Psicotraumatologia
Risposta al trauma psicologico
 
 
Cos'è la psicotraumatologia
 
 
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Ogni persona reagisce ad una esperienza traumatica in modo differente, e anche di fronte ad esperienze traumatiche particolarmente gravi solo una percentuale ridotta di persone (percentuale che variaa seconda delle ricerche effettuate) svilupperà, nel lungo termine, un Disturbo Post-traumatico da Stress. Questo può significare che le persone possono reagire ad un trauma anche manifestando altre forme di patologie, oppure che l'attuale diagnosi di Disturbo Post-traumatico da Stress è eccessivamente restrittiva. In ogni caso, ciò che ne risulta è la risposta presentata dalla persona in seguito all'esposizione ad un evento traumatico è il risultato di una complessa interazione di molte variabili, sintetizzabili nel modo seguente (Briere, 1997):

1) tipo di evento stressante;
2) variabili della vittima;
3) risposta soggettiva all'evento stressante;
4) supporto e risorse sociali.

1) Tipo di evento stressante.
Ovviamente, a parità di condizioni, a maggiore intensità di un evento traumatico corrisponde una maggiore probabilità di avere disturbi a lungo termine, e ad una maggiore intensità dell'evento corrisponde una maggiore intensità dei disturbi successivi. Un tale tipo di  valutazione, però, può essere effettuata solo nel caso di eventi discreti, facilmente identificabili, connotati da un aspetto traumatico facilmente visibile, come un terremoto, un infarto, un stupro. Anche se tali eventi di gravità "oggettiva" devono essere comunque interpretati e valutati dalla persona, rimane il fatto che un terremoto è un terremoto per chiunque e che l'essere rinchiuso in cercare per anni per motivi politici, comunque si voglia interpretare questa esperienza, è in ogni caso un evento altamente traumatico per chiunque. Molto più complesso è valutare la gravità di esperienze che dipendono molto più ampiamente dalla valutazione che viene effettuata dalla persona. Per esemplificare, alcune molestie sessuali non sembrano generare a distanza di tempo effetti negativi, mentre altre, magari oggettivamente meno gravi, generano conseguenze durature e rilevanti. La stessa osservazione può essere effettuata per l'abuso psicologico in seno al nucleo familiare. Per definire cosa è e cosa non è traumatico, nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IVª Edizione (DSM-IV), si è deciso di dare particolare rilevanza ad eventi cosiddetti oggettivi ed estremi, trascurando sostanzialmente eventi diversi dalla minaccia per l'incolumità fisica o per la vita stessa. Gli aspetti più soggettivi nella valutazione di cosa è traumatico o meno, a giudizio di chi scrive, non sono stati adeguatamente considerati (si vedano anche alcune considerazioni critiche in merito).

2) Variabili della vittima (per una sintesi aggiornata: Yehuda, 1999).
Si tratta della variabile più interessante e problematica per quanto riguarda l'effetto dell'esposizione ad un trauma. Sono state compiute diverse osservazioni e studi sulle variabili soggettive che contribuirebbero a generare la risposta di una persona nei confronti di un vento traumatico. Alcune delle variabili che sembrano influire negativamente nella risposta ad un evento traumatico sono le seguenti:

• bassa autostima e percezione di ridotta controllabilità degli eventi;
• preesistenti disturbi psicopatologici;
• presenza di disturbi psichiatrici nei familiari;
• elevata reattività psicosomatica;
• preesistenti Disturbi di Personalità;
• comportamenti antisociali prima dei 15 anni;
• caratteristiche di personalità per cui si tende ad affrontare un problema emotivo con strategie di ipercontrollo ed di evitamento;
• sesso femminile;
• pochi anni d'età (ma non è sempre vero);
• basso livello socioeconomico;
• disfunzioni relazionali familiari;
• precedente esposizione a traumi, specialmente se non superati adeguatamente;
• variabili genetiche;
• sviluppo inadeguato nel sistema comportamentale dell'attaccamento.

3) Risposta soggettiva all'evento stressante.
Molte ricerche sembrano dimostrare l'esistenza di una correlazione fra la reazione iniziale all'evento traumatico e le condizioni di salute della vittima nei mesi successivi. Tale variabile dipende probabilmente dai punti 1, 2 e 4.

4) Supporto e risorse sociali.
Ci sono molti elementi che portano a ritenere che un trauma abbia più possibilità di essere affrontato adeguatamente e gradualmente superato se la vittima del trauma può beneficiare di relazioni sociali che le consentano di ottenere supporto emotivo. Tale variabile deve essere innanzitutto intesa come preesistente capacità della vittima di instaurare relazioni interpersonali solide e soddisfacienti. Sembra allora che persone con scadenti abilità interpersonali, come in alcuni Disturbi di Personalità, ci sia una maggiore probabilità di avere effetti negativi duraturi in seguito all'esperienza di un evento traumatico.

