La network society
vista dall’Italia

Di Giancarlo Livraghigian@gandalf.it

Traduzione italiana (a cura di MyTech) della relazione nella panel session
The network society as seen by two European underdogs (Italy and Spain)
al congresso CFP2000 (Computers, Freedom and Privacy)
a Toronto il 6 Aprile 2000

Questa versione contiene dati più dettagliati e aggiornati di quella originale
pubblicata nel volume distribuito al CFP2000 dove c’erano limitazioni di spazio.
Analisi più complete e ulteriormente aggiornate
(con un significativo miglioramento della situazione in Italia)
si trovano nella sezione dati.

Vedi anche un articolo sul congresso CFP pubblicato il 13 giugno 2000.




Da quando abbiamo presentato la prima stesura di questa relazione nell’ottobre 1999 molte cose sono cambiate. Gli "underdog" non sono più così arretrati come prima, ma esistono ancora enormi differenze nella penetrazione dell'’internet in Europa. Prima di descrivere la situazione italiana, consideriamo alcuni dati numerici – basati sul calcolo dei host internet in Europa pubblicato da RIPE. I dato sono "ponderati" per ridurre l’effetto di oscillazioni tecniche temporanee.

Ci sono 14 Paesi in Europa con oltre 200.000 host internet. Questi sono i dati paragonati a quelli dello stesso periodo nel 1998 e 1999.


  1998 1999 2000
Gran Bretagna 1.058.247 1.467.550 1.741.727
Germania 1.140.066 1.479.027 1.640.343
Francia 385.443 623.500 1.264.027
Olanda 401.206 640.625 1.020.960
Italia 282.052 413.882 733.108
Spagna 201.685 308.437 539.113
Svezia 360.643 417.894 524.081
Finlandia 501.211 470.887 492.513
Norvegia 295.115 319.628 442.510
Danimarca 172.531 301.242 354.434
Belgio 111.883 216.690 339.357
Svizzera 192.183 249.630 300.249
Austria 110.518 172.569 262.632
Russia 152.021 195.183 240.752
Totale area 5.942.491 8.200.734 10.816.526

Attualmente ci sono quattro paesi in Europa con oltre un milione di host internet. In Olanda continua un forte sviluppo; in Francia stiamo vedendo i risultati dello spostamento dell'attività on line dal minitel all’internet; l’Italia e la Spagna hanno superato, in termini di numero complessivo, leader tradizionali come Finlandia, Svezia e Norvegia...

Il quadro è più immediatamente comprensibile se lo vediamo come grafico a "torta".

14 paesi

Più di metà dell’internet in Europa è in quattro paesi.

La prossima tabella mostra un’analisi più dettagliata (33 paesi – su 10 nell’area RIPE – con più di 10.000 host).


  Numero di host
2000 (ponderato)
% aumento
in un anno
% del
totale area
host per
1000 abitanti
Islanda 33.828 + 34,5 0,3 123,5
Norvegia 442.510 + 38,4 4,1 100,6
Finlandia 492.513 + 4,6 4,6 96,6
Danimarca 354.434 + 17,7 3,3 68,2
Olanda 1.020.960 + 59,4 9,4 65,0
Svezia 524.081 + 25,6 4,8 59,6
Svizzera 300.249 + 20,3 2,8 41,1
Belgio 339.357 + 56,6 3,1 33,3
Austria 262-632 + 52,2 2,4 32,0
Gran Bretagna 1.741.727 + 18,7 16,1 29,9
Irlanda 100.034 + 68,6 0,9 27,8
Israele 155.038 +32,5 0,9 26,7
Francia 1.264.027 + 102,7 11,7 21,6
Estonia 30.661 + 24,7 0,3 20,4
Germania 1.640.343 + 10.9 15,2 20,0
Spagna 539.113 + 74,8 5,0 13,6
Italia 733.108 + 77,1 6,8 12,8
Slovenia 23.559 + 2,6 0,2 12,3
Republica Ceca 124.077 + 40,9 1,1 12,2
Ungheria 119.642 + 20,5 1,1 12,0
Portogallo 81.046 + 37,5 0,7 8,3
Grecia 79.642 + 50,0 0,7 7,6
Lettonia 18,877 + 25,7 0,2 7,6
Slovacchia 28,680 + 24,3 0,3 5,3
Polonia 181,784 + 55,3 1,7 4,7
Lituania 14,571 + 43,3 0,1 3,9
Croazia 16.130 + 36.5 0.1 3.6
Bulgaria 17,199 + 63.2 0.2 2.1
Russia 240,752 + 63.2 2.2 1.6
Romania 36.294 + 37.7 0.3 1.6
Turchia 85,700 + 75.4 0.8 1.4
Ucraina 28,973 + 36.2 0.3 0.6
Unione Europea 9,184,403 + 37.3 84.9 24.6
Totale area 10,818,526 + 31.9 15.4

