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STEFANIA PRESTIGIACOMO (Candidata alla Camera dei Deputati - Forza Italia) - 4 aprile 2006


1) RAPPRESENTANZA
In che modo è possibile garantire una presenza reale delle donne nelle istituzioni? E' necessario intervenire con misure specifiche e quali?

Questa è stata una battaglia nella quale mi sono impegnata con tenacia e passione. Nel nostro parlamento le donne occupano solo il 10 per cento dei seggi. Si tratta di una grave patologia del nostro sistema rappresentativo, che attesta l’Italia agli ultimi posti della classifica mondiale per presenza di donne all’interno delle istituzioni. Questo perché da un lato ci sono le donne che stentano ancora oggi ad affacciarsi in questo mondo e dall’altro dobbiamo prendere atto della resistenza, da parte di molti uomini, ad abbandonare i propri feudi elettorali consolidati da tempo per far spazio ad una candidatura femminile. Il governo Berlusconi, intestandosi la modifica dell’articolo 51 della Costituzione, ha dato un contributo decisivo al processo di riequilibrio della rappresentanza. Per la prima volta nella storia repubblicana sono stati inseriti nella nostra costituzione il principio e l’esigenza di perseguire le pari opportunità nell’accesso elle assemblee elettive attraverso “appositi provvedimenti”. Si è trattato di un passo importantissimo per il riequilibrio della rappresentanza femminile in politica che necessitava di un’applicazione concreta per non rimanere sulla carta. Per questo abbiamo varato in Consiglio dei Ministri un Disegno di legge, divenuto legge dello Stato nell’aprile 2004, che ha inserito una percentuale massima di presenza per ogni sesso nelle liste delle ultime elezioni europee. Il provvedimento, valido per due tornate elettorali, ha introdotto la presenza di almeno il 33% di candidate donne nelle liste elettorali ed ha costituito, con le sanzioni previste, un deterrente serio per tutti i partiti. Grazie a questo meccanismo, la presenza delle donne italiane elette all’europarlamento è percentualmente raddoppiata. Il passo successivo non poteva che essere una proposta per il parlamento nazionale ed abbiamo elaborato un sistema, improntato alla gradualità, per offrire alle donne la possibilità di essere candidate, di essere posizionate ai nastri di partenza, cosa che purtroppo, senza obblighi o incentivi, i partiti non fanno. Alla fine siamo riusciti a far approvare da parte del Senato del disegno di legge del governo sulle quote rosa, un voto importante perché rappresenta una premessa per la prossima legislatura in cui la legge potrà essere approvata con una procedura rapida e semplificata, ma soprattutto perché ha acceso i riflettori dell’opinione pubblica sulla presenza delle donne in lista. Il risultato di questa mobilitazione è stata un numero di donne maggiore nel passato nelle posizioni “utili” delle liste. Certamente il prossimo parlamento sarà più rosa. Resteremo lontane dal 30% di donne che io ritengo la percentuale minima per un criterio accettabile di rappresentatività, ma sicuramente in questa legislatura è stato portato avanti un percorso che in passato non era stato nemmeno avviato. Però un risultato importante di questa battaglia è stato quello di porre il problema della presenza femminile nei luoghi decisionali della politica come uno dei temi dell’agenda elettorale. E Berlusconi ha colto il senso di questa aspettativa delle donne italiane assumendo l’impegno di portare al governo il 30 per cento di donne e di indicarne una come vicepremier.

2) PARI OPPORTUNITA'
Le politiche di pari opportunità possono interagire proficuamente con la politica tout court e come?

Quello delle pari opportunità è un percorso che punta ad una società più giusta e più equa capace di contrastare al proprio interno tutte le forme di discriminazione e di sanarle. Per questo abbiamo lavorato intensamente negli ultimi anni per ampliare gli ambiti di intervento del Ministero per le pari opportunità, puntando, oltre al raggiungimento della parità uomo-donna, alla rimozione di tutti gli ostacoli etnici, sociali, religiosi o sessuali che impediscono una piena uguaglianza dei cittadini. La legge contro la tratta degli esseri umani, le nuove norme di contrasto delle pedofilia on – line, la campagna di informazione e dissuasione sulla pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili, sono solo alcuni esempi concreti delle battaglie che abbiamo affrontato in Parlamento nel corso di questi anni e che abbiamo concluso con successo.

