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Inchieste

I dati
Un mondo di alluvioni

Parigi, Firenze, Lisbona. Ognuna di questa città ha nella sua storia eventi alluvionali. Più o meno catatrofici. Quanto la crescita demografica, e l'abbandono delle tradizioni, hanno contribuito a trasformare le alluvioni, da eventi neutri in catastrofi? Nell'inchiesta della settimana.

Un uomo, piccolissimo nell'immagine su sfondo verdastro, travolto dalla furia degli elementi

L'onda amica delle civiltà antiche. Sapessi, o saggio Nadir Karim-Kassem, con quanta trepidazione qui in Egitto il popolo aspetta da sempre l'annuale inondazione del Nilo. Senza il fertile strato di limo da questa, il paese tornerebbe a essere una distesa desertica. Abituati a pensarvi in chiave catastrofica, si stenta a ricordare che con il termine alluvione s'intende anche un materiale terroso, limoso o argilloso, depositato da un fiume nelle zone di delta o nelle aree di esondazione.

Un terreno molto fertile, la cui coltivazione ha contribuito allo sviluppo di importanti civiltà antiche, come quella mesopotamica (nelle piane delimitate da Tigri ed Eufrate) e quella egiziana. Gli antichi Egizi (ma non solo gli antichi) attendevano le alluvioni con ansia, come lo scienziato Abd al-Latif scrive nel 1204 a un suo collega dell'Università di Bagdad. Il limo depositato dal Nilo, un terreno morbido da lavorare e ricco di sostanze che servono alle piante per crescere rigogliose, era (ed è) una fonte di sostentamento insostituibile.

Catastrofi naturali. Oggi l'alluvione è invece soprattutto un evento catastrofico, che si verifica quando le acque di un fiume, ingrossate da piogge eccezionali o dallo scioglimento delle nevi, non vengono contenute dalle sponde e si riversano nel territorio circostante. E si hanno alluvioni anche dal mare, causate magari da violente tempeste che dirigono verso la costa potenti ondate. Eppure le alluvioni, in realtà, sono eventi neutri.

Le cause. Gli antichi conoscevano le zone che periodicamente venivano interessate da inondazioni, ed evitavano generalmente di costruirvi all'interno le loro case. È soprattutto con la crescita demografica, e l'abbandono di certe conoscenze tradizionali, che queste aree di sfogo delle acque vengono occupate da abitazioni, accrescendo il rischio di eventi disastrosi (anche se accade spesso che i fiumi cambino il proprio corso finendo per travolgere villaggi e città).

Un percorso storico. Nella storia si ricordano tantissimi eventi alluvionali, ogni città ha le sue annate: Parigi 1658 e 1910, Varsavia 1861 e 1964, Francoforte 1854 e 1930, Lisbona 1755, Roma 1530 e 1557. I grandi fiumi della Terra – dal Nilo al Mississippi, dal Gange al Reno – reclamano tutti periodicamente un po' di spazio per distendere le proprie acque. Ma se c'è un posto dove questo spettacolo si ripete da millenni con monotonia, una regione dove gli effetti benefici e le conseguenze catastrofiche delle alluvioni sono contemporaneamente presenti, questa è la Cina centrosettentrionale, in quell'ampia piana formata dai detriti dello Huanghe (il Fiume Giallo) e dello Yantgze (o Fiume Azzurro). Qui – dove solo il Fiume Giallo ha esondato circa 1500 volte negli ultimi 3000 anni – si stima che siano vissuti e morti più di un centinaio di miliardi di persone, un numero molto maggiore rispetto a qualsiasi altra regione della Terra. E il motivo risiede proprio nella prodigiosa fertilità del suolo determinata dalle ripetute esondazioni dei fiumi. Gli stessi fiumi che, più o meno ogni anno, minacciano città e villaggi. Terreni fertili e alluvioni, croce e delizia della civiltà cinese, e del mondo.

(12 marzo 2001)


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