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Diritti

L'intervista
In favore di una nuova cultura della disabilità

A fronte di importanti passi in avanti dal punto di vista legislativo, in Italia e in Europa, ci sono ancora problemi nell'attuazione delle norme e nella diffusione di una cultura dell'handicap vissuto in primo luogo come diversità e non come mancanza. L'opinione di Franco Bomprezzi.

Franco Bomprezzi. Foto scontornata della testa
Biografia di Franco Bomprezzi
In quali ambiti sono stati fatti i passi in avanti più significativi per migliorare la vita dei disabili?

In primo luogo sono stati fatti grossi progressi in termini di mobilità. Oggi ci sono molte più attrezzature a disposizione dei disabili, e questo consente loro di muoversi molto più agevolmente. Anche viaggiare è diventato più semplice. Le compagnie aeree e le ferrovie si stanno dando da fare per migliorare i servizi a disposizione dei portatori di handicap, anche se ci sono ancora problemi nell'uso effettivo dei mezzi di trasporto: va molto meglio per le strutture di terra come le stazioni e gli aeroporti. Anche sul piano delle comunicazioni sono stati fatti grossi passi in avanti, ma non mancano le contraddizioni. A fronte dell'immensa quantità di informazioni sulla disabilità presente su Internet, c'è molta più confusione e spaesamento da parte degli utenti, che non sanno più come orientarsi in questo mare di notizie. Per quanto riguarda l'utilizzo delle nuove tecnologie, c'è da ritenersi soddisfatti. Oggi anche chi non vede o chi non può adoperare le mani ha la possibilità di usare un PC e di navigare sul Web a un prezzo decisamente accessibile. Con meno di un milione è possibile comperare delle strumentazioni molto valide. Per quanto concerne specificamente i nuovi media, è importante che un portale come quello della Rai si preoccupi della sua accessibilità. Come servizio pubblico, infatti, è doveroso che tenga presenti le esigenze di tutti gli utenti, anche di quelli disabili. In più dà il buon esempio, che speriamo venga seguito a ruota anche dagli altri protagonisti della Rete.

Quali sono le conquiste storiche nella tutela dei diritti dei disabili?

A livello storico vanno senza dubbio ricordate le grandi lotte fatte in America ormai più di trent'anni fa, che per la prima volta hanno affermato il diritto all'orgoglio disabile, precorrendo notevolmente il "gay pride". Figure come quella di Ed Roberts, uno dei maggiori sostenitori dei diritti dei disabili, sono indimenticabili. In Italia sono state senza dubbio importanti le battaglie portate avanti da varie associazioni che hanno contribuito a dare consapevolezza alle persone disabili dei loro diritti. Su tutte, quelle dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili e del suo presidente Alvido Lambrilli, purtroppo scomparso nei mesi scorsi. Tra le conquiste recenti ricordiamo l'introduzione di una nuova norma sul collocamento che impone di dare importanza non tanto a quanto un disabile non può realizzare a causa della sua condizione, ma a quello che effettivamente è in grado di fare, alle sue reali capacità e competenze.

Passiamo dunque alle leggi. Quali sono i punti cardine della legislazione italiana in materia di disabilità?

Innanzitutto va detto che l'Italia, fortunatamente, non è poi messa così male. In quanto alla normativa, il documento più importante risale al 1992, con la legge quadro n. 104. In essa sono stati stabiliti dei principi per rendere più agevole la vita dei disabili. Trattandosi di indicazioni di fondo, però, e non di precetti, questa legge si limita a dire "si può, si potrebbe...". Sarebbe forse stato meglio aggiungere anche dei "si deve".

Ci sono delle zone di interesse che la nostra normativa lascia particolarmente scoperte?

I problemi non riguardano tanto dei buchi legislativi. Molto spesso non c'è consapevolezza del concetto di servizio. E in questo passaggio in atto tra Stato centrale e federalismo, a livello regionale non c'è grande chiarezza nella distribuzione delle competenze. Il problema vero, però, sta nell'attuazione dei principi. Molto spesso infatti ci sono delle norme che non vengono affatto rispettate. Non sono tanto delle irregolarità, quanto delle difficoltà in termini culturali. Voglio dire, quello che manca è soprattutto una certa educazione alla disabilità.

Quindi i provvedimenti più urgenti vanno presi in questa direzione?

Certamente. La sfida più grossa oggi è diffondere una cultura del disabile, aumentare la consapevolezza delle difficoltà che si incontrano quotidianamente, sviluppare una mentalità di servizio. Va in questo senso l'iniziativa che stiamo portando avanti in questi giorni in collaborazione con l'Inail e con il Ministero degli Affari Sociali, il numero verde "Superabile". Si tratta di un numero telefonico gratuito (800 810 810) a cui tutti possono rivolgersi per risolvere rapidamente le questioni legate alla disabilità. Si propone quindi di dare soluzioni rapide e complete a chi si occupa di persone con handicap, dagli architetti agli operatori sociali, fino alle famiglie.

La legislazione europea è all'avanguardia rispetto ai diritti dei disabili?

Devo dire che in Europa non sono ancora diffuse la mentalità e la cultura del disabile di cui parlavo prima. Ci sono Paesi molto avanzati in questo senso, mi riferisco in particolare agli Stati del Nord. Ma anche la Spagna sta facendo grossi passi in avanti. A livello di Commissione Europea non ci sono state grandi iniziative per difendere i diritti del disabile. Il documento più rilevante è di certo l'articolo 13 del Trattato di Amsterdam, che riconosce esplicitamente e pienamente il diritto di cittadinanza al disabile.

(9 marzo 2001)


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