Il gatto Gigio l'ho conosciuto durante un mio recente viaggio, a casa di amici. Al termine di una cena luculliana al ristorante dirimpetto, ci mettiamo in salotto a consumare (perplessi, per lo più) un sanguinaccio preparato a regola d'arte. Dopo alcune chiacchiere, il gatto Gigio taglia la stanza con passo lento.
Mi accorgo subito che il gatto Gigio non è un gatto qualunque. Il suo incedere pesante non ha nulla di felino: Gigio cammina stanco, scorato, persino contrariato. Non salta, non zompa come alcuni suoi giovani colleghi, non risponde ai grattini sul tappeto, ad umani mugolii di richiamo, a fili sospesi, a gomitoli o palline che corrono. All'improvviso, cade su un fianco con la delicatezza di un laterizio e inarca la pancia; per chi lo conosce è il segnale che è apprezzata una mano energica e raspante. Non fa le fusa: giace moderatamente appagato.
Il gatto Gigio è bianco, con alcune macchie nere. Le orecchie, rosa. Rosa il naso e i bordi della bocca, un tono delicato su un corpo robusto e quadrato di cui a poco a poco si scoprono le piaghe: una ferita di cinque centimetri dietro l'orecchio; una congiuntivite niente male; la coda corta e piegata a novanta gradi come un ginocchio. Ogni tanto emette un "mieoooohw" sordo e ruvido che sembra un'imprecazione. Si guarda intorno appena un po', indifferente, poi si alza di scatto e va a sedersi più in là, oppure cambia direzione all'improvviso durante una camminata fino a quel momento in linea retta. È imprevedibile, ma non perché - come per ogni felino - non si riesca ad intuirne i programmi: lui, semplicemente, ad un tratto cambia idea.
Io sono allergico ai gatti, ma raramente resisto alla tentazione di manipolarne uno. Inizio a farmi annusare la mano, poi di solito l'animale prende l'iniziativa e vi struscia la testa con energia; quindi procedo con dei grattini intorno al muso e sulla testa; lui, d'altra parte, fa scorrere il corpo fino alla coda e torna indietro per un secondo passaggio. Infine le mie dita lo mordicchiano sul collo, sul torace e da lì in poi ogni gatto fa storia a sé (chi si butta per terra e inizia a giocare con le unghiette a mezza corsa, chi si sbraga e preferisce ronfare, chi - antipatico - si allontana soddisfatto di aver ottenuto quanto bastava).
Anche con Gigio non resisto: lui cade con quel tonfo e si mette lì a pancia curva. Poi si alza di scatto e mi spavento (niente: vuole solo fare un giretto - ma c'è sempre quella sensazione di imprevedibilità). Infine torna e si ributta giù.
Il gatto Gigio è un gatto fuori dal comune, e di questo mi sono accorto all'ultimo. Mentre lo gratto con soddisfazione, Gigio esplode all'improvviso con un secco, rumoroso starnuto.
"Cribbio", penso, "ho trovato il primo gatto che è allergico a me".
[Gaston]