Sembra di vivere in un mondo dominato dalla comunicazione
audiovisiva. Ma non è vero (anche se
lItalia soffre di una cronica debolezza in fatto di lettura,
che è un sintomo e una causa di arretratezza culturale
vedi la quarta parte di
questo numero). La capacità di leggere e scrivere ha
un ruolo fondamentale nello sviluppo delle culture umane,
oggi come cinquemila anni fa.
Mi scuso per una parentesi personale, ma è
evidente che sono influenzato da fatti soggettivi. Sono un
inguaribile bibliofilo, mi piace leggere e scrivere, sarebbe
per me uninsopportabile privazione non avere quelle
montagne di libri, giornali e riviste in cui rischio continuamente
di sprofondare oltre a tutto ciò che ogni giorno
leggo in rete. Uso le-mail da quindici anni, ma non ho
rinunciato alla corrispondenza cartacea con
busta e francobollo (e, visto lintasamento delle poste,
labitudine sembra ancora abbastanza diffusa).
Tutto ciò non significa, naturalmente, che si
possano trascurare o sottovalutare altre forme di comunicazione.
Ho sempre dedicato molta attenzione per piacere
personale, per studio, per lavoro a ogni genere di
forma espressiva, dalle arti visive alla musica, al teatro,
al cinema, eccetera (anche la televisione nei casi,
oggi rari, in cui è ben fatta e interessante).
Comunque cerco sempre di evitare che le mie preferenze
personali prevalgano su un esame, il più possibile attento,
di tutto ciò che riguarda il resto dellumanità
dalle persone più vicine, che conosco personalmente,
a quelle più remote di cui cerco di capire, con ogni possibile
risorsa di informazione, dialogo e approfondimento, le idee, la
cultura, le tendenze e i comportamenti.
Per fortuna abbiamo una gamma estesa di strumenti e di
modi di esprimerci. Ovviamente la parola scritta non ha mai
sostituito la lingua parlata. Anche chi non sa disegnare
comunica in modo visivo, per gesti, espressioni,
atteggiamenti. Anche chi non sa cantare o suonare uno
strumento musicale capisce e si esprime per toni, ritmi e
intonazioni. Ogni modo di comunicare, o di informarsi,
ha un suo ruolo indispensabile nellinsieme.
Ma la parola scritta, che nella seconda metà del
ventesimo secolo sembrava in progressiva decadenza, oggi ha
un ruolo ancora più importante di quello che ha avuto
fin dai tempi dei primi geroglifici o caratteri cuneiformi. Non
solo per il fatto che (nonostante le carenze ancora molto diffuse)
lanalfabetismo continua a diminuire in tutto il mondo.
Loccasione per ritornare su questo argomento mi
è offerta da un interessante articolo di un autore che
avevo già citato altre volte fin da quando,
più di dieci anni fa, avevo cominciato a leggere le sue
brillanti osservazioni sullo sviluppo della rete e dei nuovi
sistemi di comunicazione. Gerry McGovern lha
pubblicato l8 gennaio 2007 con il titolo
The Web at 15.
Le ricorrenze o date di
origine sono spesso discutibili. Si potrebbe affermare
che il sistema web esiste da 18 anni o che ha cominciato
ad avere larga diffusione 12 anni fa. Ed è anche un fatto
che linternet esiste da più di 25 anni (vedi
cronologia). Ma tre o dieci anni di
differenza non cambiano il significato del ragionamento.
Gerry McGovern parla di rivoluzione testuale
e osserva che «mai prima dora così
tante persone avevano scritto così tanto».
«Se quindici anni fa un giornalista vi avesse
chiesto di predire che cosa sarebbe successo nel 2007, che
cosa avreste detto? Gli avreste spiegato che milioni di
giovani avrebbero usato con disinvoltura una specie di
stenografia (sms) e che milioni di persone si sarebbero messe
a tenere un diario (blog)?»
È vero che nessuno di noi poteva essere in grado,
quindici anni fa, di immaginare una così enorme diffusione
di short message con i telefoni cellulari o una moda
esagerata come quella dei blog (vedi
Blogologia). Ma era
chiaro già allora che con linternet cera un
forte ritorno al predominio della parola scritta. Oggi
alcuni pensano che, con la grande diffusione della musica in rete
e con una crescente presenza di immagini e video, la situazione
si stia di nuovo rovesciando. Ma non è così.
