||  home  ||  chi siamo  ||  candidate   ||  documenti  ||  appelli   ||
 
 
 
 
 




  
|| rappresentanza  || lavoro e diritti ||  istruzione  ||  immigrazione  ||  TV e cultura   ||  
||  violenza  ||  pari opportunitą  ||  consultori  ||  aborto  ||  procreazione  ||   famiglie e pacs  ||
 
MERCEDES FRIAS (Rifondazione Comunista - Sinistra Europea) - Intervento del 31 marzo 2006



1) RAPPRESENTANZA
In che modo è possibile garantire una presenza reale delle donne nelle istituzioni? E'necessario intervenire con misure specifiche e quali?
Occorre una svolta decisiva ed una trasformazione culturale della società. Sul piano simbolico non sono affatto convinta del valore delle quote rosa, poiché la differenza dei sessi, inscritta nella realtà e nella vita, non deve produrre uno squilibrio di relazione tra i generi. Noi donne, in quanto sesso femminile al pari dell’altro sesso, non dovremo avere bisogno di strumenti protettivi e meritarci un trattamento da riserva indiana. Purtroppo le quote rosa costituiscono, al momento, l’unico strumento necessario ed efficiente per garantire l’accesso delle donne in politica e la loro eleggibilità. Insisto su questa necessità e baso questa mia convizione sull’esempio del modello scandinavo. E’ una forzatura che bisogna sostenere per raggiungere l’obiettivo di una egualitaria e giusta rappresentazione della vita pubblica.

2) PARI OPPORTUNITA'
Le politiche di pari opportunità possono interagire proficuamente con la politica tout court e come?
Perché questa interazione sia proficua, bisogna innanzitutto rivedere il significato delle politiche di pari opportunità. Queste sono pensate come lo sforzo necessario per riequilibrare lo scarto e lo squilibrio nella relazione tra generi senza livellare e neutralizzare il significato della differenza di genere. Gli strumenti indispensabili sono basati su un’attenta analisi dell’impatto di genere nella società: il “gender budgeting”. Quest’ultimo è un insieme di processi e metodologie che hanno lo scopo di favorire la valutazione delle politiche economiche e sociali su uomini e donne in una prospettiva di genere. E’ quindi uno strumento potente per contrastare l’idea delle politiche economiche neutrali; un valido tantativo per accrescere le politiche di pari opportunità. L’azione efficace per un “riequilibrio di genere” deve partire dal basso: scuola, istruzione, formazione e cultura.

3) FAMIGLIE
Quali politiche familiari sono necessarie perchè le donne possano raggiungere una effettiva conciliazione di tempi di vita e di lavoro?
Credo che bisogna puntare su un grande investimento in asili nido. E’ necessario cambiare le priorità rendendo gli orari di lavoro (e non i contratti di lavoro) più flessibili e a favore delle donne. Un grave deficit da parte della politica è stata quella di non provvedere mai alla creazione di spazi di socializzazione delle donne e tra donne sul posto di lavoro.
L'idea di famiglia si sta allargando a comprendere nuove soggettività, come riconoscerle e valorizzarle?
Sono convinta che lo stato non deve ostacolarle ma sostenerle e attuare delle politiche a favore dei soggetti. Bisogna, in primo luogo tutelare i diritti della persona.


4) ISTRUZIONE/FORMAZIONE
A quale idea di formazione e istruzione si deve lavorare nel nostro paese?
Disapprovo in tutti i suoi punti la legge Moratti. La trovo profondamente classista e censitaria. Il Diritto allo studio è un bene pubblico e deve essere tutelato. Bisogna incentivare i fondi alla scuola pubblica. Chi ritiene indispensabile una formazione nelle scuole private deve sostenere i costi da solo, senza sottrarli allo stato. La scuola è lo spazio sociale e pubblico in cui ci si forma come persone e come cittadini, e in quanto tale deve essere aperta all’evoluzione e al progresso della società. In questo senso insisto anche sul lavoro culturale dell’educazione della differenza di genere, partendo proprio dall’infanzia.


