La giornata del Saturnista inizia da un cappuccino. Il periodo obnubilato fra il presunto risveglio ed il cappuccino non è altro che una coda mal tollerata della giornata precedente, un "frattempo" fatto di gesti automatici e privo di attività mentali. Il corpo del Saturnista tende al cappuccino come la lenza di un pescatore brama l'acqua e vi si lancia flessuosamente. La bocca del Saturnista cerca la tazza fumante come l'amo farcito dal verme corre verso il suo "pluf" e il cervello dirige l'azione senza riflessione, proprio come la canna guidata da una mano allenata che non deve più pensare.
L'abitudine quotidiana diventa rito: attraversare la strada; entrare dalla porta automatica del bar; sbattere contro la porta automatica del bar; notare il cartello che recita "Guasta" e su cui compare una freccia diretta alla porta accanto; ricordarsi che era così anche ieri; entrare dalla porta accanto, spingendola dolcemente per non investire nessuno (questa è la parte più difficile dell'intera giornata); saluto globale al contenuto sfocato del bar; occhiata alla televisione sopra il bancone che trasmette il telegiornale delle otto, senza audio; avvicinarsi al bancone, direzione cornetti; porsi la solita domanda: quale cornetto oggi?; darsi la solita risposta: cornetto con marmellata; annuire scompostamente alla domanda del barista: "Cappuccino?"; panoramica della sala in cerca di altri saturnisti; nessun saturnista all'appello, ma tavolo vuoto con Messaggero incustodito; precipitarsi (ma dall'esterno appare come un "dirigersi barcollando") verso il suddetto tavolino; accrescere la glicemia con i primi morsi di cornetto; veder comparire gradualmente il mondo così come lo vedono gli altri, più o meno.
"Pronto il cappuccino".
Ah, cappuccino, la gioia del mattino.
Nell'attesa del Saturnista Spiralide, il nostro Saturnista degusta anche questa mattina il suo cappuccino. La giornata acquista via via sapore, tepore, colore e financo pienezza (basta rime), quando qualcosa avviene. Notate bene: "avviene" è in corsivo. Non è un refuso.
Si apre la porta alle sue spalle; egli si gira per vedere se è Spiralide. Non è Spiralide. È una bionda. No, è un'ultrabionda. È ultrabionda come i Saturnisti sono ultrafuturisti. È ultrabionda perché metri, chilometri di capelli biondi (beh, resi tali da misteriose ed affascinanti alchimie) cadono su un corpo irreale le cui forme sono disegnate col compasso e risultano totalmente ignare dei più elementari principi della gravitazione. È ultrabionda perché ha un corpo ignorante che si beffa di Einstein. Diamine, un premio Nobel [1].
Ha superato di un passo la porta e già è passato un secolo. Già le giornate si allungano, il tempo scorre lentamente, spariscono le mezze stagioni e i ghiacciai si sciolgono, con buona pace degli ambientalisti. Mette in ombra - ma solo per un istante - persino l'effetto del cappuccino. Sembra debba andare avanti così, ma mentre il Saturnista si bea della visione, il tempo svolta a destra e sparisce in fondo accelerando con un guizzo. In un attimo lei ha già: salutato con larghi sorrisi il barista chiamandolo per nome [2], annuito (compostamente) alla rituale domanda: "Cappuccino?"; versato una bustina di dolcificante nel suddetto, prontamente giunto completo di schiuma, schiumina e schiumetta, spruzzata di cacao a forma di cuore trafitto da freccia con al centro le sue iniziali e due versi del Petrarca, ombra di latte freddo per vegliare sull'incontro con labbra delicate ed innocenti, portacenere allegato per sigaretta "light" da accendersi dopo la degustazione; iniziato e quasi concluso la degustazione.
"Ma come!" fa il Saturnista fra sé e sé, "Da quando in qua il tempo corre e rallenta come gli pare a lui?"
