Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

Accademia di Fitomedicina e Scienze Naturali

 

Piante velenose, tossiche e pericolose.

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A

 

ACONITO (Aconitum napellus); fam.: Ranuncolacee.

Parte velenosa: tutta la pianta. Principi attivi: aconitina, napellina, apigenina.

Tossicologia - E' una pianta che costituisce un pericolo mortale. L'aconitina è un potentissimo veleno che agisce anche a piccolissime dosi di 5-6 mg; se ingerito colpisce il cuore, il sistema nervoso centrale e periferico. L'avvelenamento è molto rapido e si manifesta con parestesie diffuse in tutto il corpo, vomito, diarrea, shock, depressione respiratoria. Anche se si sospetta solo il contatto con l'aconito è necessario il ricovero ospedaliero. Le radici possono essere confuse con quelle del cren (Rafano).

 

ADONIDE (Adonis vernalis); fam.: Ranuncolacee.

Parte velenosa: tutta la pianta. Principi attivi: glucosidi cardioattivi che hanno un'azione simile  a quella dello strofanto, adonotossina e adonidonide.

Tossicologia - In seguito ad avvelenamento da adonide è indispensabile l'immediato ricovero ospedaliero. La sintomatologia consiste in vomito e diarrea, spesso sanguinolenta; il paziente urina frequentemente; successivamente si può avere arresto della diuresi. A livello dell'apparato cardiovascolare si avrà tachicardia ed extrasistolia che sovente precedono l'arresto cardiocircolatorio irreversibile. Se adoperata a scopo terapeutico (si sconsiglia tale uso), non deve essere usata contemporaneamente a terapia digitalica e con cortisonici, lassativi e chinidina.

 

AGRIFOGLIO (Ilex aquifolium); fam.: Aquifoliacee.

Parti velenose: bacche, foglie. Principi attivi: glucosidi simil-digitalici.

Tossicologia - Sono tossiche sia le bacche che le foglie, e l'ingestione di pochi frutti (drupe rosse, anche solamente di due di queste) può provocare torpore, grave stato infiammatorio sia a livello dell'apparato gastro-intestinale con vomito e diarrea, sia a livello renale con incremento della diuresi.

 

ANEMONE (Anemone pulsatilla L.); fam.: Ranuncolacee.

Parti velenose: tutta la pianta, i fiori in particolare. Principi attivi: anemonina e ranuncolina.

Tossicologia - L'intossicazione si manifesta con nausea, vomito e crisi convulsive; l'anemone è una pianta potenzialmente mortale, poiché è in grado di indurre depressione respiratoria, diarrea. Sono possibili reazioni cutanee anche al semplice contatto.

 

ARISTOLOCHIA (Aristolochia clematis); fam.: Aristolochiacee.

Principi attivi: acido  aristolochico.

Tossicologia - Pianta ad azione cancerogena in virtù del suo contenuto in acido aristolochico che ha dimostrato nei roditori attività cancerogena. E' una pianta da non utilizzare mai.

 

ARO (Pan di serpe, pan di vipera, gigaro) (Arum italicum); fam.: Aracee.

Parti velenose: tutta la pianta, in particolare i frutti. Principi attivi: saponine, glucosidi cianogenetici che in presenza di acqua si scindono in acido cianidrico.

Tossicologia - L'avvelenamento può anche essere mortale e si manifesta con disturbi gastro-intestinali, vomito e alterazioni del ritmo cardiaco (tachicardia). Dermatiti e vesciche si hanno in seguito a contatto esterno.

 

ASARO (Asarum europaeum L.); fam.: Aristolochiacee.

Parti velenose: la pianta, la radice. Principi attivi: olio essenziale contenente asarone e metileugenolo.

Tossicologia - E' tossica tutta la pianta, in particolare la radice. Il decotto può essere emorragico e si può avere sintomatologia gastrointestinale con vomito e diarrea.

 

ASSENZIO MAGGIORE O ROMANO (Artemisia absinthium); fam.: Composite.

Parti velenose: foglie, fiori, sommità. Principi attivi: alfa-thujone, beta-thujone, canfora.

Tossicologia - L'ingestione di estratto alcolico non depurato della frazione tossica o decotti concentrati a scopo abortivo possono portare, in prima istanza, a una forma di gastroenterite grave, alterazione dello stato di coscienza, convulsioni (legate all'azione del thujone contenuto nell'olio essenziale), allucinazioni. Viene anche segnalata la possibilità di reazioni allergiche. L'assenzio non deve essere somministrato né in gravidanza, né ai bambini. E' opportuno un immediato ricovero ospedaliero. E' una pianta sconsigliata nell'uso terapeutico.

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B

 

BELLADONNA (Atropa belladonna); fam.: Solanacee

Parti velenose: tutta la pianta, in particolare le bacche. Principi attivi: L-josciamina (80-90%) che si trasforma in atropina, scopolamina.