L’85% dell’internet nell’area Europa - Mediterraneo - Medio Oriente (che comprende anche una parte dell’Africa settentrionale e centrale) si trova nell’Unione Europea. I tre quarti del totale sono in dieci paesi su cento: Gran Bretagna, Germania, Francia, Benelux e Scandinavia. Quattro stati mediterranei (Italia, Spagna, Grecia, Turchia) hanno avuto una crescita veloce nel 1999, ma sono ancora molto indietro rispetto all’alta densità dell’Europa settentrionale.

La notevole crescita della Francia – in particolare nell’ultimo trimestre del 1999 – è dovuta a una particolare "anomalia francese". C’era un uso esteso di un vecchio sistema, il minitel, che assorbiva gran parte delle comunicazioni online. Negli ultimi due anni il governo francese ha offerto incentivi per spostare il traffico dal minitel all’internet e cominciamo a vederne i risultati.

Vediamo ora un grafico che mostra lo sviluppo dell’internet nei cinque "grandi" paesi dell’Unione Europea.


Host internet in cinque paesi europei 1996-1999

Dati trimestrali "ponderati" – numeri in migliaia

La differenza fra i due paesi più avanzati e gli altri stava aumentando, ma dal 1999 l’andamento si è invertito. I paesi dell’Europa meridionale (anche la Grecia e il Portogallo) rescono più velocemente. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per valutare la solidità di questa tendenza. Ma intanto tre cose sono chiare. Il 90 % dell’internet europea si trova nei paesi dell’Europa occidentale. L’uso della rete è relativamente alto in alcuni paesi dell’Europa orientale (non è una coincidenza che quelli con un uso più esteso dell’ internet siano i più forti candidati a entrare nell’Unione Europea).

Alcuni degli underdog (come l’Italia e la Spagna) stanno cominciando a recuperare lo svantaggio; ma ci sono ancora forti differenze all’interno dell’Europa – com’è evidente se guardiamo il grafico relativo alla densità (host per mille abitanti) nei 28 Paesi nell’area Europa-Mediterraneo con più di 20.000 host internet.


Host internet per 1000 abitanti in 28 paesi
nell’area Europa-Mediterraneo

Per molti anni, la Finlandia ha avuto la più alta densità al mondo nell’ uso dell’internet, ma ora è stata superata dagli Stati Uniti e la situazione in Scandinavia si sta gradualmente equilibrando. Anche altri stati dell’Europa settentrionale stanno raggiungendo livelli molto elevati – in particolare l’Olanda. La Germania, invece, è sotto la media dell’Unione Europea. Se e quando la conversione dal minitel sarà completata, la Francia potrebbe trovarsi nello stesso gruppo dellla Gren Bretagna, mentre Spagna e Italia sono ancora molto al di sotto delle loro potenzialità, nonostante un notevole progresso rispetto agli anni scorsi.

Ci sono stati alcuni problemi, specialmente nel 1999-2000, nel calcolo dei host internet in Italia. La situazione attuale è probabilmente migliore di quanto indicano questi grafici. Tuttavia, anche con queste imprecisioni, le prospettive generali sono abbastanza chiare.

Ora vediamo una mappa geografica che mostra la densità di uso dell’internet in Europa.


Host internet per 1000 abitanti


Il quadro è, ancora più rilevante se confrontiamo il hostcount internet con il reddito (PIL).


Host internet in relazione al reddito (PIL)
in 28 paesi dell’area Europa-Mediterraneo

La Germania è debole in proporzione alla sua economia. Alcuni Paesi dell’Europa orientale sono più avanti, in relazione al reddito, rispetto alla maggior parte delle loro controparti occidentali. La debolezza degli "underdog" nell’Europa meridionale è evidente. La Spagna sta dando segnali di miglioramento, mentre l’Italia è ancora debole.

Per quale motivo alcuni paesi sono più avanzati, o arretrati, di altri? Alcuni fattori semplici, come la densità di popolazione, hanno una certa influenza, come nel caso della Scandinavia; ma c’è un forte sviluppo dell’internet in paesi densamente popolati come l’Olanda. Il motivo è la tecnologia? Non proprio. L’Italia, per esempio, ha una penetrazione relativamente bassa di computer nelle abitazioni, ma fino a poco tempo fa solo una casa su tre con il computer aveva una connessione internet. Lo sviluppo della rete è sopratutto un problema culturale, perché si basa molto più su come le persone entrano in relazione fra loro, e su come comprendono il valore e l’utilità dell’internet, che su qualunque tecnologia.


