Numero 49 22 settembre 2000 |
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1. Editoriale:
La gestione dei conflitti |
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Quando si pensa alle comunità online, è
naturale (e ragionevole) che lattenzione si concentri sui
punti di intesa e di reciproca utilità. Una
comunità è un sistema che devessere al
servizio di tutti i suoi partecipanti, ed è giusto che
prevalgano gli argomenti e i comportamenti condivisi, i
fattori di intesa e di concordia. Ma ciò non significa
che tutto debba sempre essere armonioso e tranquillo, che si
debbano evitare le differenze di opinione e i
conflitti.
Quando un conflitto è sterile polemica,
incomprensione o stizza personale è meglio che si
spenga il più velocemente possibile. Ma ci sono
differenze reali, di opinione, di punto di vista, di
posizione culturale o di interessi, che non si eliminano
cercando di cancellarle o di nasconderle sotto unartificiale
e cerimoniale finzione di intesa.
I conflitti sono una realtà; e possono essere
anche un valore. Se ben capiti e gestiti, possono essere una
forza propulsiva. Se cè un dissenso o un contrasto,
basato su realtà concrete o su opinioni rilevanti,
è necessario affrontarlo, capirlo, trarne
insegnamenti. Se un conflitto è nascosto, poco
visibile, mal capito, è bene portarlo alla luce e
approfondirne i motivi.
Questo è vero in qualsiasi comunità o
rapporto umano. Un vecchio proverbio dice che lamore
non è bello se non è litigarello. Non
solo un rapporto di coppia ma anche un sistema più
esteso, dalla famiglia fino a organizzazioni piccole o
grandi, è più forte e vitale se i conflitti
emergono e se ne discute. Ci sono efficaci terapie
psicologiche che risolvono problemi difficili con un lavoro
di gruppo in cui si portano alla luce i conflitti.
È curioso che nella letteratura sulla gestione
aziendale e nelle metodologie di gestione delle imprese ci
siano scarse analisi su questo tema. Mi sembra importante
capire che i conflitti esistono, ed è meglio prenderne
coscienza. Possono essere gestiti in molti modi diversi,
secondo il caso; ma mi sembra che una soluzione efficace dei
conflitti possa orientarsi su quattro percorsi.
- Spegnerli o ridurli. Identificare le cause e
rimuoverle, o almeno attenuarne leffetto.
- Eliminarli. Questo può richiedere soluzioni
drastiche, come lo spostamento di persone da un ruolo a un
altro o leliminazione dallorganico di persone che, per
carattere o comportamento, sono causa continua di conflitto.
- Risolverli. Modificando circostanze che causano
situazioni conflittuali, migliorando lorganizzazione,
arrivando a chiarimenti nelle relazioni oppure a modifiche
dei metodi operativi (o delle strutture fisiche) che possano
eliminare o ridurre situazioni di disagio.
- Gestirli. Cioè capire quando e dove i conflitti
sono utili, possono trasformarsi in strumenti di conoscenza,
spinte dinamiche, strumenti di verifica e di
miglioramento.
Di solito, quando ci si accorge di un conflitto, si cerca
una delle prime tre soluzioni. E spesso questo è il
comportamento migliore. Ma non sempre. Può essere
molto utile non soffocare i conflitti ma portarli alla luce,
trarne insegnamento, non lasciare che lenergia si accumuli
in pericolose pentole a pressione o bombe
inesplose ma capirla e trasformarla in forza
motrice.
Se questo è vero in generale, in ogni
comunità umana, assume un significato particolare nel
caso delle comunità online. Si tratta di capire se
sono quei fuochi di paglia che nel gergo della rete si
chiamano flame, e che è meglio spegnere prima che
provochino un incendio; o se si tratta di cose assai meno
futili, che non è bene cancellare o ignorare, ma se
incoraggiate e ben gestite possono arricchire il comune
patrimonio di conoscenza e la qualità del dialogo.