Tossicologia - E' necessario l'immediato ricovero ospedaliero; vi è la possibilità che le bacche possano essere scambiate per dei frutti commestibili (mirtilli) e, nel bambino, l'ingestione di una o due di queste provoca l'avvelenamento. Rossore al viso e al collo, bocca secca sono i segni caratteristici dell'intossicazione e successivamente si avrà midriasi areagente, agitazione psicomotoria e fenomeni di allucinazione. L'atropina, il principale alcaloide presente nella pianta, dà tutti i classici effetti degli anticolinergici con il blocco delle secrezioni salivari, lacrimali, sudoripare, nasale e bronchiale; si verificano anche midriasi e alterazioni del ritmo cardiaco (tachicardia). L'atropina trova un ampio impiego terapeutico ed è difficile stabilire la dose tossica, e il dosaggio terapeutico standard oscilla tra 0,5-2 mg.; nel caso si abbia avvelenamento, il quadro clinico è assai caratteristico e viene descritto così: caldo come una lepre (=ipertermia), cieco come un pipistrello (=midriasi), rosso come una barbabietola (=congestione del viso), secco come un osso (=blocco delle secrezioni), matto come una gallina (=eccitazione psicomotoria, allucinazioni).

 

BOSSO (Buxus sempervirens); fam.: Buxacee.

Parti velenose: tutta la pianta, le foglie in particolare. Principi attivi: buxina, busseina, bussimidina.

Tossicologia - Pianta tossica anche per gli animali, può provocare dermatite da contatto; la sintomatologia in seguito a ingestione si manifesta inizialmente con disturbi gastrointestinali: vomito e diarrea. E' ammesso l'uso esterno nella terapia dell'herpes simplex (HSV-1).

 

BRIONIA DIOICA (Bryonia dioica Jacq.); fam.: Cucurbitacee. Parti velenose: radici e bacche.

Tossicologia - L'ingestione di bacche e radici può provocare una grave intossicazione che si manifesta con sintomatologia gastrointestinale, diarrea emorragica, crisi convulsive e quindi coma.

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C

 

CANFORA - (Cinnamomum canfora); fam.: Lauracee. Parti velenose: legno della pianta. Principi attivi: canfora.

Tossicologia - Irritazione gastro-intestinale, convulsioni, coma. Tavolette di 2-4 g adoperate come antitarme sono estremamente tossiche; 0,7-1 g nel bambino e 2 g nell'adulto possono dare manifestazioni tossiche sotto forma di irritazione gastrointestinale. Un cucchiaino da tè di olio canforato ne contiene circa un grammo.

 

CHAPARRAL (Larrea tridentata D.C.); fam.: Zygophyllacee. Parti velenose: foglie. Principi attivi: acido nor-diidroguaiaretico.

Tossicologia - Pianta di una grande pericolosità da sconsigliare nell'uso terapeutico; infatti infusi ed estratti delle foglie hanno provocato epatiti tossiche acute. Si segnalano numerosi casi di gravi avvelenamenti con danni irreversibili a livello epato-renale. Possibile interferenza con farmaci IMAO.

CHELIDONIA (Chelidonium majus L.); fam.: Papaveracee. Parti  velenose: la pianta intera e il lattice. Principi attivi: chelidonina, cheleretrina, sanguinarina (alcaloidi).

Tossicologia - Sconsogliata nell'uso interno per il livello di tossicità degli alcaloidi contenuti nel lattice; se ingerita provoca seri disturbi gastrointestinali. Il lattice della pianta ha azione caustica e al suo semplice contatto si hanno irritazioni cutanee. La tossicità si manifesta a carico del sistema nervoso centrale e può causare sopore e alterazioni del ritmo cardiaco (bradicardia).

 

CICLAMINO (Cyclamen L. sp. pl.); fam.: Primulacee. Parti velenose: tutta la pianta (parti aeree, tuberi). Principi attivi: saponine, ciclamina.

Tossicologia - E' derivata dal suo contenuto in ciclamina, in grado di provocare una sintomatologia gastrointestinale con vomito e diarrea, si possono anche avere crisi convulsive.

 

CICUTA, CICUTA DI SOCRATE (Conium maculatum L.); fam.: Umbrellifere. Parti velenose: tutta la pianta, foglie e frutti in particolare. Principi attivi: coniina, conidrina (alcaloidi).

Tossicologia - Pianta di grande pericolosità, mortale, la coniina agisce anche indirettamente; viene segnalato un avvelenamento  in seguito all'ingestione di allodole che avevano, in precedenza, mangiato germogli di cicuta. Vomito e diarrea rappresentano la sintomatologia gastrointestinale, il paziente oltre a midriasi potrà avere anche vertigini. La coniina agisce a livello delle sinapsi neuromuscolari con paralisi muscolare, in particolare della muscolatura dell'apparato respiratorio. La morte sopraggiunge per esfissia. La pianta è dotata anche di tossicità locale, e si può manifestare con iperemia dolorosa e anche piccole abrasioni.

