A proposito delleterno dibattito sui contenuti...
scusatemi se (in apparenza) mi perdo nelle nebbie del
passato. Ma la storia non è nuova; e mi sembra
importante capire che ci sono lezioni, abbondantemente
imparate da molto tempo, di cui vale la pena di tener conto.
Sono convinto che se avessi un amico archeologo (e il
tempo di dedicarmi a quel genere di ricerche) potrei trovare
qualche citazione in un papiro egiziano o in quache coccio
sumero perfettamente adatta ai nostri problemi di oggi.
Anche senza andare tanto lontano... ci sono cose scritte
nei secoli scorsi che sono ancora di attualità. Come,
per esempio, il Borghese gentiluomo di Molière,
il cui ignorante protagonista, quando sente dire da un
pedante che ciò che non è in metro e in rima
è prosa (perché a quei tempi si pensava
così) dice stupefatto... ma allora... «moi...
je fais de la prose».
Chiunque abbia avuto a che fare con il mestiere di
scrivere sa che il mondo è pieno di gente che crede di
fare prosa, cioè di saper scrivere solo
perchè conosce lalfabeto come di pedanti che
pretendono di correggere ciò che non capiscono.
Quando avevo diciottanni (in tempi così remoti
che cerano ancora le linotype) mi occupavo di un minuscolo
giornale. Ho imparato fin da allora a combattere con le
tirannie dello spazio, con chi voleva cambiare un
mio articolo o con chi aveva scritto qualcosa che sentivo di
dover cambiare, con chi faceva titoli che non centravano col
testo... eccetera.
E in infinite altre occasioni mi sono trovato a
combattere con grafici che badano a una loro
soggettiva idea dellestetica e rendono i testi illeggibili
(come ad andare splendidamente daccordo con quelli che
capiscono e, con una buona impaginazione, migliorano il
risultato).
Che cosa cambia con le nuove tecnologie?
Alcune cose importanti ma non tutto. Le premesse
fondamentali (farsi leggere e farsi capire) sono le stesse. E
sono gli stessi anche gli errori (spesso madornali) che si
continuano a commettere.
Del resto... non sono così nuove. Si
ragionava ventanni fa (o più?) su come comunicare
online. La posta elettronica esiste dal 1972 (e
anche prima... senza la @). I newsgroup dal 1979 (le
mailing list dal 1986). Lhtml dal 1989 (ma si
parlava già di ipertesto nel 1965).
Non ho mai capito esattamente quando sia nata la
netiquette; ma
ha circa ventanni. E anche quella si dimentica
un po troppo spesso...
Certo: con la comunicazione online abbiamo possibilità
(e problemi) diversi da prima.
Ma per fortuna i criteri più importanti in fatto di contenuti
e di scrittura sono quelli che si sono imparati da cinquemila
anni in qua (e che tutti i giorni qualcuno sembra
dimenticare). Prima di pensare alle
specificità della rete dovremmo cercare di
imparare quanto più possibile da quellantica e
consolidata esperienza. E il punto fondamentale e sempre lo
stesso. Mettersi dalla parte di chi legge (il che
significa anche saper ascoltare)
Un piccolo esempio. Ho scritto due libri
fatti di tanti capitoli brevi (invece che pochi e lunghi). Due diversi
editori mi hanno detto che sbagliavo. Due volte ho insistito
e i fatti (cioè i lettori) mi hanno dato ragione.
Qualcuno mi chiede se lho imparato dallesperienza online.
Può darsi. Ma il fatto è che funziona (per
quei libri non necessariamente per altri) prima di
tutto nelledizione stampata. È solo una conseguenza
il fatto che poi il lavoro è un po più
semplice quando si tratta di trasferire i testi online.