Saper ascoltare è unarte difficile, e ancora meno
facile è trasformare i contrasti di opinione in utile
dibattito; ma quando ci si riesce si scopre che
linnovazione, il miglioramento della qualità, lo
sviluppo di nuove idee assumono spesso laspetto iniziale di
conflitti.
A questo proposito, vedi anche le osservazioni sul lavoro
di gruppo e sullutilità del dissenso nello svilluppo
delle idee nel documento La strategia dove
si osserva che senza un po di attrito è difficile che
nasca una scintilla.
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2. Le perplessità continuano |
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Come sanno i lettori abituali di questa rubrica, se metto
spesso laccento sui problemi e sulle perplessità non
è perché sono pessimista a
proposito dello sviluppo di attività online di ogni
specie e in particolare delle attività dimpresa. Al
contrario, sono e rimango convinto che le possibilità
siano molto interessanti. Ma a questi sviluppi non giovano le
continue esagerazioni, cui corrispondono inevitabili
delusioni.
In mezzo al gran rumore dellimperversante
trionfalismo si affacciano,
ogni tanto, voci di perplessità anche sulla stampa a
larga diffusione. L8 settembre 2000, sul supplemento del
venerdì di Repubblica, si esprimeva una voce non
qualsiasi, perché riflette le percezioni
di uno dei gruppi editoriali più fortemente impegnati
nellattività online.
Cera una volta luragano internet, cui giustamente si
ribellavano tutti coloro che si sentivano estranei a parole e
concetti agitati come imperativi autoritari. Da qualche
settimana soffia fortissimo un uragano in senso opposto: i
giornali grondano delusione per la fine del commercio
elettronico, per le delusioni di chi ha pensato di
arricchirsi rapidamente e ha scoperto in fretta e furia la
durezza delle leggi economiche e infine la crisi del giornale
on line, che resta un grande successo di pubblico si dice
ma emerge come un vero e proprio fallimento negli incassi
pubblicitari. A sostegno di queste affermazioni si citano i
licenziamenti in alcune redazioni on line
americane, anche di grandi giornali. Estremismi simmetrici:
così come nella prima fase si dava per affermato
ciò che era solo agli inizi, così nella seconda
prevale un pessimismo catastrofistico.
Credo di essere un lettore abbastanza attento e non ho
notato in queste settimane una particolare
recrudescenza di catastrofismo. Il ciclo continua a ripetersi
da anni, con esasperante monotonia. Lesagerazione conduce
alla delusione, poi la catastrofe si rivela meno
apocalittica, riparte lesagerazione, e così via. Non
ci sono stati licenziamenti solo nelle redazioni di alcuni
giornali online, ma anche in molte altre imprese. E ci sono
stati anche parecchi fallimenti. Più evidenti negli
Stati Uniti, dove si tratta (in parte) di bankruptcy
dichiarate e pubblicamente discusse; meno visibili in Europa
e in Italia, dove più spesso si tratta di esitazioni,
di progetti abortiti, di attività spente o
impantanate, di imprese che tirano i remi in
barca prima ancora di aver potuto capire se
uniniziativa aveva un potenziale di sviluppo.
Tutto questo era inevitabile in un clima di aspettative
esagerate, di scelte frettolose e di speculazione selvaggia.
Ma sembra che le lezioni dellesperienza siano inascoltate.
Alcune cose, scritte anni fa, potrebbero essere ripetute oggi.
Come quando nel 1996 si parlava di hangover, cioè del
malessere che segue la sbornia; e nel primo numero questa
rubrica (febbraio 1997) della necessità di una
doccia fredda per chiarirsi le
idee. Più che a un succedersi di uragani contrapposti
sembra di assistere a una perenne ubriachezza collettiva in
cui si alternano e si incrociano fasi di esaltazione e di
depressione. In questo marasma la voce della ragione è
soffocata. Anche il più elementare buon senso viene
percepito con fastidio e ostilità o come qualcosa di
sconcertante, sorprendente o provocatorio. In un mondo di
pinocchi la sorte dei grilli parlanti è molto
incerta.