 

CILIEGIA DI GERUSALEMME (Solanum pseudocapsicum L.); fam.: Solanacee. Parti velenose: la pianta, in particolare le bacche. Principi attivi: alcaloidi (solanocapsina).

Tossicologia - La sontomatologia si manifesta con nausea, vomito, midriasi, dolori addominali e sonnolenza.

 

COLCHICO (Colchicum autumnale); fam.: Liliacee. Parti velenose: tutta la pianta, in particolare semi e bulbi. Principi attivi: colchicina, democolchicina, colchicoside.

Tossicologia - L'avvelenamento è mortale e la sintomatologia può insorgere con un periodo di latenza da uno a dieci giorni dall'ingestione; alcuni anni fa i bulbi della pianta sono stati scambiati per una specie commestibile. La sintomatologia inizia con bruciori della bocca e della gola, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea emorragica e alterazione della coagulazione sanguigna. Si stabilirà in seguito aplasia midollare con sindrome emorragica quasi sempre fatale.

 

CONSOLIDA (Symphytum officinale L.); fam.: Borraginacee. Principi attivi: alcaloidi pirrolizidinici.

Tossicologia - E' una pianta da sconsigliare, sia nell'uso interno che in quello esterno.

 

CRESPINO (Berberis vulgare L.); fam.: Berberidacee. Parti velenose: radici. Principi attivi: berberidina.

Tossicologia - Pianta pericolosa per il suo contenuto in berberidina. Il rischio è legato alle radici e occorre fare attenzione agli alti dosaggi. La berberidina, oltre a provocare, una sintomatologia gastrointestinale, può avere azione depressiva sull'attività respiratoria e cardiaca. E' possibile l'insorgenza di una nefrite emorragica e arresto cardiaco. Sconsigliata nell'uso terapeutico.

 

CROTON TIGLIO (Croton tilium L.); fam.: Scrofulariacee. Parti velenose: semi e olio dei semi. Principi attivi: crotina contenuta nei semi.

Tossicologia - La sintomatologia, per la velenosità dei semi, si manifesta con depressione cardiocircolatoria; l'olio adoperato esternamente è caustico e revulsivo.

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D

DAFNE (Dafne L.); e varie specie; fam.: Thymeleacee. Parti velenose: tutta la pianta, in particolare i semi e le bacche. Principi attivi: dafnina e mezerina (resina tossica).

Tossicologia - Alcune di queste specie sono tipiche della macchia mediterranea, altre vegetano in montagna e, tra queste specie, la "mezereum" è mortale per l'ingestione dei suoi semi. Le bacche sono mortali e l'ingestione di 2-3 di loro è sufficiente per uccidere un bambino; nell'adulto ne bastano 10-12. La Dafne gnidium è diffusa nella macchia mediterranea e l'intossicazione si manifesta con cefalea, torpore, salivazione, vomito, crisi convulsive; la sintomatologia evolve fino alla depressione cardio-respiratoria. La sintomatologia dell'intossicazione di queste specie presenta irritazione in seguito a contatto e, se ingerite, bruciore intorno alla bocca, disfagia (difficoltà di deglutizione), diarrea sanguinolenta, stato confusionale.

 

DIFFENBACHIA (Dieffenbachia Schott sp. pl.); fam.: Aracee. Parti velenose: la pianta. Principi attivi: ossalati, fitotossine.

Tossicologia - Nota pianta d'appartamento che contiene nel suo tessuto delle cellule denominate "esplosive" che sono ricche di ossalato di calcio. Tale sostanza all'interno di queste cellule cristallizza sotto forma di minuscoli "aghi" che vengono chiamati rafidi. Una leggera pressione sulla pianta è sufficiente alla rapida espulsione verso l'esterno dei rafidi che possono penetrare nella pelle provocandone l'infiammazione. Attenzione anche a non toccarsi gli occhi. Viene segnalato che questa pianta, dotata di proprietà contraccettive, veniva coltivata dai nazisti per permettere ai medici delle SS la sperimentazione nei campi di sterminio, al fine di sterilizzare i deportati. I negrieri, inoltre, punivano gli schiavi facendogliene masticare steli e foglie così da provocare gravi infiammazioni del cavo orale, con edema che in diversi casi interessava anche la glottide provocando la morte.

 

DIGITALE (Digitalis lanata Ehrh, Digitalis purpurea L.); fam.: Scrofulariacee. Parti velenose: tutta la pianta. Principi attivi: lanatoside A, B, C, D; digossina, digitossina, gitossina. Il tempo di emivita della digossina è di 30-36 ore, della digossina 5-7 giorni.