Che cosa succede in Italia?

Ci sono più telefoni cellulari in Italia che in qualsiasi altro paese europeo. Nonostante le tariffe alte e complicate, si prevede che entro l’anno 2000 il numero dei telefoni mobili suoperi quello dei "fissi" tradizionali. Questo dimostra che gli italiani possono essere molto veloci nell’accogliere nuove tecnologie – quando ne hanno voglia. Fino a circa un anno fa, la maggior parte delle persone nel mio paese non era interessata all’internet, perché non aveva una risposta valida a una semplice domanda: Che cosa me ne faccio? Questo atteggiamento era comprensibile, perché nessuno stava spiegando alle persone in che cosa l’internet poteva essere utile. Di chi è la colpa? Dei mezzi di informazione, del governo e delle imprese.


Non c’è una repressione intenzionale dell’internet in Italia, tuttavia...

Negli ambienti internazionali c’è una vaga percezione che l’Italia possa essere uno dei paesi in cui c’è censura o repressione governativa contro l’internet. Questa idea è stata ripresa perfino nella Declaration of Independence of Cyberspace di John Perry Barlow. Ma si tratta di un malinteso. Perché i problemi ci sono, ma nulla hanno a che fare con censura o repressione governativa.

Questa idea si è diffusa in seguito al famigerato Italian crackdown del 1994. Ecco come, all’epoca, il fatto fu descritto da Bruce Sterling (l’autore di Hacker Crackdown, un "classico", in fatto di repressione e persecuzione contro la rete).

Nel maggio 1994, la polizia italiana ha sferrato un attacco contro i BBS italiani con uno spiegamento di forze che era era almeno il doppio di quelle impiegate nella "Operation Sundevil" negli Stati Uniti – probabilmente cinque volte più grande. Questa è la più massiccia operazione di sequestri di servizi telematici nella storia mondiale. La polizia italiana non è stata la prima a organizzare un attacco su larga scala contro i servizi di rete, ma lo ha fatto con più energia e violenza di chiunque altro al mondo.

A differenza dell’attacco americano del 1990, che era diretto contro hacker e presunti terroristi, il crackdown italiano ebbe origine da un’indagine relativa a software non registrato richiesta dalla Microsoft e dalla BSA (Business Software Alliance) che andò oltre le intenzioni dei suoi primi istigatori. Due o tre pretori, tecnicamente ignoranti e in preda un eccesso di zelo, speravano di mettersi in luce occupandosi di qualcosa di nuovo che potesse "fare notizia". Scatenarono una "caccia alle streghe" su scala nazionale coinvolgendo (e terrorizzando) un gran numero di persone innocenti. Le vittime furono soprattutto BBS (all’epoca in Italia c’erano 2000 BBS e pochissime connessioni all’internet). Il problema dei sequestri di computer continua, come spiegherà Andrea Monti, ma è il risultato di una mal concepita normativa sui diritti d’autore e sulla proprietà del software, e della mancanza di un’educazione tecnica e procedurale nei tribunali e nelle forze dell’ordine – non di una politica deliberatamente repressiva da parte del governo.

Questo è solo uno dei tanti problemi che devono essere affrontati. C’è l’evidente necessità di un "cane da guartdia" che operi con coerenza nel tempo per proteggere la libertà e la privacy dei cittadini. Proprio in questa prospettiva di lungo termine è nata, nel 1994, l’associazione ALCEI.


Miti e paure

Fino a poco tempo fa, i"grandi mezzi" di informazione in Italia avevano paura dell’internet (vedi Cassandra). Erano preoccupati (e in gran parte lo sono ancora) che potesse interferire con il loro potere di controllo sulle informazioni. L’Italia è una vera democrazia e c’è libertà di opinione, ma il sistema dei media è deformato e distorto. Il 90% della televisione è concentrato in due gruppi (uno controllato dallo stato e l’altro dal capo dell’opposizione) e una grande parte della stampa è fortemente influenzata da partiti politici e interessi economici. L’idea di perdere il controllo e i relativi privilegi non piace agli interessi dominanti, compresa l’élite culturale.