Il danno più grave è la perplessità
che tutto questo suscita nelle imprese. In molte diverse
occasioni ho potuto constatare quanto siano grandi la
confusione e lincomprensione. Di nuovo, recentemente, ho
incontrato un gruppo di imprenditori che si stanno facendo
domande piuttosto serie su come usare la rete. Per lennesima
volta ho potuto toccare con mano la
profondità dellabisso che separa le loro reali
esigenze dalle offerte e proposte di cui sono sommersi da
fornitori di ogni sorta di servizi. La cattiva dottrina, le
false promesse, lenfasi su improbabili miracoli,
lincompetenza di chi promette ciò che non sa fare,
insomma limperversare di idee confuse e inconcludenti, non
sono soltanto cattivi liquori che possono provocare mal di
testa e mal di stomaco. Sono veleni.
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3. Rispuntano gli ipocriti sulla pedofilia |
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A pochi giorni di distanza, il 18 e il 20 agosto 2000,
ci sono stati due orribili delitti.
Due bambine crudelmente assassinate. Queste notizie
hanno scatenato una comprensibile onda emozionale; e una
altrettanto prevedibile, ma non per questo perdonabile,
ondata di speculazioni e ipocrisie. Proclami politici,
manipolazioni dellinformazione, minacce repressive,
unimprovvisa fiammata di chiacchiere e di clamore sul tema
grave e profondo delle violenze contro i bambini o gli
adolescenti. Un male purtroppo diffuso, nascosto in angoli
bui della nostra società, un po dovunque: perfino
nelle scuole, nelle chiese e nelle famiglie. Un problema che
richiederebbe attenzione continua, educazione sociale,
impegno costante perché le vittime (come spesso
succede) non si chiudano nella paura e nel silenzio.
Invece... ancora una volta ci si avventa sullinternet,
che ovviamente non ha nulla a che fare con i delitti che
hanno scatenato il fracasso, né con le cause profonde
del male.
Non si è ripetuta quellosssessionante bagarre che
aveva perseguitato la rete per anni ed era culminata in una
grottesca esplosione nel settembre del 1998.
Ci fu allora un gran clamore intorno a una
gigantesca indagine che avrebbe sgominato
la pedofilia in Italia e che si concluse con
lincriminazione di tre persone accusate di collezionare
fotografie. Come sarebbe consolante, se fosse vero: se i
persecutori di bambini e minorenni in Italia fossero solo
tre, se non facessero altro che collezionare immagini di
discutibile valore artistico, e se fossero stati
tutti messi in condizione di non nuocere. Ma purtroppo
questa, nonostante il rimbombo che aveva avuto su tutti i
mezzi di informazione, era una spudorata bugia. Una vanteria
insensata di persone ambiziose che volevano approfittare
delloccasione per mettersi in mostra.
Questa volta non cè uneco così esagerata;
tuttavia sono comparse di nuovo sui giornali notizie dello
stesso genere. Una grande inchiesta ha portato
(si dice) allincriminazione di 36 persone che (si dice)
fanno traffico di fotografie. Ma non erano stati
sgominati due anni fa? Comunque 36 è un
numero molto piccolo, e va considerato il fatto che (come si
è dimostrato in casi precedenti) è probabile che
molte delle persone indagate risultino innocenti e non coinvolte
nel supposto traffico di materiale sospetto.
