Menu di navigazione con
accesso rapido da tastiera:
nei browser che supportano il sistema accesskey
, la combinazione di tasti
ALT (CMD su Mac) + lettera evidenziata,
seguita eventualmente da INVIO, può sostituire il clic del mouse.
Home
|
Inchieste
|
Servizi
al cittadino |
Diritti
| isTituzioni
in rete | Associazioni
in rete | Mappa
| accEssibilità | sCrivi
|
Rai.it
a cura di Stefania Grassia
![]() |
Questi anni hanno visto una continua attività legislativa che ha prodotto nuove leggi sulle quali sono intervenute frequenti integrazioni e messe a punto. Questa attività così frammentata risentiva della mancanza di una visione complessiva del fenomeno e di un progetto organico per farvi fronte e, così, la produzione delle relative leggi, per essere guidata sostanzialmente da due urgenze: regolare gli ingressi degli stranieri extracomunitari in modo da evitare problemi di ordine pubblico e garantire agli immigrati i diritti fondamentali.
In questi anni, inoltre, un flusso continuo di emigrazione clandestina, gestita soprattutto dalla malavita organizzata non solo italiana, ha portato ad un aumento della presenza dei clandestini nel nostro paese. La stragrande maggioranza di questi ha trovato un lavoro, il più delle volte precario e in nero, che comunque gli ha consentito di sopravvivere. Nel tentativo di mettere ordine i governi hanno fatto ricorso alle sanatorie che hanno consentito a molte migliaia di immigrati clandestini che avevano trovato lavoro e cominciato un percorso di inserimento nella società italiana, di mettersi in regola emergendo dalla clandestinità nella quale erano costretti.
Nella seconda metà degli anni '90 si cominciò a affrontare la regolamentazione per legge del fenomeno secondo una visione strategica che, nel decidere il tetto massimo di immigrati extracomunitari da far entrare ogni anno nel Paese, teneva conto delle esigenze di mano d'opera del nostro sistema produttivo e dell'andamento del mercato del lavoro interno. Poi è arrivata la legge n.40 del 1998, detta legge Turco-Napolitano, che fissava le linee generali della politica italiana in materia e che conteneva una delega al governo per il riordino e il coordinamento di tutte le leggi sull'immigrazione del nostro ordinamento. Così nacque il 25 luglio 1988 il decreto legislativo n. 286 che ha per titolo "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero". Questo costituisce un corpus organico che sistematizza e mette in ordine la normativa formatasi nel tempo in tema di immigrazione. Attualmente l'immigrazione regolare nel nostro paese si alimenta in tre modi: attraverso i flussi programmati, le richieste di asilo e protezione temporanea per motivi umanitari e i ricongiungimenti familiari. Il diritto di asilo e i ricongiungimenti sono regolati da convenzioni internazionali.
Ma il lavoro parlamentare su questa materia continua. Infatti è in discussione una proposta di legge per emendare il Testo unico. Allo stato delle cose la politica sull' immigrazione viene impostata sulla base di un documento programmatico che il governo compila ogni tre anni e che viene approvato dal comitato dei ministri per le politiche migratorie. Poi il documento diventa oggetto di consultazione con le regioni, le province e i comuni, con il CNEL, con i sindacati dei lavoratori e degli imprenditori e con gli enti e le associazione più attive nell'opera di assistenza e di integrazione degli immigrati. Il testo che uscirà da questo confronto verrà approvato dal Governo e trasmesso al parlamento per la discussione.
(26 febbraio 2001)
1 - continua
Sullo stesso argomento:
Altri collegamenti:
![]() |
D |
![]() |
D |