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Servizi al cittadino

Il libro
L'abbaglio multiculturale

Volume che raccoglie gli interventi di un convegno organizzato dall'Università di Roma "La Sapienza" sull'analisi sociologica dell'immigrazione, a cura di Umberto Melotti
Edizioni Seam, 2000
pp.147, lire 24.000

Copertina del libro -L'abbaglio multiculturale-

Una critica alla sociologia italiana. Nel saggio d'apertura, Umberto Melotti, che è anche il curatore del volume, non risparmia critiche, e neanche una certa tagliente ironia, per molte delle teorie e delle analisi che si sono compiute in Italia del fenomeno immigratorio. Secondo Melotti molta sociologia italiana si è solo sforzata di dare un quadro rassicurante e, anzi, del tutto vantaggioso per la nostra società dei flussi immigratori.

Ma il fenomeno non è stato compreso. Ad accogliere gli immigrati sono state, insomma, delle categorie interpretative del mondo rigide e ideologiche, mentre poco si è fatto sul piano delle strutture concrete e della comprensione del fatto in sé.

L'abbaglio multiculturale. Per la sinistra gli immigranti sono i nuovi proletari, per i cattolici i nuovi poveri. Ma queste rappresentazioni, dice Melotti, producono un abbaglio, l'abbaglio multiculturale. Analisi siffatte non servono a produrre soluzioni concrete.

Distinguere cittadinanza da nazionalita'. Gli interventi del libro hanno sullo sfondo un'analisi critica della "cultura" che costituisce la via italiana alla società multiculturale. La strada che propone Melotti passa per una netta e rigorosa separazione del concetto di cittadinanza dal concetto di nazionalità. Così per una "integrazione degli immigrati che non voglia ridursi a un fallimentare tentativo di etnocentrica assimilazione, scrive Melotti, è centrale una nuova concezione della cittadinanza, che prescinda da ogni indebita identificazione con la cosiddetta 'nazionalità'". La nazionalità è un sentimento di appartenenza ad una comunità, che deve essere distinto dal diritto formale di cittadinanza. Non ci si deve sentire italiani per godere dei diritti di cittadinanza.

Il concetto di laicita' garantisce la diversita' culturale. L'intervento di Gian Enrico Rusconi ruota intorno ad un punto effettivamente cruciale: "sempre più in Italia, scrive, si parla a sproposito di multiculturalismo, mentre si perde il senso della laicità delle istituzioni". Quest'ultima è un principio più forte del multiculturalismo, perché è la condizione che garantisce, grazie alla sua neutralità, la diversità di culture e la loro pari dignità. "Il concetto di laicità è enormemente più esigente del multiculturalismo...Il principio laico, infatti, non si limita ad affermare il principio di una benevola tolleranza, ma esige positivamente un vincolo reciproco su cui costruire una comunità politica che è solidale in quanto si riconosce lealmente in principi, regole e istituti che prescindono da radici culturali particolari, che, come tali, non sono generalizzabili".

Luoghi comuni da sfatare. Controcorrente e ricco di dati, il saggio di Leone Iraci Fedeli che si occupa della dimensione economica dell'abbaglio multiculturale. Cifre alla mano, molte delle convinzioni più diffuse sarebbero da riformulare o da scartare. Prima fra tutte quella che gli italiani non hanno più voglia di fare i lavori che adesso fanno gli immigrati.

Il punto di vista giuridico. La relazione di Francesco Belvisi affronta il problema dal punto di vista giuridico e, in sostanza, intravede la necessità di cambiare il senso della costituzionalità dei diritti, non più da assumersi come principi fondamentali, ma come principi negoziabili: "il catalogo dei diritti previsti dalle nostre costituzioni deve essere inteso come una lista di principi fondamentali, sì, ma negoziabili in relazioni ai principi contenuti in altri cataloghi di valori propri di altre tradizioni culturali".


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