Ciò che non dicono i laudatores di queste
operazioni (regolarmente annunciate nel momento in cui
servono a far notizia) è che le
forze dellordine sono attivamente presenti
online da parecchi anni; che ci sono agenti della polizia,
dei carabinieri e della guardia di finanza con una lunga e
profonda esperienza della rete; e che una delle loro
attività preferite è andare a caccia di chi
tenta di accalappiare in rete qualche minorenne ingenuo (che
spesso è un poliziotto travestito) o di chi partecipa
ad aree di discussione su temi delicati o indulge
nello scambio di materiale più o meno
osceno, specialmente se si tratta di bambini o
adolescenti. Per non parlare di organizzazioni volontarie e
aggregazioni spontanee di cacciatori di pedofili
in rete. Data la continua sorveglianza, è sorprendente
che ci sia ancora in giro qualcuno che ha questi
comportamenti online e non è ancora caduto nelle mani
della giustizia. Mentre tanti malfattori continuano
indisturbati nelle loro perverse attività, di cui
nessuno sembra occuparsi se non quando cè un
orripilante assassinio, o si ha notizia di qualche altro
episodio grave, che fa nascere una violentissima, ma
purtroppo effimera, ondata di interesse; e più o meno
confuse campagne di repressione, che ottengono scarsissimi
risultati nellindividuare i veri colpevoli mentre quasi
sempre sconvolgono la vita di molte persone che non hanno mai
commesso alcun abuso.
Che cosa cè di sbagliato in tutto questo? Quattro
cose. La prima è che, di nuovo, si approfitta della
diffusa indignazione per criminalizzare la rete.
La seconda è che si crea una sceneggiata intorno a un
episodio marginale per dare la falsa impressione che si sta
facendo qualcosa di serio contro la pedofilia. La
terza è che unindiscriminata caccia alle
streghe porta alla persecuzione di un buon numero di
innocenti. Il caso mostruoso di uno sventurato padre, che
aveva una bambina gravemente malata e fu sbattuto in
prima pagina come stupratore, è solo uno dei
più drammatici fa gli infiniti episodi del genere.
Lultima, ma non meno importante, è che si
continua con lassurda prassi dei sequestri
di computer. Che si sequestrino cassette di film, fotografie,
materiali elettronici specificamente incriminati per
contenuti più o meno reprensibili, può essere
ragionevole. Che si sequestrino interi computer (compresi
accessori e periferiche), spesso danneggiando gravemente non
solo la persona sospettata ma anche altre, del tutto estranee
allindagine, è inaccettabile. Fin dai tempi del
famigerato Italian crackdown
del 1994 (non motivato da alcuna attività criminale, ma solo
dalla supposta presenza di software non registrato) le ondate di
sequestri continuano a susseguirsi, con i più svariati
pretesti. Con le relative sceneggiate di invasioni armate,
famiglie sbalordite o uffici saccheggiati, persone messe alla
gogna prima che sia stata dimostrata una qualsiasi
colpevolezza.
Ed è grave che questo sconsiderato e perverso
comportamento di una parte della magistratura e di una parte
delle forze dellordine (per fortuna non tutti) continui a
essere ignorato dai nostri grandi mezzi di
informazione. Sempre pronti a discutere ad infinitum su
qualche indagine che riguarda i ricchi e i potenti, ma molto
distratti quando si tratta di persecuzioni contro un gran
numero di cittadini. Sempre pronti ad applaudire quando si
aggredisce un presunto pedofilo o
pirata, senza chiedersi quanti innocenti siano
vittime di queste pretestuose crociate. E purtroppo molte
delle vittime hanno paura di denunciare
gli abusi: il che dimostra che spesso le autorità
sono colpevoli di intimidazione. Così rendendosi simili a quei
violentatori che fingono di voler catturare.
Cè una sola eccezione (che io sappia) al clamoroso
silenzio dei grandi mezzi di informazione su questo
opprimente problema. Una drammatica lettera di una lettrice è stata pubblicata da Barbara Palombelli su Repubblica del 16 settembre.
Quella lettera merita di essere letta con attenzione. Il caso è gravissimo: un insegnante, che si dichiara del tutto innocente (e probilmente lo è) rischia di perdere il lavoro, di apparire come un mostro agli occhi della scuola, degli alunni, delle loro famiglie e di tutta la comunità in cui vive semplicemente perché è stato coinvolto per errore in unindagine su presunti accessi a siti di pornografia online che contengono immagini di minorenni. Vorrei, ancora una volta, sottolineare che questa allucinante vicenda è tuttaltro che un caso isolato. E che gli unici a trarre vantaggio dalle assurde cacce alle streghe sono i veri colpevoli di abusi e violenze contro i bambini e gli adolescenti. O forse i siti di sesso hard di varia specie, che dal clamore diffuso potrebbero ottenere un aumento di traffico (cosa sconsigliabile, perché sono le peggiori fonti di spamming e di truffe).