4)ISTRUZIONE/FORMAZIONE
A quale idea di formazione e istruzione si deve lavorare nel nostro paese?

La riforma della scuola varata da Letizia Moratti è una dei grandi risultati del governo. Nonostante le contestazioni e le strumentalizzazioni a cui abbiamo assistito, la verità è che grazie al lavoro svolto, i nostri figli hanno potuto frequentare, già a partire da quest’anno, una scuola più libera e moderna. La riforma ha posto le premesse per un’educazione attiva e solidale, che va ad integrarsi perfettamente con la riforma del mercato del lavoro, intitolata a Marco Biagi, anche questa fortemente voluta dal governo Berlusconi. La riforma Moratti esprime chiaramente la volontà di porre al centro delle politiche educative, la persona, le sue attitudini e le sue aspirazioni ed ha il merito non solo di aver modernizzato i metodi di apprendimento, ma anche di aver creato dei percorsi formativi finalizzati ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro.


5) VIOLENZA
Da un punto di vista legislativo ritiene sia stato fatto abbastanza contro la violenza oppure è ancora necessario intervenire e in che modo? Cosa si può fare a livello di prevenzione?
Le violenza e le molestie sulle donne in Italia sono ancora moltissime, troppe, inaccettabili in un paese civile come il nostro dove la gran parte di esse non viene da estranei, ma da amici, congiunti, o spesso dal partner. Le vittime, nella maggior parte dei casi hanno paura a denunciare gli abusi subiti, temono ritorsioni e molestie ancora maggiori di quelle già subite, ma è anche vero che molte di loro non sanno a chi rivolgersi per ricevere aiuto, non conoscono le strutture che possano supportarle psicologicamente e legalmente. È per questo che abbiamo istituito il 1522, un numero verde gratuito a cui possono rivolgersi le vittime di violenza intra ed extra familiare, un servizio dove possono mettersi in contatto con persone preparate e competenti in grado di valutare le denunce, o anche solo le richieste di assistenza ed innescare gli interventi necessari. Il Ministero per le Pari Opportunità gestisce il nuovo servizio attraverso un call center che risponde alla numerazione breve a cui ogni donna in difficoltà può rivolgersi per ricevere un primo supporto specialistico di accoglienza e assistenza sia psicologica che giuridica. Gli operatori raccolgono denunce, richieste di assistenza e sono inoltre in grado di mettere in contatto le donne vittime di violenze con le strutture di assistenza, pubbliche e private, presenti sul territorio. È un servizio capace di mettere in rete tutte le strutture, servizi sociali territoriali, Asl, Forze dell'Ordine se necessario, per fornire ad ogni Sos femminile, non solo relativo a violenze ma anche a richieste di aiuto, a denunce di disagio, la risposta più rapida, più adeguata, più vicina. Sin dal primo giorno di attivazione il servizio è stato “assaltato” dal pubblico, la prima mattina sono arrivate una media di 100 telefonate l’ora. Questa risposta del pubblico ad un servizio appena entrato in funzione è il segnale di quanto serio e sentito sia nel nostro paese il problema della violenza sulle donne.


6) SALUTE RIPRODUTTIVA
Depotenziamento dei consultori e boicottaggio della Ru486. La salute riproduttiva delle donne non sembra sia stata una priorità di questo governo...

Tutti i leader del centrodestra, Berlusconi per primo, hanno detto a chiare lettere che la legge 194 non è in discussione. Tuttavia si è riaperta una polemica di stampa fra “abortisti” e “antiaboristi” che io trovo impropria. Nessuno è o può essere “abortista” perché l’interruzione della gravidanza è comunque una tragedia che segna la donne nell’anima e nel corpo. La legge 194 non è una legge “per l’aborto” ma una normativa che ha evitato a migliaia di donne il ricorso all’aborto clandestino ed alle mammane. Riguardo alla RU 486, la legge 194 sull’aborto richiama l’uso di tecniche meno invasive per la donna, quindi, se grazie al progresso scientifico vengono scoperti metodi meno dolorosi devono essere applicati. Credo che le donne debbano avere il diritto di poter scegliere in quale modo interrompere la propria gravidanza e se esiste la possibilità di interromperla volontariamente senza anestesia, senza intervento chirurgico, senza soffrire, deve poter essere applicata. L’importante è che l’utilizzo della pillola abortiva avvenga all’interno delle strutture ospedaliere, in seguito ad una corretta sperimentazione e deve essere chiaro che non si tratta di un anticoncezionale che si può acquistare senza controllo medico.



