È clamoroso e colpevole
il silenzio deigrandi mezzi dinformazione
sul perpetuarsi di queste
ingiustificate violenze;
come delle autorità politiche
e dei legislatori
che non solo non fanno nulla per porre
termine agli abusi
ma continuano ad aggravare la situazione
Si parla tanto di diritti civili, di malfunzionamento della giustizia; e anche di sottosviluppo italiano in fatto di informatica e telematica. Ma cè un problema grave che continua a essere ignorato dai grandi mezzi di informazione e dal mondo politico e non seguito neppure nel mondo della rete con lattenzione che merita. Il ricorrente, intollerabile abuso dei sequestri di computer. Si parla ogni tanto di un singolo episodio, ma poi tutto cade nel dimenticatoio; e intanto la persecuzione continua.
Credo che pochi ormai ricordino londata di sequestri che afflisse le reti telematiche in Italia nel 1994. Ma è ancor meno capito e percepito il fatto che quellassurda e ingiustificabile violenza continua a ripetersi, nel disinteresse generale; sembra che lunica ad occuparsene sia ALCEI.
Il crackdown del 1994 ebbe una certa eco internazionale, per la sua insolita dimensione e violenza. Bruce Sterling, autore di un classico sullargomento (Hacker Crackdown, 1992) osservò che quella italiana era la più grande e scatenata operazione del genere in tutto il mondo, più grave e più estesa anche della famosa repressione del 1990 negli Stati Uniti. Le due operazioni erano molto diverse. Mentre quella americana si basava sulle (vere o presunte) attività di hacker, e su un immaginario rischio di attività politico-terroristiche (compreso il caso clamoroso della persecuzione giudiziaria di un editore di giochi di strategia) quella italiana partiva da un tema più pedestre: luso di software non registrato. Naturalmente cerano davvero alcuni BBS che trafficavano in software copiato; sarebbe stato facile identificarli senza perseguitare mezzo mondo, ma alcuni pretori (partendo da Pesaro e Torino) pensarono che fosse uninteressante occasione di protagonismo occuparsi di questa cosa strana e sconosciuta la comunicazione elettronica. Il risultato fu unondata di sequestri e di persecuzioni poliziesche, che sparse il terrore nellallora ristretto mondo della telematica italiana (benché fosse piccolo rispetto allattuale diffusione dellinternet, aveva una dimensione non trascurabile: in Italia cerano duemila BBS). Una delle conseguenze di quella malaugurata operazione è la convinzione, ancora diffusa in alcuni ambienti internazionali, che si trattasse di censura; lItalia è citata qua e là fra i paesi in cui il governo censura la rete, mentre la mega-repressione del 1994 aveva tuttaltri motivi.
Perché riparlarne oggi? Perché il sopruso continua, su scala ancora più estesa; e mentre corrono fiumi dinchiostro sulla rete, spesso dedicati ad argomenti irrilevanti, questa grave situazione continua a sfuggire sia ai grandi mezzi dinformazione, sia alle autorità che dicono di voler favorire la diffusione dellinformatica e della rete ma, in questo come in altri casi, fanno il contrario.
Una delle radici del male sta in unassurda legislazione che considera il possesso e luso di software non registrato come un reato penale, perseguibile dufficio. Alcune sentenze avevano interpretato la legge in modo più sensato, di fatto considerando perseguibile il commercio di software copiato ma non il puro e semplice possesso; i nostri legislatori anziché agire in questa sensata direzione hanno fatto lopposto, cioè hanno inasprito i rigori. Inoltre, quando si è deciso di depenalizzare una serie di reati minori, ci si è dimenticati di eliminare la stortura che sottopone a regime penale ciò che al massimo è la violazione di un contratto privato. Mi sembra fondato il sospetto che queste anomalie siano dovute alle potenti lobby dei discografici, dei produttori di film e dei produttori di software, mentre nessuno si preoccupa di proteggere da inaudite persecuzioni cittadini innocenti (o tuttal più colpevoli di non aver rispettato tutte le clausole di un contratto di licenza)
Ma il problema di cui parlo qui è un altro. Indipendentemente dal motivo per cui viene condotta unindagine, è illegittimo e ingiustificato sequestrare computer o hard disk; o addirittura stampanti, modem e altre periferiche... dischetti e cd (anche di cose perfettamente legittime)... talvolta perfino i tappetini dei mouse.