Non credo che ci fosse un piano concertato per ostacolare lo sviluppo dell’internet, ma nulla è stato fatto per favorirlo. I mass media hanno confuso l’argomento con una miscela velenosa di esagerazioni fantastiche e di immaginari orrori e pericoli. Per anni l’internet è stata presentata come un ambiente inumano, più adatto a robot e androidi che alle persone. Storie di virus, attacchi di hacker, pornografia, pedofilia, azioni terroristiche e ogni tipo di pericoli venivano (e sono ancora) gonfiate con grottesca frequenza ed evidenza. Anche se oggi molte persone hanno una maggiore familiarità con l’internet (e i giornali parlano più di falsi entusiasmi che di orrore) molte persone preferiscono ancora usare la rete solo nei luoghi di lavoro, perché non si fidano a connettersi da casa.


La burocrazia e la legge

L’economia e la società italiana sono notoriamente frenate da una delle peggiori amministrazioni pubbliche al mondo e questo, purtroppo, comprende anche il nostro sistema scolastico. Negli ultimi anni il governo ha compiuto seri tentativi per cercare di migliorare l'efficienza e dare un miglior servizio alle imprese ed ai privati, ma èun compito difficile e complicato. I vecchi sistemi e gli atteggiamenti retrogradi sono duri a morire. Andrea Monti (che è molto più competente di me nelle questioni legali ed amministrative) spiegherà come e perché l’internet in Italia è ostacolata dalla burocrazia e come la situazione sia aggravata da leggi e norme sbagliate.

Uno dei motivi per cui l’ nternet ha avuto un avvio lento in Italia è che non esistevano validi servizi pubblici online. Adesso l’intenzione dichiarata è di voler fare meglio e di più, e alcuni servizi cominciano a essere disponibili, anche se molti sono male organizzati e inefficienti. Alla fine del 1998, il governo e alcuni interessi politici hanno cominciato a comprendere che grosso rischio sia per il nostro paese continuare a restare arretrato nella network society e nella new economy; ma stanno ancora cercando di capire cosa devono fare e come. Uno dei problemi è che l’inglese è sempre stato considerato nel nostro sistema scolastico come "una delle lingue straniere" e solo negli ultimi due o tre anni le autorità stanno cominciando a capire che la conoscenza del "linguaggio globale" dovrebbe essere molto più estesa e non un privilegio delle famiglie "benestanti" che possono permettersi di pagare un’istruzione privata e mandare i loro figli all’estero.


La miopia delle imprese

Se il governo è lento ed impacciato nel capire l’internet, il mondo delle imprese (grandi e piccole) non sta facendo meglio. Per molti anni ha ignorato il problema (e le occasioni che la rete può offrire) continuando a concentrarsi sulle attività abituali e sulle pressioni economiche di breve termine. Solo recentemente ha cominciato a sperimentare la rete, ma con poco impegno e senza obiettivi chiari. Il moltiplicarsi di siti web "decorativi" e mal strutturati ha portato alla delusione delle imprese, che naturalmente non hanno ottenuto risultati, e dei loro clienti. I nuovi arrivati in rete si stancano presto di esplorare siti poco interessanti. Si parla molto di e-business e di e-commerce ma alle chiacchiere non seguno i fatti.

Molti servizi online hanno fatto di tutto per vendere spazi pubblicitari, ma con scarsi risultati. Gli investimenti in pubblicità online sono meno di un terzo dell’uno percento della spesa totale di advertising in Italia. E, ancora peggio, l’enfasi sull’internet come "un altro mezzo pubblicitario" ha distolto le imprese dal reale valore dell’uso della rete come risorsa e strumento competitivo.


La situazione sta cambiando

Ci sono sempre stati, e ci sono ancora, valutazioni discordi e confuse riguardo al numero di persone che sono online in Italia (come nel resto del mondo), ma non è questo il punto. Il vero problema non è sapere quante sono, ma come usano l’internet. Una delle leggende più ridicole è l’idea ampiamente diffusa che il tipico utente dell’internet sia un giovane tecnomane che sta molte ore al giorno a "navigare". Molti operatori della rete stanno ancora cercando di vendere i loro servizi a quel "target" immaginario. Le ricerche hanno dimostrato che i principali utenti dell’internet sono persone adulte che lavorano, hanno poco tempo da perdere e usano la rete in modo selettivo. Solo recentemente la percentuale dei giovani online è aumentata – e pochi sono "navigatori" accaniti.

