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| Biografia di Umberto Melotti |
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Umberto Melotti (Milano, 6-4-1940) è professore ordinario di sociologia politica all'Università di Roma "La Sapienza", oltre ad essere decano per la stessa università del corso di perfezionamento in antropologia culturale delle società complesse. In precedenza aveva insegnato sociologia e antropologia culturale all'Accademia di Belle Arti di Brera e all'Università di Pavia. Ha fondato e dirige la rivista Terzo Mondo. Fra le sue pubblicazioni: Rivoluzione e Società (La Cultura Sociologica, Milano, 1965; trad. spagnola México, 1979); Marx e il Terzo Mondo (Il Saggiatore, Milano, 1972; trad. inglese, spagnola e cinese); Ego e i suoi cugini. Una critica sociobiologica dell'antropologia della parentela (Centro Studi Terzo Mondo, Milano, 1985); La nuova immigrazione a Milano (Mazzotta, Milano, 1985); L'immigrazione, una sfida per l'Europa (Edizioni Associate, Roma, 1992); Etnicità, nazionalità e cittadinanza (Seam, Roma, 2000); L'abbaglio multiculturale (Seam, Roma, 2000). |
La consapevolezza nei confronti dei propri diritti sta crescendo notevolmente, grazie ad alcune vittorie storiche che le associazioni hanno avuto in tema di assicurazioni, di mutui, e altro. I cittadini, anche grazie a trasmissioni come "Mi manda Raitre" della Rai, hanno capito, sempre più, che non bisogna essere passivi e hanno iniziato a rivolgersi al giudice di pace o alle associazioni di consumatori. Favorire un'educazione al consumo, significa in primo luogo, agire sul piano politico. Mentre in tanti Paesi del Nord Europa l'educazione al consumo fa parte integrante dei programmi scolastici, in Italia non riusciamo a far passare l'educazione alimentare e quella al consumo. Malgrado i buoni propositi e l'impegno del ministro delle Politiche Agricole e Forestali Alfonso Pecoraro Scanio, e quello dell'Istituto Nazionale della Nutrizione, c'è stata poca apertura da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.
La legislazione sull'immigrazione presenta delle differenze assai rilevanti nei diversi Paesi europei. Questa differenza è specialmente marcata fra i tre principali Paesi d'immigrazione dell'Europa centro-settentrionale, in cui l'immigrazione è ripresa o è cominciata nella fase della ricostruzione post-bellica (Francia, Regno Unito e Germania). Queste differenze dipendono sia dal diverso tipo d'immigrazione che questi Paesi hanno conosciuto e dalla diversa funzione che tale immigrazione vi ha svolto, sia dalla stessa diversa cultura politica di tali Paesi, che ha ispirato dei "progetti sociali globali" nettamente distinti, se non addirittura opposti, per la gestione del fenomeno.
Il modello d'integrazione francese. In Francia è prevalsa una politica orientata a un'integrazione permanente di una parte consistente degli immigrati (necessari anche per far fronte a una crisi demografica che risale all'Ottocento), previa la loro assimilazione culturale (è il "modello repubblicano d'integrazione", come viene là definito).
Il pluralismo ineguale del Regno Unito. Nel Regno Unito, ove una gran parte degli immigrati proviene dai Paesi del Nuovo Commonwealth, con motivazioni anche di rifugio politico, ed è sin dalle origini presente in consistenti gruppi etnici, prevale una politica di "pluralismo ineguale", che riconosce tutti i diritti, compresi quelli elettorali attivi e passivi, senza una previa assimilazione, ma anche senza un'ideologica enfatizzazione del loro contributo culturale, in un contesto in cui il controllo della situazione resta però chiaramente nelle mani degli autoctoni.
I lavoratori ospiti in Germania. In Germania, dove si è avuto in passato un reclutamento molto consistente d'immigrati per motivi di lavoro, questi ultimi tendono a essere considerati solo come dei "lavoratori ospiti" (Gastarbeiter), anche se il modello d'immigrazione temporanea e rotatoria che giustificava tale definizione è tramontato da un pezzo, e, sino all'entrata in vigore della nuova legge sulla cittadinanza (1-1-2000), gli stessi giovani nati in Germania da immigrati stranieri erano considerati stranieri a tutti gli effetti in virtù del "diritto di sangue" (ora invece possono richiedere la cittadinanza tedesca senza passare per le forche caudine di una restrittiva "naturalizzazione" di diritto comune). In tutti i Paesi dell'Unione Europea vi è stato tuttavia un riavvicinamento della legislazione sugli immigrati, che è probabilmente destinato a ulteriori sviluppi.
La legislazione italiana. Dipende dai diritti considerati. Sicuramente ha minori possibilità di godere dei diritti relativi alla casa e al lavoro (che spesso restano del tutto teorici anche per gli italiani). Ha invece più possibilità di vedere rispettati i diritti relativi alla sua permanenza sul territorio italiano, stanti anche le molte difficoltà di procedere alle espulsioni dovute secondo le norme vigenti.
(5 marzo 2001)
1 - continua
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