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Si gonfia spesso e repentinamente
, scriveva Plinio del Tevere, e le masse d'acqua non s'estendono in nessun luogo più che nella stessa capitale
. Non è forse
un caso se uno dei primi tentativi d'imbrigliare un fiume, per impedire le
ripetute alluvioni, venne discusso proprio nell'antica Roma, attorno al 15 d.C.
Tentativo abbandonato.
Nel Medioevo, invece, si credeva che le tempeste fossero provocate dallo scontro tra il vapor acqueo e i vapori di fuoco, e ogni alluvione veniva accolta come un castigo divino. Terreno poco fertile per dibattiti tecnici.
Ma oggi che le conoscenze hanno fatto giustizia di superstizione e credenze, si pensa di poter prevedere e prevenire le calamità naturali. Alluvioni comprese. E sono molti i mezzi utilizzati per controllare i corsi d'acqua, dalle briglie (che rallentano la velocità della corrente) agli argini artificiali (la cui progettazione deve però tenere conto delle piene per consentirne lo sfogo in caso di necessità), dai serbatoi (nei quali vengono convogliate le acque per trattenere una parte dell'ondata di piena) ai canali scolmatori (che vengono aperti per fare defluire parte dei flussi in un lago o in un mare).
In termini di prevenzione, tuttavia, la storia degli ultimi decenni dimostra come le misure più utili siano da una parte la liberazione degli argini dei fiumi e dall'altra una corretta gestione del territorio.
In particolare, è necessario cercare di aumentare il quantitativo di acqua che il terreno e le piante possono immagazzinare: riducendo il volume di acqua che raggiunge i fiumi, infatti, si riescono a limitare gli effetti anche di una pioggia abbondante e prolungata. Quali le soluzioni?
Riduzione delle aree non coltivate, tecniche di coltivazione particolari, prevenzione degli incendi, pulizia delle sponde dei corsi d'acqua più piccoli. Gìà agli antichi era noto il contributo del disboscamento nell'accrescere il rischio di alluvioni e frane: un adeguato controllo della distruzione della vegetazione ed eventuali interventi di rimboschimento possono essere fattori molto importanti per mantenere un territorio in equilibrio e prevenirne il dissesto. Con tutte queste misure, è probabile che le piene dei fiumi - almeno nella maggior parte dei casi - si possano mantenere nell'ambito di fenomeni naturali, senza trasformarsi in eventi tragici.
Ma non basta. I recenti eventi calamitosi hanno messo in luce l'importanza di poter assicurare su tutto il territorio nazionale, con livello di dettaglio adeguato, un efficace monitoraggio meteo-idro-pluviometrico
, sostiene la
stessa Relazione sullo stato dell'ambiente 2001 redatta dal ministero
dell'Ambiente. In effetti - come evidenziato anche dalle alluvioni che hanno
colpito nell'autunno 2000 prima il Nord Italia e poi la Toscana - le reti di
monitoraggio, quando esistono, consentono un'efficace gestione dell'emergenza,
diversamente da quanto si verifica in aree non adeguatamente corrette.
L'analisi parte dal territorio. Si studia la geologia, le forme del terreno, l'uso del suolo (distribuzione dei boschi, aree coltivate, ecc.), ma soprattutto tutti i dati che riguardano le piogge per cercare di capire quanta acqua piovana può essere assorbita dal terreno di un determinato bacino idrografico prima di andare a ingrossare un fiume. Grazie alla massa di dati raccolti dalle stazioni metereologiche ed elaborate da personale altamente specializzato, è possibile costruire dei modelli informatici con i quali tentare di conoscere in anticipo il comportamento di un fiume in caso d'emergenza.
È a questo punto che entra (o dovrebbe entrare) in gioco la Protezione Civile che coordina, insieme all'Ufficio della Prefettura, gli interventi 'di riduzione dei rischi, avvertendo in anticipo la popolazione e decidendone eventualmente l'evacuazione. Ci sono dei casi, come in Versilia nel 1996 o a Sarno nel 1998, che non riescono ad essere previsti perché la violenza e la rapidità degli eventi va oltre le previsioni più negative. Ma anche se esisteranno sempre delle inondazioni incontrollabili, è possibile ridurre l'entità di quelle più modeste, ma che provocano lo stesso dei danni. Ancora oggi del resto, nonostante gli enormi progressi conosciuti dall'ingegneria idraulica, la minaccia costituita dalle alluvioni è elevatissima: sono più di 15 milioni le vittime provocate da disastri simili nel mondo negli ultimi venticinque anni.
(12 marzo 2001)
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