C’è stato un notevole cambiamento nel 1999. Anche in Italia cresce sempre più il numero di persone che usano l’internet. Non c’è alcuna efficace iniziativa " dall’alto per educarle o incoraggiarle (la maggior parte dei tentativi di "alfabetizzazione informatica" ha fatto pi&ugave danno che bene). Le persone scprono l’utilità della rete per comunicare con il resto del mondo. Si accorgono che un amico, o una delle aziende con cui hannoo rapoprti di lavoro, ha l’e-mail; che possono usare la rete per informarsi meglio, per il loro lavoro, per i loro interessi culturali o anche per divertimento. In tutte le ricerche risulta evidente che si tratta di uno sviluppo naturale, che deriva dall’esperienza quotidiana delle persone. Ciò significa che si tratta di una tendenza forte e duratura.

Userò solo tre grafici per spiegare questo sviluppo.

Per un’analisi più dettagliata (e più aggiornata) vedi la parte italiana della sezione “dati” (ci saranno ulteriori aggiornamenti quando nuovi dati segnaleranno cambiamenti significativi). Tutte le ricerche confermano una penetrazione crescente dell’internet in strati più ampi della popolazione, compresi i livelli economici e scolastici medio-bassi.


"Utenti" internet in Italia per età

Fino a poco tempo fa, l’uso della rete era concentrato nel segmento 35-44 anni. Ora c’è un maggiore afflusso di giovani. Ma rimane un problema serio l’assenza degli anziani, che in Italia sono una parte grande – e crescente – della popolazione.


"Utenti" internet in Italia per livello scolastico

C’è un notevole cambiamento. Fino a poco tempo fa l’uso della rete era molto più concentrato nei livelli scolastici più alti


"Utenti" internet in Italia in rapporto al reddito

Anche qui c’è un cambiamento significativo. Vediamo una diffusione molto maggiore dell’internet nelle categorie "medie" e "medio-basse" – e la tendenza continua.

L’80 per cento delle persone online in Italia ha qualche conoscenza dell’inglese (rispetto al 30 per cento nella popolazione in generale). Le donne in rete sono solo il 37 per cento, ma questa è una percentuale molto più alta che negli anni scorsi ed è in aumento. Più di metà delle persone in rete oggi non aveva un accesso un anno fa; ricerche recenti dimostrano che i "nuovi utenti" non sono così ingenui come sembrano pensare alcuni fornitori di servizi in rete. Imparano presto a trovare la propria strada e a usare la rete selettivamente.

Ci sono più di 300 ISP (Internet service provider) in Italia, ma la maggior parte dell’attività è concentrata in pochi grandi operatori. Negli ultimi due anni, e specialmente nel 1999, si è sviluppata una "guerra dei portali", con i grandi fornitori di servizi online che cercano di dominare il mercato dell’internet offrendo l’accesso "gratuito". La proliferazione dei portali e di "internet gratis" non è la causa della maggiore diffusione della rete, perché è avvenuta dopo che questa tendenza era già in atto. Sembra che crei parecchia confusione e che stia aumentando il numero delle persone che provano e poi smettono. I tentativi di incanalare gli utenti verso i portali non sembrano, finora, avere successo. Le persone usano i servizi quando soddisfano le loro esigenze, ma non c’è "fedeltà" a un particolare punto di accesso.

Altri indicatori confermano un fatto fondamentale: l’internet non è più un privilegio per pochi esperti o per la fascia di popolazione più abbiente, ma sta si sta trasformando in uno "strumento di tutti" – e questa è una tendenza naturale che deriva dalle persone e non dalle autorità o dall’establishment intellettuale.

Un altro cambiamento rievante (anche se ancora in nuce e poco evidente) sta nell’atteggiamento delle imprese. Dal giugno 1999 (ma con maggiore evidenza verso la fine del’anno e nei primi mesi del 2000) ci sono state indicazioni di una nuova tendenza. Le grandi imprese stanno cominciando a capire che devono considerare l’internet con maggiore serietà e che non sanno come fare. Questa percezione non sembra essere ancora diffusa nel vasto mondo delle piccole e medie imprese, che sono la forza motrice dell’economia italiana. Ma almeno esiste e sta cominciando a prender forma. La diagnosi è il primo passo di qualsiasi cura efficace; la diffusione di imbarazzo e disagio nelle imprese è una buona notizia. Più ci accorgiamo di avere un problema serio, più saremo in grado di risolverlo. E se il mondo delle imprese riuscirà a capire davvero il significato della rete, prima o poi lo farà anche il governo

 



Una sintesi (in inglese) della discussione in questa panel session
è stata pubblicata su Wired online il 7 Aprile 2000.

Un articolo (in italiano) sul convegno CFP
è stato pubblicato su MyTech il 13 giugno 2000