«Guardiamo al futuro osserva Gerry
McGovern e ci aspettiamo cose fantastiche. Non ci
aspettiamo che il futuro ci possa riportare al passato. Ci aspettiamo
che la tecnologia in grado di cambiarci la vita sarà radicale
e totalmente innovativa».
Si tratta di un fatto fondamentale nello sviluppo delle
tecnologie, come in generale di ogni innovazione. Non
è vero che la soluzione migliore sia sempre la
più nuova.
Lesplorazione scientifica deve essere libera
di percorrere tutte le vie del possibile, indipendentemente
da ogni verifica sulla loro utilità. Lo sviluppo tecnico,
invece, deve basarsi sullefficienza pratica.
Non sempre le applicazioni nuove sono
le migliori. Spesso sono più valide quelle già
sperimentate. E quasi sempre le soluzioni più valide
sono unintelligente combinazione di nuove scoperte e
di antiche, verificate esperienze. La vera genialità sta
nel trovare le soluzioni più semplici, e perciò
meno fragili, capaci di essere concretamente efficienti.
Ma ritorniamo alla rete e al valore del testo. «La
rete continua McGovern è una
cosa basilare, fondata su standard semplici e condivisi. Quindici
anni di web sono quindici anni di esplosione del testo. La parola
scritta non ha mai avuto un ruolo così fondamentale
nel nostro modo di vivere, lavorare e divertirci. La rete si
evolve, certo, ma la sua base è la parola scritta».
«Lera del video è arrivata in rete.
La crescita di YouTube è fenomenale. Ma come possiamo
orientarci in YouTube senza parole? Come facciamo a cercare
ciò che vogliamo senza usare le parole? Come possiamo decidere
quale video vogliamo senza leggerne una descrizione?».
La parola scritta, ovviamente, è la chiave di volta di
ogni motore di ricerca, come di ogni altra esplorazione in rete.
Non solo questo è lo strumento fondamentale per tutti noi,
ma è così anche quando si tratta di soldi.
Dice Gerry McGovern: «Parliamo di Google. Come fa
Google a guadagnare denaro? Con annunci di solo testo. Dopo
15 anni, chi fa pubblicità ha fatto guadagnare milioni
di dollari a Google comprando 15 parole di testo».
Non si tratta solo di capire che la televisione non
è (e non è mai stata) lunico strumento
efficace per la pubblicità o per ogni altra
comunicazione dimpresa. Si tratta anche di imparare un nuovo
linguaggio o meglio di riscoprire ciò che si era
dimenticato: come si può comunicare efficacemente con
poche e chiare parole scritte (offrendo quellampia base di
spiegazione e approfondimento che si può realizzare con un
link a una pagina o a un sito online).
«Ci sono imprese conclude McGovern
che creano centinaia di varianti dei loro annunci Google
di 15 parole, cercando la combinazione ottimale che avrà la
massima efficacia. Oggi, nel 2007, vediamo la parola scritta
al vertice della sua potenza».
E così, gira gira, siamo arrivati a riscoprire
ciò che sapevamo cinquanta (o cinquemila) anni fa:
limportanza di concetti semplici e chiari, accompagnati
dalle necessarie risorse di approfondimento. E
lutilità di una continua verifica sulla reale
efficacia della comunicazione. Oltre a ciò che dieci o
quindici anni fa era già evidente, ma da molti non
capito: lutilità della rete come campo di continua
sperimentazione. (Vedi Le imprese
e linternet).
In un successivo articolo, il 21 dicembre 2007,
Words
that work, Gerry McGovern si sofferma
sullimportanza di scegliere le parole giuste. Senza
entrare nei dettagli (che riguadrano in particolare luso
dellinternet) mi limito a citare questa sua osservazione:
«La rete è il terreno della parola. Usare le parole
giuste può significare la differenza fra il successo e il
fallimento». Naturalmente saper scegliere le parole non basta,
bisogna avere unidea molto chiara dei concetti, dei contenuti
e dei significati. E naturalmente non si tratta solo della rete.
Ma... se è vero che la parola scritta ha, oggi
più che mai, un ruolo dominante, cè una
domanda che non ha una risposta facile. La sappiamo usare?
Il problema è complesso. Nella seconda parte di questo numero
cerco di riassumere alcune osservazioni sullargomento.
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