Post scriptum
Pochi giorni dopo luscita di questo numero del Mercante in rete, fra il 26 e il 28 settembre 2000, si è diffusa con grande clamore unaltra notizia. Unorganizzazione criminale, basata in Russia, diffonde materiale sadico in cui si assiste a scene di tortura e uccisione di persone compresi, a quanto pare, adolescenti e bambini. Come avevo già osservato due anni fa, lesistenza di un commercio clandestino di questo genere era nota alle forze di polizia internazionali, e alle associazioni contro la violenza, molto prima che esistesse linternet. E si sapeva che in parte si trattava delle riprese di torture e uccisioni perpetrate in diversi paesi (nellAmerica Latina, in Africa e altrove), in parte di film costruiti in cui gli orrori erano finti, e in qualche caso estremo si poteva trattare di qualcuno che veniva torturato o ucciso apposta per produrre un film. Ciò che è incomprensibile, e scandaloso, è che per decenni si sia fatto così poco per reprimere quellallucinante traffico e per individuare le origini; e che per così tanti anni il problema sia stato ignorato dai grandi mezzi di informazione. In che mondo vivono la procura di Torre Annunziata, i cacciatori di pedofili che dicono di aver scoperto questo sordido commercio, e i giornalisti che diffondono la notizia? Perché un problema gravissimo che esiste da quarantanni o più ci viene proposto oggi come nuovo? E sopratutto perché viene, ancora una volta, citata la rete come se fosse la causa del problema, mentre è uno strumento per individuare almeno una parte di quel traffico clandestino? Insomma perché solo oggi, tutta un tratto, la notizia sale allonore delle conache e, ancora una volta, si criminalizza linternet? Secondo le notizie pubblicate dai giornali, i maggiori colpevoli (in Russia e chissà dove altro) sono a piede libero. Si dice che in Italia siano state arrestate otto persone, indagate 1.700 fra cui, molto probabilmente, centinaia di innocenti sottoposti a inaudite persecuzioni. Assisteremo ancora una volta a una situazione in cui alla barbarie si reagisce aggiungendo altra barbarie? Questa indagine riuscirà davvero a trovare le radici di quellantico e orribile commercio? E comunque... ci si limiterà a indagare su casi clamorosi come questo o si farà qualcosa per incidere su un problema quotidiano, che si annida in molte pari oscure della nostra società e che non viene minimamente scalfito dalle indagini su quella piccola parte dei delitti che viene fotografata o filmata? Purtroppo è probabile che ancora una volta queste domande, nel gran clamore e scandalo che circonda alcuni episodi, rimangano senza risposta.
La bagarre poi è continuata, con uninfinità di pseudo-notizie e commenti demenziali. Il tema è ripreso più estesamente in due articoli: Il coro dei bugiardi alla seconda crociata e Chi si rivede? Il diavolo nella rete.
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4. Avremo nuove ondate di sequestri? |
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Il 19 settembre è entrata in vigore la nuova legge
sul diritto dautore, dei cui molteplici difetti
si è già parlato nel
numero 47 di questa rubrica.
Si è subito scatenato un coro di applausi,
specialmente in televisione, ma anche sulla stampa (facile
capire chi ne siano gli orchestratori). Ma questa volta,
anche se un po sottovoce, su alcuni giornali comincia
ad apparire qualche segnale di dissenso. Per esempio sul
Corriere della Sera del 19 e in particolare sul Messaggero
del 21 settembre dove si spiega che «la legge n. 248 ha fatto un
quarantotto». Non ci sono barricate né
dimostrazioni in piazza, ma «si scatenano le ire»
di chi ha cuore linteresse dei cittadini e dei
consumatori. Larticolo osserva che
«la questione è seria. Se chi gestisce una bisca
clandestina, traffica in armi o commette atti osceni in luogo
pubblico rischia due anni di soggiorno in qualche struttura
penitenziaria, come dovremo considerare il figlio del vicino
di casa se nutriamo il sospetto che stia copiando un floppy
con la possibiltà di tre anni di reclusione?».