Tossicologia - Questa pianta può dare effetti tossici anche a dosi terapeutiche, soprattutto in presenza di ipotassiemia, si riduce l'inibizione che il potassio esercita sul legame della digitale con il sito recettoriale. Il vomito ripetuto e incoercibile è il segno dell'intossicazione acuta, e a questo si associano delle aritmie di tutti i tipi nel paziente anziano, mentre nel paziente giovane si avrà blocco e bradicardia.

 

DULCAMARA (Solanum dulcamara L.); fam.: Solanacee. Parti velenose: la pianta, le bacche in particolare. Principi attivi: solanina, solacenina, dulcamarina.

Tossicologia - L'avvelenamento è grave e si manifesta con cefalea, dolori addominali, sete, vomito, diarrea, allucinazioni, angosce, amnesie.

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E

ELLEBORO (Rosa di Natale. Helleborus niger L.; fortidus L.; orientalis Lam.; atrorubens); fam.: Ranuncolacee. Parti velenose: parti aeree. Principi attivi: elleborina, protoanemonina, saponina.

Tossicologia - Costituisce un pericolo mortale, la sintomatologia si manifesta anche a livello gastrointestinale (vomito, diarrea), si avranno convulsioni e delirio fino a giungere alla morte per paralisi respiratoria.

 

ERBA MORELLA (Solanum nigrum L.); fam.: Solanacee. Parti velenose: la pianta intera, specialmente frutti e foglie. Principi attivi: gluco-alcaloidi come quelli della dulcamara, sia pur in minor quantità.

Tossicologia - Stessa sintomatologia dell'avvelenamento da dulcamara, possono inoltre insorgere disturbi neurovegetativi.

 

F

FAGGIO (Fagus sylvatica L.); fam.: Fagacee. Parti velenose: frutti. Principi attivi: fagina (alcaloide).

Tossicologia - Pericolosa soprattutto per i bambini, che possono mangiare i suoi frutti dotati di tossicità. L'ontossicazione si manifesta dopo circa un'ora dall'ingestione di una notevole quantità di frutti. Pallore, dolore addominale e alla bocca, febbre sono i sintomi dell'avvelenamento, si avranno anche problemi respiratori e interessamento epatorenale.

 

FAGIOLO CORALLINO (Abrus precatorius); fam.: Fabacee. Parti velenose: i semi. Principi attivi: abrina.

Tossicologia - I semi contenenti abrina sono molto tossici, è pericolosa anche la loro onfusione a freddo. L'avvelenamento insorge poche ore dopo l'ingestione (2-3 ore) e inizialmente si manifesta con cefalea, nausea e vomito, seguono quindi fenomeni emorragici localizzati oltre che a livello dell'apparato digerente (diarrea emorragica) anche a livello retinico. Midriasi, ipertensione, shock rappresentano le ulteriori manifestazioni dell'intossicazione che può anche essere accompagnata da stati convulsivi e da allucinazioni. Mezzo grammo di abrina è mortale per una persona adulta.

 

FELCE MASCHIO (Dryopteris filix-mas L. Schott.); fam.: Polypodiacee. Parti velenose: rizoma. Principi attivi: l'oleoresina contiene filicina, aspinidolo, olio essenziale.

Tossicologia - Non deve essere utilizzata nell'uso interno, la pianta potrebbe essere anche mortale; è controindicata nei cardiopatici e nelle gestanti, si segnalano anche casi di lesionio al nervo ottico. Nausea, vomito, delirio, difficoltà respiratorie e collasso cardiaco sono le manifestazioni dell'intossicazione.

 

G

GINESTRA (Spartium junceum L.); fam.: Leguminose. Parti velenose: tutta la pianta. Principi attivi: citisina, sostanza alcaloidea molto velenosa.

Tossicologia - La ginestra costituisce un pericolo mortale e la sintomatologia si manifesta con disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea), crisi convulsive, stato comatoso che può giungere alla morte. Se raccogliete i rami fioriti della pianta, non portate le mani alla bocca; lavatevi accuratamente.

 

GINESTRA DEI CARBONAI (Cystus scoparius L.); fam.: Leguminose. Parti velenose: l'intera pianta, ma soprattutto fiori e semi. Principi attivi: sparteina,, scoparina.

Tossicologia - E' una pianta molto simile alla comune ginestra, ma fortunatamente meno tossica, se la si tocca è bene olavarsi subito le mani e non portarla alla bocca. Tachicardia, cefalea, nausea e vomito rappresentano la sintomatologia. Evitare preparazioni alimentari con la pianta.

 

GIUSQUIAMO (Hyoscyamus albus L., Hyosciamus niger L.); fam.: Solanacee. Parti velenose: tutta la pianta. Principi attivi: scopolamina, josciamina, atropina.

Tossicologia - Come per l'atropina.

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