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LAVORO E DIRITTI / 2


L'indagine EURISPES sui lavoratori atipici condotta nel periodo tra il 25 novembre 2004 ed il 5 gennaio 2005 su di un campione di 446 lavoratori (età compresa tra i 18 ed i 39 anni), rileva che il 68,7% degli intervistati si dichiara insoddisfatto del contratto con cui lavora sul piano delle tutele sociali, ed il 61,7% sul piano   di quelle sindacali. Per il 61,1% del campione la flessibilità non genera un maggior controllo sulla propria vita ed ostacola la capacità progettuale e la possibilità di qualsiasi pensiero per il futuro. Il 38,6% dichiara una esperienza da lavoratore atipico pluriennale e l'11,2%   -principalmente donne e giovani-   lamenta di venir pagato senza cadenza periodica regolare.

Precarietà riferita non solo alle modalità però, quanto anche alle condizioni di lavoro, con una lamentata diminuzione, quando non assenza, di tutele. Secondo l'ISFOL, nel corso del primo anno di lavoro si ammala il 53,6% dei precari contro il 6,5% dei dipendenti a tempo indeterminato. Subiscono inoltre infortuni maggiori per qualità ed entità il 72,2% dei precari contro il 14% dei lavoratori stabili, il tutto in dipendenza, forse, di una mancanza di formazione adeguata alla sicurezza e sulla prevenzione dei rischi.

I/le lavoratori/lavoratrici del nuovo sistema Italia secondo la legge 30/2004, lamentano   poi una paura di impoverire forse più forte dell'impoverimento reale, che colpisce più direttamente le vite delle famiglie monoreddito e degli anziani, ma secondo una ricerca condotta dal CENSIS e da Confcommercio a febbraio 2005,   il 61,7% dei/delle cittadini/cittadine in Italia ha modificato le spese alimentari per risparmiare, mentre solo il 7,9% prevede un incremento del proprio reddito nel 2005.

L'Italia, insomma, nonostante sia il paese in Europa dove costo unitario del lavoro e produttività sono   tra i più bassi a fronte di una flessibilità tra le più alte, arranca ancora oggi all'inseguimento della ripresa che non c'è.

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