7) MIGRAZIONI
Il numero delle migranti cresce ogni anno, una popolazione femminile a volte altamente specializzata che non riesce a diventare una risorsa per il nostro paese ma, al contrario, vede lesi i diritti fondamentali, compreso quello riproduttivo (l'aborto, da ultimi dati Istat, è soprattutto delle migranti)

E’ anche per questo che il Ministero per le Pari Opportunità, in collaborazione con la commissione per le pari opportunità tra uomini e donne, ha promosso una campagna di informazione per far conoscere alle donne che aspettano un figlio e che sono in difficoltà le opportunità offerte dalla legge italiana per tutelare se stesse e il proprio bambino. L’obiettivo della campagna è quello aiutare le donne in difficoltà a non compiere gesti estremi come quello di abbandonare il proprio bambino o ricorrere all’aborto, vogliamo far sapere loro che si può partorire in tutti gli ospedali senza lasciare il proprio nome, anche se si è immigrate clandestine, anche se si è sposate. La scelta della donna di non riconoscere il figlio è protetta dalla legge, alla fine della degenza la madre potrà lasciare in ospedale il bambino che sarà temporaneamente affidato ad un istituto. La donna avrà poi 10 giorni per decidere se riconoscerlo, in caso contrario il neonato sarà dato in adozione ad una coppia italiana. A ciò va aggiunto che non è consentita l’espulsione delle donne clandestine in stato di gravidanza o nei 6 mesi successivi alla nascita del figlio. La donna irregolare può chiedere un permesso di soggiorno valido fino a sei mesi dopo la nascita del figlio e può iscriversi al servizio sanitario nazionale. Nei prossimi mesi continueremo a diastribuire opuscoli e locandine informative alle Asl, ai servizi sociali dei comuni, alle associazioni che si occupano di assistenza alle donne, confidando di aiutare così a salvare da un destino difficile tante donne e tanti bambini.

8) LAVORO
Donne e lavoro, un binomio da sostenere con quali strumenti...

Quella del lavoro al femminile è una sfida che ha profonde implicazioni sul piano degli assetti sociali. Se, infatti, le problematiche avvertite sul lavoro dagli uomini riguardano soprattutto stipendio e carriera, quelle avvertite dalle donne sono ancora focalizzate sul rapporto lavoro-famiglia ed è sintomatico che questa difficoltà di conciliazione fra impegno lavorativo e impegno domestico cresca mano a mano che cresce l’importanza del ruolo e della responsabilità della donna che lavora. È per questo che, grazie alla strategia in materia di mercato del lavoro varata dal Governo con la riforma Biagi sono state introdotte rafforzate e garantite da una rete di tutele quelle forme di lavoro flessibile che meglio si adattano a contemplare le esigenze delle donne che devono conciliare lavoro e famiglia. Dare alle donne le medesime possibilità storicamente concesse agli uomini, per emergere e fare carriera, significa anche fornire loro una serie di sostegni e strumenti che permettano di portare avanti la professione senza rinunciare alla famiglia. In questo senso si inseriscono a pieno titolo le politiche di conciliazione famiglia – lavoro, divenute ormai condizione essenziale dello sviluppo del nostro intero Paese. In questo campo abbiamo avviato una politica di rinnovamento e modernizzazione di tutto il sistema di assistenza alla prima infanzia varando il piano nazionale degli asili che è stato già approvato da un ramo del Parlamento. Abbiamo inoltre anticipato alcune delle previsioni del piano nelle leggi finanziarie degli ultimi anni, dando impulso agli asili nido nei posti di lavoro e promuovendo la creazione di micro nidi nelle aziende.

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