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Le frontiere di Italia, Austria, Germania, Spagna e Grecia costituiscono la frontiera esterna dell'Europa comunitaria e costituiscono le porte d'entrata al cosiddetto "spazio Schengen". Questo è l'insieme dei territori di quei dieci paesi che applicano già gli accordi di Schengen (l'Austria, il Belgio, l'Olanda, il Lussemburgo, la Danimarca, l'Austria, la Germania, il Portogallo, la Spagna e l'Italia) in cui possono circolare senza vincoli sia i cittadini comunitari che i cittadini extracomunitari residenti in uno dei diciotto Stati dello "spazio economico europeo". Perciò l'ingresso e la permanenza di cittadini extracomunitari nel nostro paese, come negli altri che vi hanno aderito, sono regolati secondo i principi degli accordi di Schengen. Questi prevedono, tra le altre cose, l'armonizzazione delle leggi e dei regolamenti relativi ai controlli doganali e alla repressione dell'immigrazione clandestina e l'omologazione delle politiche sulle concessioni dei visti e sulle condizioni d'ingresso nei rispettivi territori.
Così, per entrare in Italia, o in uno degli altri paesi dello "spazio Schengen", lo straniero deve avere un passaporto valido, il visto d'ingresso, che può avere durata variabile, e dimostrare di avere sufficienti mezzi di sussistenza. Una volta entrato, per restarvi deve ottenere un permesso di soggiorno che può essere rilasciato a diversi fini (ad esempio, turismo, studio, motivi familiari). Il permesso di soggiorno per lavorare è soggetto alla programmazione dei flussi d'ingresso di cui parliamo nella parte della scheda dedicata al lavoro. Esiste anche la "carta di soggiorno", che è un permesso a tempo indeterminato rilasciato a chi stia da molto tempo in Italia, che consente a chi la possiede di sottrarsi alle formalità per il periodico rinnovo del permesso.
L'ingresso di stranieri in Italia per motivi di lavoro è consentito nei limiti stabiliti dai "flussi d'ingresso": Si tratta di previsioni che il Governo fa periodicamente, basandosi sul numero di lavoratori stranieri necessari alla nostra economia e sullo stato del mercato del lavoro interno. I decreti sui flussi, che possono essere anche più di uno all'anno se il mercato del lavoro lo richieda, stabiliscono non solo il numero degli immigrati, ma anche il Paese di provenienza e il settore lavorativo di destinazione. Gli stranieri extracomunitari che desiderano venire a lavorare in Italia possono anche "prenotarsi", evitando l'avventura della clandestinità, iscrivendosi in apposite liste che si trovano presso gli uffici diplomatici italiani. Un'altra possibilità è di essere chiamati direttamente da un datore di lavoro. I lavoratori stranieri in possesso di un regolare permesso di soggiorno hanno gli stessi diritti dei lavoratori italiani, per quanto riguarda la retribuzione e il trattamento previdenziale ed assistenziale, e possono lavorare in tutti i settori tranne che nella pubblica amministrazione.
(26 febbraio 2001)
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