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Diritti

Tutti i diritti - I diritti dei disabili
1 - Promuovere le potenzialità: la normativa italiana e la tutela dei diritti dei disabili

Le ruote di una carrozzella per disabili motori

Ridurre gli effetti dell'handicap. La normativa sui disabili ha lo scopo di colmare l'eventuale svantaggio sociale che può derivare dall'essere portatori di un handicap e di scongiurare il pericolo di emarginazione. L'idea di fondo è che riducendo gli effetti dell'handicap sulla vita sociale, si riduca l'handicap stesso. Gli strumenti utilizzati dalla legge sono vari e finalizzati a dare una risposta a tutte le esigenze dei disabili: l'assistenza da parte dei propri familiari, i contributi economici, l'eliminazione delle barriere architettoniche, l'accesso all'istruzione e al lavoro. Il primo passo per un disabile per usufruire dei benefici che la legge prevede a suo favore è il riconoscimento formale della sua condizione. Il riconoscimento è necessario per ottenere i benefici economici (pensioni, indennità, ecc.), le facilitazioni per i familiari che assistono (permessi dal lavoro), le agevolazioni fiscali.

La legge quadro 104. E' la legge fondamentale sull'handicap. Tratta tutti gli aspetti dell'handicap e tutti i diritti riconosciuti alla persona disabile in ragione del suo stato, dalle possibilità di ridurre con cure mediche l'handicap, alle agevolazioni nella vita quotidiana. La legge non dimentica neanche lo sport, il turismo e tutte le attività ricreative. Non tratta invece delle provvidenze economiche che sono disciplinate da numerosi provvedimenti, per lo più precedenti alla legge quadro. La materia delle sovvenzioni sarà a breve riordinata. La legge quadro è stata integrata in vari punti nel 1998 da un'altra legge. Nel 1999, con un ulteriore provvedimento, sono state aggiunte alcune disposizioni a favore degli studenti universitari disabili. Altre modifiche e integrazioni sono state apportate dalla legge sui "congedi parentali" (n. 53) nel 2000 (link interno).

Il riconoscimento della disabilità. Il riconoscimento formale dello stato di handicap viene fatto dalle Aziende sanitarie locali, che rilasciano un verbale di accertamento dell'handicap. Dal 1998 è possibile, una volta ottenuto il riconoscimento, autocertificare la propria condizione senza dover esibire, ogni volta che è necessario, l'originale o la copia autenticata del verbale. Questo riconoscimento consente di usufruire di alcune agevolazioni tributarie e fiscali. Perché i familiari possano godere dei permessi per assistere il disabile, occorre invece il certificato di handicap grave, che viene rilasciato a chi, non essendo autonomo a causa della gravità della sua invalidità, necessita di assistenza continua e totale.

L'accertamento dell'handicap è cosa del tutto diversa dal riconoscimento dell'invalidità. Quest'ultimo è infatti un giudizio più tecnico: l'invalidità viene valutata, a seconda della sua gravità e della riduzione della capacità di lavoro che comporta, in base a parametri prestabiliti. Il riconoscimento è ancora di competenza del Servizio sanitario e dà diritto a sovvenzioni economiche. La differenza tra riconoscimento dell'invalidità e valutazione dell'handicap è che quest'ultima è l'accertamento di quanto l'invalidità del disabile "pesi" sulla sua vita personale e sociale e dipende dunque anche da fattori soggettivi e ambientali. Non è impossibile, ad esempio, che due persone egualmente prive della vista vengano considerate portatrici di un diverso grado di handicap, se una è avvantaggiata nella propria condizione sociale e ambientale (usa i sussidi offerti dalla tecnologia, ha un lavoro qualificato, ha una famiglia che la supporta, ecc.) rispetto all'altra.

L'assistenza dei familiari. Per consentire ai familiari di assistere il disabile, la legge prevede che i familiari possano assentarsi dal lavoro usufruendo di particolari permessi. Il familiare può assentarsi per tre giorni ogni mese e le giornate di lavoro perse sono comunque retribuite. L'iniziale ambiguità della norma (l'articolo 33 della legge quadro) è stata superata dall'interpretazione data da una legge del 1993 che conferma, senza ulteriori dubbi, che i permessi sono senz'altro retribuiti. La disciplina dei permessi è stata sempre più ampliata in sede di applicazione della legge: molte circolari, emanate per spiegare come attuare la legge, ne hanno esteso la portata e anche la magistratura ha dato chiare indicazioni nelle sue sentenze a favore di un'estensione della disciplina dei permessi. Ma è stata la recente legge sui "congedi parentali" a portare concrete novità e un decisivo ampliamento del beneficio: ora i permessi per assistere un figlio disabile grave sono concessi al padre che lavora anche quando la madre sia casalinga, non è più necessario che il familiare che chiede il permesso conviva con il disabile che assiste e i permessi mensili retribuiti sono anche coperti da "contributi figurativi", sono cioè utili ai fini della pensione.


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