5) VIOLENZA
Da un punto di vista legislativo ritiene sia stato fatto abbastanza contro la violenza oppure è ancora necessario intervenire e in che modo? Cosa si può fare a livello di prevenzione?
I dati attuali sulla violenza alle donne sono sconfortanti e il fatto che la famiglia costituisce il luogo dove maggiormente si consuma tale crimine, dovrebbe far riflettere sull’incidenza e persistenza della costruzione gerarchica dei sessi.
E’ fondamentale rompere il silenzio, barriera che le donne stesse rafforzano per paura e per impreparazione. Non sono convintà dell’efficacia dei sistemi repressivi, in quanto la prima urgenza è quelle di lavorare al mutamento radicale della cultura patriarcale.
Trovo raccapricciante e pietosa la volgarizzazione a cui è esposto il corpo femminile. Mass media e pubblicità riflettono continuamente lo stereotipo della donna oggetto. Con il mio bagaglio di esperienze (quello di donna straniera proveniente da Santo Domingo, ndr) posso affermare con sicurezza che in Italia lo stato di mercificazione dell’immagine della donna è molto più avanzato che in altri paesi. Il dramma è che se prima mi indignavo ora invece sono purtroppo abituata. Le nuove generazioni crescono nella consapevolezza che tutto ciò è normale e che sia sintomo di apertura e modernità. Non è cosi, è bisogna contrastare questo messaggio attraverso una sfida di civiltà e un processo educativo che parte dalle nuove generazioni.


6) SALUTE RIPRODUTTIVA
Depotenziamento dei consultori e boicottaggio della Ru486. La salute riproduttiva delle donne non sembra sia stata una priorità di questo governo...
La salute riproduttiva delle donne è un tema di centrale importanza non solo per le donne ma ma per tutta la società. La riproduzione, prendendo in prestito un’espressione della cara collega Lidia Menapace, è un bene comune per la società su cui investire. Non è un fatto privato che appartiene solo alla sfera intima delle donne. E’ un ideale collettivo a cui dobbiamo lavorare e che la classe politica purtroppo è ancora restia ad affrontare.

7) MIGRAZIONI
Il numero delle migranti cresce ogni anno, una popolazione femminile a volte altamente specializzata che non riesce a diventare una risorsa per il nostro paese ma, al contrario, vede lesi i diritti fondamentali, compreso quello riproduttivo (l'aborto, da ultimi dati istat, è soprattutto delle migranti)
Bisogna affrontare la questione sempre dalla prospettiva dello “squilibrio di genere”. La compiuta emancipazione delle donne native ha avuto come conseguenza il massiccio inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Ma la mancanza di politiche pubbliche a sostegno della maternità e della cura ha contribuito alla richiesta sempre crecente di altre donne che svolgessero in sostituzione tale pratica. La cura, quindi è diventato un destino obbligato per le migranti che, oltre svolger un lavoro che non necessariamente amano, sono deprivate di un spazio fisico di vita e sono continuamente maltrattate. Per le migranti l’aborto nella maggior parte dei casi è un passo obbligato e non è assolutamente un questione di cultura. Il problema è a monte. Se non si attua nulla per il riequilibrio della discriminazione di genere non cambieranno nemmeno le regole del mercato che vede vittime anche le donne migranti. Inoltre è necessario sostenere i centri di accolglienza e di ascolto per tali donne.


8) LAVORO
Donne e lavoro, un binomio da sostenere con quali strumenti...

Protagoniste della precarizzazione del mondo lavoro ovviamente sono le donne. Bisogna sostenere un’etica del lavoro che sia meno succube del padronato. Nel mondo del lavoro, in realtà occorre spostare l’asse dal profitto al diritto. Anche le aziende e i privati devono avere vincoli e responsabilità sociale a favore delle donne.


visita la pagina di Mercedes Frias sul sito di RC