Anche se annegata nel clamore di un ambiguo consenso,
la voce della ragione comincia a fare capolino.
Vedremo se, nonostante le modifiche apportate alla legge
proprio per legare le mani alla magistratura, ci
saranno di nuovo magistrati intelligenti e coraggiosi capaci
di attenuare le assurdità di un sistema di norme che
ci rende tutti criminali (chi avrà mai la
possibilità di seguire qualche assurda procedura
burocratica ogni volta che fa una fotocopia? come sarà
possibile applicare un bollino Siae in tutti i
casi in cui la legge, assurdamente, lo richiede?) e che, se
portata alla sue estreme conseguenze, riempirebbe le prigioni
di persone che, per aver usato un software in
prova un giorno in più del periodo consentito,
o per aver duplicato una cassetta di musica, potrebbero subire
condanne paragonabili a quelle per omicidio colposo. E quanti
saranno gli agenti di polizia (per fortuna ce ne sono) capaci di
condurre indagini esaurienti senza intimidire o terrorizzare
persone estranee ai fatti o effettuare inutili sequestri.
La pessima legge, purtroppo, è quella che è
e non sarà facile cambiarla. Non ci resta che contare
sul buon senso di chi la dovrà applicare.
O assisteremo a unennesima smisurata ondata di sequestri
di computer, stampanti, fotocopiatrici e aggeggi di ogni
specie, compresi i tappetini dei mouse?
Alcuni magistrati e alcuni dirigenti delle forze
dellordine avevano promesso, già qualche anno fa,
di organizzare un sistematico addestramento per diffondere la
conoscenza dei metodi (legittimi quanto efficaci) che
permettono di condurre indagini senza inutili sequestri o
altre persecuzioni. Sarebbe interessante sapere se quelle
promesse hanno avuto un seguito; e se nonostante i madornali
(quanto intenzionali) errori del legislatore lapplicazione
pratica delle norme potrà avvenire con un minimo di
buon senso e di civiltà.
O cadremo in quella trappola allitaliana per cui, come
diceva Giolitti, le leggi per gli amici si interpretano, per
i nemici si applicano? Cioè si chiuderanno gli occhi
su molti casi, magari di reale colpevolezza, ma si approfitterà
di unennesima legge assurda per perseguitare chi sta antipatico
a qualche grande o piccolo centro di potere?
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5. Aggiornamenti sui numeri della rete |
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Dalla fine di agosto 2000, le analisi numeriche
sullinternet nel mondo, in Italia e in Europa non si trovano
più in questa rubrica ma in una sezione a parte in
questo sito, chiamata dati, dove sono
aggiornate ogni volta che si rendono disponibili nuove
informazioni e ci sono cambiamenti rilevanti.
In questo periodo ci sono alcune difficoltà
nellaggiornamento, dovute al fatto che (per la prima volta
in 13 anni) nellestate 2000 non è stata pubblicata
lanalisi semestrale di hostcount su scala mondiale; e che
nelle analisi mensili su scala europea ci sono alcune
distonie, probabilmente temporanee, che riguardano alcuni
paesi (fra cui la gran Bretagna) ma con particolare
incoerenza nel caso dellItalia lunico paese al mondo con
una rilevante presenza in rete per cui fonti internazionali
indicano dati non disponibili. Le analisi sono
perciò aggiornate introducendo provvisoriamente alcune
ponderazioni e correttivi, in attesa che nei
prossimi mesi divengano disponibili dati più
attendibili. (Sui problemi di interpretazione di dati e
statistiche vedi Non sempre i numeri hanno
un senso).
