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Sì, le "comunità" d'immigrati provenienti dalle diverse parti del mondo si differenziano anche notevolmente per le loro richieste di riconoscimento di diritti, al di là delle comuni rivendicazioni di carattere civile, sociale e politico. Tipico in tal senso è il caso delle "comunità" degli immigrati da Paesi islamici. Richieste specifiche sono state peraltro avanzate anche dalle "comunità" prevalentemente femminili (Filippine, Eritrea, Capo Verde, Salvador, Repubblica Dominicana, etc.).
Sì, le "comunità" religiosamente connotate trovano in genere maggior ascolto. Ciò dipende anche dal fatto che molte delle loro richieste sono, o sembrano essere, costituzionalmente tutelate. Inoltre l'accoglimento di tali richieste sembra suscitare un facile consenso, a un costo limitato e senza sollevare resistenze (anche se ciò non è sempre vero, come si è recentemente visto per la questione delle moschee). Per di più alcune loro richieste sono addirittura contrarie alla Costituzione e al cosiddetto "ordine pubblico", come le mutilazioni sessuali alle donne (escissione e infibulazione) e la poligamia.
Ridurre lo stato laico alla pari delle diverse confessioni religiose: piu'danni che vantaggi. La laicità dello Stato in alcuni Paesi europei (in Francia, in particolare) è ben poco laica e veicola in realtà una visione sacrale dello Stato e delle istituzioni che andrebbe superata. Peraltro l'istituzionalizzazione di un pluralismo giuridico nel senso anzidetto comporterebbe probabilmente più danni che vantaggi. Inoltre rischierebbe di ipostatizzare l'appartenenza delle persone a una determina comunità, con una conseguente limitazione delle loro libertà e dei loro diritti. Per conciliare società multiculturale e democrazia liberale bisogna guardare avanti e non indietro.
(5 marzo 2001)
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