine conoscitiva sull'applicazione della 194 ha messo in luce che i consultori hanno bisogno di ulteriori fondi per lavorare così come la legge 405 dispone. Dove secondo lei è possibile reperire i soldi e in cosa maggiormente investirli?