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di Antonio Leonardi
I commercianti. Ma Iva a parte, restano molti quelli che cercano di
spremere lauti guadagni da quei semplici dischetti di plastica argentata. A
cominciare dai commercianti al dettaglio. Da noi i negozianti praticano un ricarico medio del 35 per cento
, continua Mazza,
mentre in Germania, dove il prezzo finale dei cd è tra i più bassi in Europa, il margine rimane di gran lunga inferiore
.
Le case discografiche. Vi è poi la lunga lista di investimenti sostenuti dalle case discografiche per produrre un successo da Hit Parade: registrazione, fabbricazione, pagamento delle royalties all'artista o ad altre etichette straniere, marketing, promozione, produzione di videoclip, la lista potrebbe continuare a lungo. Oltretutto, in media, solo un disco su 400 si trasforma in un successo. E quell'unico exploit deve ripagare anche gli investimenti effettuati sugli altri 399 prodotti che non sfondano.
I produttori. Bisogna dunque rassegnarsi a ripulire il portafogli per
ogni acquisto musicale? Per la verità c'è anche qualche voce fuori dal coro. Nel mercato discografico manca una vera concorrenza che potrebbe abbassare il prezzo dei dischi almeno del 30 per cento
, sostiene Claudio Dentes,
titolare dell'etichetta indipendente Aspirine Music e produttore del complesso
Elio e le storie tese, i cd attorno alle 15-20 mila lire si trovano, il che significa che produrli è economicamente sostenibile. Ma bisognerebbe avere il coraggio di tentare un'operazione del genere con un cantante di grosso calibro. Così si potrebbe verificare, per esempio, se si raggiungono gli stessi fatturati vendendo più copie e se una politica di prezzi contenuti non limiti la produzione di copie pirata
.
I cantanti. Ancora più dura è Loredana Berté che durante un concerto a
Roma ha lanciato accuse di fuoco, riprese da Musica Italiana. Siamo nelle mani di una mafia
, ha denunciato la cantante,
costretti a distribuire i nostri prodotti solo nei duemila negozi previsti. Mi piacerebbe vendere i miei dischi in altri 30 mila punti vendita, le edicole, a un prezzo più basso di quello imposto dalle case discografiche
.
L'oligopolio. Che il controllo dei prezzi imposto dall'oligopolio delle
major discografiche sia ferreo (e ai limiti della correttezza), lo dimostra
anche una sentenza dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato emessa
nell'ottobre del 1997. Bmg Ricordi, Emi, Polygram, Sony Music e Warner Music
sono state infatti multate per cifre tra uno e due miliardi per aver partecipato
a una pratica concordata avente per oggetto e per effetto di falsare in maniera consistente la concorrenza sul mercato discografico in Italia, mediante la definizione di una struttura e un livello uniforme dei prezzi praticati ai rivenditori
.
I discomaniaci. Comunque i discomaniaci non devono abbandonare le
speranze. Credo che questo stato di cose non possa proseguire
,
conclude Dentes, la spinta della pirateria da una parte e della diffusione della musica via Internet dall'altro, presto o tardi costringeranno le case discografiche a rivedere le loro politiche dei prezzi
.
(26 febbraio 2001)
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