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Biografia di Anna Bartolini |
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Nata a Forlì nel 1940, laureata in Legge. Direttrice dell'Ufficio Studi della Comunità Europea. Giornalista. Presidente del Comitato Difesa Consumatori per 23 anni. Quattro anni al Gabinetto Bonino. Attuale Presidente del Consiglio Nazionale dei Consumatori e Utenti Italiani. Membro Italiano del Consiglio dei Consumatori Europei. Autrice di numerosi libri sui temi dei consumi. |
La consapevolezza nei confronti dei propri diritti sta crescendo notevolmente, grazie ad alcune vittorie storiche che le associazioni hanno avuto in tema di assicurazioni, di mutui, e altro. I cittadini, anche grazie a trasmissioni come "Mi manda Raitre" della Rai, hanno capito, sempre più, che non bisogna essere passivi e hanno iniziato a rivolgersi al giudice di pace o alle associazioni di consumatori. Favorire un'educazione al consumo, significa in primo luogo, agire sul piano politico. Mentre in tanti Paesi del Nord Europa l'educazione al consumo fa parte integrante dei programmi scolastici, in Italia non riusciamo a far passare l'educazione alimentare e quella al consumo. Malgrado i buoni propositi e l'impegno del ministro delle Politiche Agricole e Forestali Alfonso Pecoraro Scanio, e quello dell'Istituto Nazionale della Nutrizione, c'è stata poca apertura da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.
Direi che le cose sono notevolmente cambiate perché, proprio grazie alle associazioni dei consumatori, e grazie agli strumenti che la Commissione ha suggerito a livello nazionale e ha istituito a livello europeo, la cosiddetta "giustizia dei consumatori" ha tolto dalle aule dei tribunali migliaia e migliaia di cause. Oggi c'è il ricorso al giudice di pace, al giudice conciliatore per cause fino a 5 milioni: tutte queste piccole cause che prima andavano davanti al pretore, ora vanno a finire lì. In più, ci sono tantissime forme extragiudiziali di accesso alla giustizia. Le Camere di Commercio si sono tutte attivate per aprire queste forme di conciliazione. Tutte le piccole controversie hanno quindi trovato un'altra strada. Inoltre, la commissione sta mettendo on line un servizio che consentirà di avere on line - attraverso un formulario della Commissione Europea - la soluzione di tutte le controversie, anche quelle oltre confine. Per esempio, se compero un ferro da stiro in Francia e lo trovo malfunzionante, andando sul Web, attraverso un'associazione di consumatori, posso dialogare con l'associazione dello Stato interessato e risolvere il problema. Si tratta di un sistema nuovissimo, che sarà a regime in pochi mesi.
Abbastanza. Non completamente perché, contrariamente all'America, in Europa manca un'etichettatura nutrizionale obbligatoria, che qui è soltanto facoltativa. Molto spesso, poi, queste etichette sono bugiarde. Nel mio libro Cibo sicuro, nel capitolo dedicato alle etichette, ho raccolto decine di casi di bugie nell'etichettatura. Le abbiamo controllate e denunciate. C'è da dire che esistono Paesi più corretti nell'applicare la legislazione sull'etichettatura europea, che peraltro è in via di grande revisione. La Commissione Europea sta facendo un Testo Unico che raggruppa tutta la normativa sull'etichettatura alimentare.
(7 marzo 2001)
1 - continua
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