Nel mondo
La crescita generale della rete continua a essere veloce,
anche se non riconducibile ad alcuna curva logica.
Host internet 1991-2000
Numeri in milioni
Continuano a esserci forti differenze secondo le aree
geografiche e fra i diversi paesi del mondo. Vedi la
documentazione nella sezione dati.
Vediamo un aggiornamento degli abituali grafici di
densità rispetto alla popolazione e di penetrazione dellinternet
rispetto al reddito, su scala mondiale (per i 34 paesi con più
di 100.000 host internet).
Host internet per 1000 abitanti in 34 paesi
La posizione dellItalia (anche in ragione di un
correttivo introdotto in questa analisi) è
migliorata, ma rimane debole rispetto ai paesi più avanzati.
Vediamo il solito grafico sullattività in
rete rispetto al reddito.
Host internet in rapporto al reddito (PIL) in 34 paesi
La situazione dellItalia è un po migliorata, ma
è evidente che siamo ancora molto lontani da una
presenza in rete paragonabile al livello della nostra
economia. Ricordiamo che lItalia ha fra il 3 e il 4 per
cento delleconomia mondiale, mentre la sua attività
in rete è circa l1 per cento del totale.
In Europa
Unanalisi più dettagliata dei dati europei si
trova nella sezione dedicata a questo
argomento. Qui vediamo solo tre grafici. Il primo è
una torta che rappresenta a situazione nei 15
paesi europei con più di 200.000 host internet.
15 paesi europei
La Francia, con la conversione dal minitel allinternet,
è lanciata in un percorso di crescita che lha portata
a superare lOlanda e probabilmente nel tempo la
avvicinerà alla Gran Bretagna. La posizione
dellItalia risulta migliorata, ma occorre ricordare che si
tratta di unelaborazione provvisoria; vedremo nei prossimi
mesi, se e quando emergeranno dati più solidi, se
sarà confermata.
Vediamo ora i soliti grafici, come quelli che
abbiamo visto su scala mondiale. Riferiti ai 28 paesi con
più di 30.000 host internet nellarea Europa -
Mediterraneo - Medio Oriente.
Host internet per 1000 abitanti in 28 paesi
dellarea Europa - Mediterraneo - Medio Oriente
Se il correttivo introdotto in questa analisi è
(come spero) valido, per la prima volta lItalia ha raggiunto
la media dellEuropa; ma è ancora molto lontana dal
livello dellUnione Europea. E intanto è stata
superata dagli Emirati Arabi...
Vediamo ora, per gli stessi paesi, la situazione in rapporto al reddito.
Host internet in rapporto al reddito (PIL) in 28 paesi
dellarea Europa - Mediterraneo - Medio Oriente
La Francia ha superato la Germania; di poco, per ora, ma
la differenza tende a crescere. I paesi meridionali
dellUnione Europea stanno gradualmente recuperando una parte
dello svantaggio, ma sono ancora molto lontani dal livello
dei paesi più sviluppati. LItalia sembra aver
superato la Grecia e raggiunto la Spagna (mentre in passato
era più arretrata rispetto al reddito) ma le differenze sono
troppo piccole per poter avere un significato rilevante; vedremo
nei prossimi mesi se ci saranno variazioni in questa tendenza.
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Poco dopo la pubblicazione di questo numero del Mercante in rete
sono diventati disponibili nuovi dati, che mostrano un notevole miglioramento
della situazione dellItalia nelluso dellinternet.
Una sintesi aggiornata si trova nel numero 50
di questa rubrica.
Unanalisi più dettagliata è nelle sezioni dedicate ai dati
internazionali ed europei.
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In Italia
Nella parte italiana della sezione dati
cè unanalisi più estesa, e in graduale
arricchimento, sullutilizzo dellinternet in Italia. Qui ci
limitiamo a cinque dei molti grafici che si trovano in quella
documentazione (oltre ad alcuni già pubblicati nel
numero 48 di questa rubrica).