Qual è il problema? La sostanza è semplice. Una persona, sospettata di qualcosa o anche solo coinvolta per caso o per sbaglio in unindagine, si vede privare di strumenti di lavoro e di vita. (Ci sono addirittura situazioni in cui qualcuno si è trovato con un computer sequestrato solo perché laveva portato a riparare in un negozio coinvolto in qualche indagine e poi si è visto anche arrivare la polizia in casa). Per motivi che variano dalle accuse più gravi (ma spesso risulta che gli indagati sono innocenti) al banale acquisto sul mercato di un gioco o di un piccolo software che qualcuno vendeva senza autorizzazione. Il danno è enorme. Le vittime sono terrorizzate, non capiscono quale sciagura o persecuzione si stia abbattendo su di loro, né perché. Spesso i legali cui si affidano sono impreparati e non sanno come difendere i perseguitati, né come ottenere un sollecito dissequestro. (Di questo argomento si è già parato altre volte: vedi per esempio la lista di link alla fine di questo articolo). Questi sequestri sono necessari per il corretto svolgimento delle indagini? Certamente no. Come dimostrato dal fatto che ci sono alcuni magistrati illuminati che conducono le loro indagini senza mai disporre un sequestro.
Sono accettabili e giustificabili? Decisamente no. Sono unassurda violazione dei diritti dei cittadini e anche di alcune leggi fondamentali: per esempio degli articoli 4, 14, 15, 35 e 41 della Costituzione italiana, della convenzione internazionale per la salvaguardia dei diritti delluomo e del codice di procedura penale (come fu chiarito già quattro anni fa in un comunicato di ALCEI).
Nonostante questi evidenti fatti, labuso continua, e le dimensioni del fenomeno sono impressionanti. Una recente dichiarazione della Guardia di Finanza ha parlato di 2000 sequestri nel corso di una sola indagine e ce ne sono molte altre. Un fatto sconcertante è che non solo le forze dellordine continuano in questo comportamento assurdo e incivile, ma addirittura se ne vantano.
Altrettanto impressionante è il silenzio dei mass media. Di sequestri si parla solo in occasione di qualche inchiesta che suscita la curiosità della stampa (perché si tratta di più o meno immaginari o sopravvalutati casi di intrusione o di temi ad alto contenuto emozionale, come la pedofilia) e senza mai chiedersi se sono legittimi o giustificati. Uno dei fenomeni più clamorosi di disinformazione fu la spudorata vanteria, nel settembre 1998, di un ufficio di polizia che volle far credere di aver debellato la pedofilia quando furono incriminate quattro (letteralmente quattro) persone accusate di fare collezione di fotografie più o meno disgustose di bambini e minorenni e di usare linternet per scambiarsi quel sordido materiale. Si è già parlato dellincredibile clamore suscitato da quella minuscola indagine (vedi Storia della crociata infame Alice nel paese delle ipocrisie La crociata, il macigno e il venticello Dagli alluntore Internet, il bambino e lacqua sporca Quel simpaticone di Zio Luigi). Fra laltro di quella, come di tante altre vicende, non si conosce il seguito: nessuno ha pubblicato notizie sullesito dei processi.
Sul problema dei sequestri continua a esserci una coltre di silenzio e non è facile capire perché. Paura, ignoranza, connivenza? Davvero la nostra stampa è così asservita ai grandi interessi economici, o così spaventata allidea di criticare un magistrato o un poliziotto, che lo fa solo quando gli interessi lesi sono quelli di persone potenti o famose? Perché un dettaglio in unindagine a carico di un parlamentare o di unaltra persona in vista scatena crisi politiche e fiumi dinchiostro, mentre di migliaia di cittadini ingiustamente perseguitati non si occupa nessuno? Può essere considerato civile e avanzato un paese in cui il semplice fatto di possedere un computer, e di essere collegati alla rete, può portarci ad essere svegliati alle sei di mattina da bande di uomini armati, trattati come pericolosi assassini e privati senza motivo di strumenti fondamentali di vita e di lavoro?
Sarebbe interessante se qualcuno, nel mondo politico o giudiziario o nei grandi mezzi di informazione, ci desse una risposta che stiamo aspettando da cinque anni.
Alcuni link su questo argomento
Oltre a vari comunicati di ALCEI
Jaccuse
http://gandalf.it/garbugli/garb22.htmPericolo: sequestratori in agguato
http://gandalf.it/free/sequest.htmMamma, li Turchi
http://gandalf.it/free/turchi.htmLe vittime silenziose
http://gandalf.it/free/vittime.htmTre facce della barbarie
http://gandalf.it/free/trefacce.htm