"Ma come!" aggiunge sempre il Saturnista, "Come è possibile che ella sia già perfetta decorata truccata stirata profumata beata agghindata ALLEGRA sveglia e ultrabionda prima del cappuccino?". C'è una sola possibilità: ne ha già preso uno da un’altra parte.
"Ma come!" conclude il Saturnista, "io non sono ancora pronto alla battaglia ed il nemico già avanza, combatte, conquista, fa prigionieri, arretra e sparisce? in franco spregio ai sani principi espressi da Myamoto Musashi?
L'ultrabionda non lo ha visto, è evidente. È colpa del cappuccino, non ancora entrato in circolo. Il fatto è che fino ad allora il Saturnista è poco appariscente, ha un atteggiamento curvo, spento, un viso pallido e scavato, un'aria così, un po' ordinaria. Molto poco Sat. Ma ora il sangue è stato riscaldato dalla preziosa miscela di succo di vacca e polvere di bacche nere, e occorre riparare. Bisogna farsi notare, restituirle questa possibilità che la poverina nemmeno sa di aver perso.
Il Saturnista si alza ed elegantemente riporta la tazza vuota al bancone, con un gesto ostentatamente abituale, il movimento di chi è di casa. In fondo, questo è il suo bar. Urinerebbe qua e là, se dovesse dimostrarlo (ma non deve, tutto ciò è evidente). Infine, prima di tornare alla lettura del Messaggero abbandonato al suo (suo) tavolo, lancia un'occhiata radiografica all'ultrabionda. Ne esce una strana leccata con lo sguardo, un misto scomposto di "mpf...", "sposami e fuggiamo insieme", "vattene dal mio bar", "vattene dal mio bar se non vuoi sposarmi e fuggire con me", "non ci penso nemmeno a sposarti, ho altri programmi per te", “dove sono i miei piedi?” e "'azzo devo fare stamattina?".
Insomma, la guarda. E, come si aspettava, ella restituisce un complice sguardo d'intesa. No, un attimo: non restituisce un bel niente. Non si è accorta di nulla. No no, non avete capito, non è che non si sia accorta del contenuto dell’occhiata: non si è accorta del Saturnista. Se egli si denudasse esibendo il guizzante deltoide abbronzato (vabbè, quello di un amico), non lo noterebbe. Se improvvisamente egli saltasse sul tavolo e cantasse la marsigliese, cadendo poi rovinosamente al suolo perché i tavolini da bar hanno le gambette corte, l'ultrabionda nemmeno si accorgerebbe di lui. Dovrebbe urtarla, o meglio percuoterla per ottenere una reazione, ma a quel punto non si tratterebbe più di un complice sguardo d'intesa.
Qualcosa non ha funzionato. Forse è cieca? No, ci vede benissimo, trova l'uscita senza sbattere. Non si fa nemmeno fregare dalla porta automatica guasta.
Eh, sì, perché è già andata via.
C'è una sola spiegazione: ella, vinta dal fascino misterioso del Saturnista, sa benissimo che cedere ad un solo sguardo significherebbe cadere nella tela del desiderio. Applicando a se stessa la violenza più dura ha resistito alla tentazione, lottando contro ogni muscolo, tirando ogni nervo, trattenendo ogni impulso. Certo, ci è riuscita dannatamente bene.
Ma domani è tutta un'altra faccenda. Domani si cambia musica. Domani...
“Ehilà, ciao! - esclama Spiralide, entrato in quel momento - a che pensi?” .
[Gaston, 1 ottobre 2002]
1 - Effettivamente, Einstein ha vinto il Nobel per l'effetto fotoelettrico, non per la gravitazione su cui non s'è mai capito gran che, né per la relatività generale. E lei l'effetto fotoelettrico non sembra smentirlo. Forse non è così ignorante, allora.
2 - Appunto mentale: cambiare subito professione. Postilla: tutta la mia riconoscenza a Davide, il cui cappuccino è l'unico vero responsabile del mio benessere psicofisico tra le ore 8 e 13.