Il saturnista sul tetto

Cos'è un tetto? "Struttura deputata alla copertura di una costruzione". Giusto? Sbagliato. Un tetto serve ad un sacco di altre cose, tutto sta a saperlo usare. Ve lo dimostro.

La villetta che affitto l'estate ha un tetto spiovente di mattoni rossi. Due lati contrapposti arrivano fino a terra e possono essere usati come un piano inclinato per raggiungere una sorta di terrazzo, posto al centro dell'abitazione, di sopra. C'è anche una ringhiera per accompagnarsi (ci vogliono buone caviglie), ma nessun gradino. C'erano, invero, ma sono stati tolti. Per fortuna.

Insomma, se si segue la ringhiera si arriva al terrazzo, ma per farlo bisogna calpestare il tetto. Quest'ultimo ha la medesima inclinazione ovunque, e se si riesce a stare in equilibrio senza l'aiuto della ringhiera si può andare a spasso infischiandosene della presunta destinazione, cioè il terrazzo. E così faccio spesso, soprattutto quando sono al telefono: gironzolo a piedi nudi per non scivolare sul cotto rugoso, guardo il panorama che da lì è piuttosto bello e chiacchiero ad alta voce gesticolando. Poi concludo dicendo: "Ti saluto, ora scendo dal tetto". Una sera mi ci sono sdraiato, scivolando lentamente come i ragazzini e restando impiccato nella maglietta e quasi stritolato dai pantaloni, che invece non scivolavano affatto. Insomma, è un bel tetto. Ma non è qui che volevo arrivare.

A giugno di alcuni anni fa, prima che il Fondatore del Saturnismo venisse assunto in cielo [1] e dunque quando ancora percorreva l'italico suolo ed evangelizzava (cioè saturnizzava) la plebe (fra cui me ed altri), ci trovammo insieme al mare lui, io ed un terzo amico. Casa sua ha pure un tetto niente male: il terrazzino al piano superiore ne è praticamente immerso e benché non ci si possa camminare (troppa inclinazione), davanzali e tramezzi sono percorribili senza troppe acrobazie [2]. Anche lì la vista è clamorosa, ma questo è un dettaglio.

Tornati a casa dopo un lungo giro per discoteche, un giro drammaticamente infruttuoso sotto tutti i punti di vista, ci stavamo preparando per andare a letto. Il terzo saturnista era caracollato fra le lenzuola e produceva rumori inequivocabili. Noi facciamo un salto sul terrazzino così, per salutare il paesaggio prima di raggiungere il nostro amico già ospite di Morfeo. In realtà Enrico fa una battuta in più, io gli rispondo, quindi partiamo con un "Pensa se..." e proseguiamo con un "...oppure se invece...". Andiamo avanti così, mentre il cielo ad est schiarisce e le stelle si defilano in silenzio.

"Cacchio, quanto è tardi".

" Tanto tardi che è diventato presto".

Ma ormai siamo presi da una assurda conversazione su tutto quello che il Saturnismo è, sarà e potrà essere. Non abbiamo sedie, così ci siamo seduti sul davanzale.

La mattina avanza, e ci rendiamo conto che stiamo camminando da ore sul tetto parlando di cose assurde senza sentire sonno né stanchezza (sentivamo invece i disperati richiami di Fabrizio che implorava nel sonno: "Sta... te... zi... ttiiii....."). Quei due giorni sono stati uno spasso, tanto che li celebrammo con una famosa fotografia [3].

Quindi datemi retta. Se avete bisogno di un'idea, se l'ispirazione vi manca, fate come me: cercate un tetto.

[Gaston]

1 - Dal Boeing che lo ha portato in Giappone.

2 - Intendiamoci: non è uno sport estremo. Ci vuole un po' di rischio, un minimo, per rendere la cosa inusuale e divertente, ma è un rischio calcolato. Si corre il pericolo di una sbucciatura o di una scivolata al massimo, sennò l'effetto del tetto viene abbondantemente superato da cose che non servono per niente, come la paura di cadere, la possibilità di farsi male sul serio, etc. È per questo che è così difficile trovare tetti adatti.

3 - Per i pignoli, aggiungo che non avevamo la macchina fotografica. Quel fine settimana però andava assolutamente commemorato, così decidemmo di metterci in posa lo stesso e scattare la foto. Tempo dopo, l'episodio ispirò la conclusione del mio Manifesto. La foto venne benissimo, una delle mie migliori, e - nonostante la poca luce - non venne mossa.

Cristiano M. Gaston, Evoluzione Saturnista © 2009