Da queste considerazioni appare molto chiaro come i problemi che emergono in una persona dopo essere stata esposta ad un evento traumatico non sono di tipo "causa-effetto", e cioè la conseguenza diretta ed inevitabile di quello che è successo inteso come evento storico ed oggettivo. Sono, invece, il risultato di un insieme molto complesso di variabili che, solo piuttosto arbitrariamente, può essere ricostruito a posteriori, per esempio in sede di psicoterapia o in ambito giudiziario. Di fatto, l'inquadramento del PTSD all'interno di una cornice teorica psicosociale attualmente è essenzialmente in una fase descrittiva: ciò che resta da spiegare è il peso dei diversi fattori soggettivi e la loro modalità di interazione reciproca. Per effettuare questa complessa operazione sono innanzitutto necessari molti e accurati studi longitudinali che effettuino una misurazione di caratteristiche psicofisiologiche prima e dopo la presenza di un evento traumatico nella vita di una persona.

Ne consegue che, anche in sede di psicoterapia, è certamente doveroso e indispensabile affrontare gli eventi traumatici che hanno influito negativamente sullo sviluppo e/o sulla serenità di una persona, ma di solito questo non è sufficiente. Per semplificare la questione, si può fare l'esempio seguente, immaginando di potere trasformare, per finzione momentanea, in una formula matematica la complessa interazione di variabili che danno origine alla risposta ad un evento traumatico:

R = M * (variabili della vittima, reazione iniziale, risorse sociali)

dove M è la "magnitudo", ovvero la grandezza "oggettiva" del tipo di trauma subito. Se ne deduce che, a parità di disturbi presentati da una persona, quanto maggiore è l'intensità del trauma, tanto meno il disturbo dipende da variabili soggettive; in caso contrario, tanto minore è l'intensità dell'evento accaduto, tanto più il malessere accusato deve essere attribuito a variabili soggettive. In quest'ultimo caso, evidentemente, ci sono caratteristiche di personalità che devono essere approfondite ed eventualmente modificate in sede di psicoterapia perchè indicative di patologia o di scarsa capacità ad affrontare, gestire e modulare i problemi emotivi o relazionali. 

Per esemplificare in modo differente, se una persona reagisce con un una sintomatologia simile ad  Disturbo Post-traumatico da Stress in seguito ad una critica subita da un collega di lavoro, in sede di psicoterapia si affronterà sicuramente la critica in questione, ma ci si deve innanzitutto chiedere come mai questa critica abbia potuto produrre un risultato così devastante, evidentemente per caratteristiche della persona preesistenti alla critica stessa, che diventeranno oggetto della psicoterapia. Questa persona non ha un disturbo post-traumatico, ma esibisce una reazione post-traumatica nei confronti di un evento.

Queste ultime sono precisazioni molto importanti in sede di impostazione di una terapia, sia essa farmacologica o psicoterapeutica. Se ci si trova nella situazione della critica da parte del collega di lavoro, infatti, in sede di psicoterapia non si dovrebbe avere un'impostazione troppo "chirurgica", ovvero pensare che intervenendo sull'evento specifico la persona starà bene. Bisognerà valutare le caratteristiche di personalità che hanno reso possibile questa reazione patologica e lavorare su di esse, altrimenti la persona resterà comunque particolarmente vulnerabile nei confronti di eventi di vita anche banali o, più semplicemente, non migliorerà in modo significativo o duraturo. Nel caso di una terapia farmacologica con la persona della critica dal collega di lavoro, inoltre, può essere corretto un intervento di questo tipo, ma se non si interviene psicoterapeuticamente sulle caratteristiche di personalità della persona, si rischia di somministrare per tempi spropositati una terapia con funzione di "protesi chimica", perdendo di vista la sua potenziale funzione ecologica e curativa.

Inoltre, anche nel caso in cui il disturbo della persona sia proporzionato all'entità del trauma o dei traumi subiti, non è sempre vero che si possa lavorare con una logica chirurgica. La presenza di determinati eventi traumatici, infatti, può avere compromesso un adeguato sviluppo psicologico e relazionale della persona che solamente nei casi più fortunati si rimette in moto automaticamente e senza particolari problemi dopo essere intervenuti sugli eventi traumatici. Inoltre, durante l'intervento su eventi di questo tipo si deve frequentemente intervenire sui meccanismi che hanno aiutato la persona, magari per molti anni, a tenere sotto controllo emozioni e sensazioni violente legate ai traumi; tali meccanismi rappresentano, in alcuni casi, per usare un'immagine, l'azione di avere rinchiuso un prigioniero politico nelle segrete di un castello, rendendo la strada di accesso di difficile percorrenza, riempiendola di fossati e trabocchetti, confondendo i sentieri per raggiungere la meta. In casi di particolare complessità, infine, come in presenza di determinati Disturbi di Personalità o di un Disturbo Post-traumatico complesso, prima di intervenire su specifici episodi traumatici è necessario anche molto tempo, magari per sviluppare un rapporto di fiducia con il paziente oppure per creare le risorse che gli serviranno per affrontare l'intervento diretto sugli eventi traumatici. Il definitiva, come afferma Piers (1999), «il problema del paziente adulto non può essere ridotto ad un particolare set di eventi infantili».