Per cominciare, vediamo un dato interessante che emerge
da una ricerca di Eurisko riguardo alluso
domestico della rete.
Uso dellinternet da casa
Numeri in migliaia
La parte rossa delle barre indica laumento dal settembre 1999 al giugno 2000
Non è la prima volta che si rilevano dati
di questo genere, anche da altre fonti. Se tutte le persone
che hanno un collegamento allinternet in casa lo usassero,
il numero di utenti domestici della rete
aumenterebbe di due terzi. Se la maggior parte delle persone
che hanno un computer in casa si collegasse allinternet,
potrebbe triplicare. Non è difficile immaginare che ci
sia una situazione analoga anche nei collegamenti dal luogo
di lavoro. Alla luce di questi fatti, è bizzarro che
tanti si affannino a offrire soluzioni assai meno adeguate,
come il collegamento dai telefoni cellulari o aggeggi da
attaccare al televisore. Ciò che servirebbe davvero
è la diffusione di una più seria cultura della
rete, che la renda interessante per chi non la usa; un
miglioramento della qualità reale dei servizi online;
e uninformazione corretta sul fatto che per collegarsi non
occorre avere computer di tipo particolare o di potenza
elevata.
Passiamo ora al quadro generale e vediamo (dalla stessa
fonte) una suddivisione per aree geografiche.
Utenti internet per grandi aree
geografiche
Percentuali
La situazione si sta progressivamente equilibrando;
cè ancora un relativo minor sviluppo nellItalia
meridionale e insulare ma le differenze continuano ad
attenuarsi.
Ci sono cambiamenti rilevanti per quanto riguarda
letà delle persone che si collegano.
Utenti internet per età
Percentuali
Si conferma un crescente afflusso di giovani.
Rimane molto debole la penetrazione dellinternet fra gli
anziani, ma alcuni segnali indicano che anche questa
situazione sta cominciando a cambiare.
È stata accolta con comprensibile compiacimento la
notizia che, secondo alcune indagini, negli Stati uniti oggi
ci sarebbero più donne che uomini online. Ma anche in
Italia si stanno facendo notevoli progressi.
% di donne online
Ci sono forti differenze fra le diverse fonti sul numero
di donne online, che varia dal 28 al 39 per cento del totale.
Ma tutte concordano sul fatto che sta aumentando. Fra i
nuovi utenti la parità è raggiunta.
Un anno fa sembrava che le donne si collegassero soprattutto
dal lavoro, ma ora stanno crescendo nelluso
domestico della rete.
Ci sono cambiamenti molto rilevanti per quanto riguarda i
livelli economici e culturali. La rete non è
più il privilegio di chi ha maggiori risorse
economiche o un titolo di studio più
alto.
Utenti internet per livello scolastico
Percentuali
La differenza fra i livelli scolastici
alti e medi diminuisce continuamente.
Ma i livelli scolastici più alti rimangono prevalenti
fra le persone che dicono di collegarsi spesso
alla rete. Vediamo una tendenza analoga anche in relazione al
reddito.
Utenti internet in base al reddito
Percentuali
La situazione continua a equilibrarsi. Ormai non
cè più differenza nella penetrazione della
rete fra i livelli medi e alti. Ma
luso frequente dellinternet rimane concentrato al livelli
più alti di reddito.
Insomma linternet in Italia è uscita
dallincubatrice. Non è ancora una parte abituale
della vita di tutti, ma si sta evolvendo in quella direzione.
Gli appassionati della rete, o i vagabondi che si
dedicano a una generica navigazione, sono una
piccola ed effimera minoranza. La maggior parte delle persone
ha una visione funzionale della rete: cioè
la usa per attività specifiche secondo le sue esigenze
e i suoi interessi professionali e personali. La
maturazione della rete dipenderà
soprattutto dalla qualità dellofferta, cioè
dalla validità e utilità dei servizi offerti.
La situazione è molto confusa. Ci sono ancora carenze
gravi, per qualità più che per quantità.
Ma quello è un altro discorso...
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