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L'esempio dello yogurt
Articolo di Maurizio Pallante 2004
Lo yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti
commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da
1.200 a 1.500 chilometri, costa 5 euro al litro, viene confezionato
al 95 per cento in vasetti di plastica quasi tutti monouso, raggruppati
in imballaggi di cartoncino, subisce trattamenti di conservazione
che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato
formato
Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il
latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato,
non richiede confezioni e imballaggi, costa il prezzo del latte, non
ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.
Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore
rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, contribuisce
a ridurre le emissioni di CO2 perché non comporta consumi di
fonti fossili per il trasporto e per la produzione dei contenitori
usa e getta, non produce rifiuti.
Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita
di chi la compie e non genera impatti ambientali, comporta un decremento
del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto
non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire
la domanda di merci; sia perché non richiede consumi di carburante;
quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede
confezioni e imballaggi, quindi fa diminuire la domanda di merci;
sia perché fa diminuire i costi di smaltimento dei rifiuti.
Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce
il gettito dell'IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell'ambiente
perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro
bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche
alternative nell'ottica dello «sviluppo sostenibile»;
i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non
possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali
per le fonti alternative; le aziende municipalizzate e i consorzi
di gestione rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle
discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento
alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza
di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con
gasolio (che devono comprare).
Ma non è tutto
Facendo diminuire la domanda di vasetti di plastica e di imballaggi
in cartoncino, l'autoproduzione dello yogurt fa diminuire ulteriormente
la domanda di petrolio. Sia quello che serve per produrre la plastica
(due chili di petrolio per chilo di plastica), sia quello che serve
per il carburante necessario a trasportare vasetti e imballaggi dalle
fabbriche in cui vengono prodotti alle fabbriche in cui viene prodotto
industrialmente lo yogurt. Comporta quindi una ulteriore diminuzione
delle emissioni di CO2 e del prodotto interno lordo.
Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell'ambiente,
i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già
dette.
Ma non è tutto
I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono
la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone
affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come
libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il
loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono
più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione
della domanda di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti
prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali,
per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri.
La diminuzione della loro domanda comporta dunque anche una ulteriore
diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del
prodotto interno lordo.
Ciò disturba una terza volta i ministri
delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione
e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto
La diminuzione della domanda di yogurt, di vasetti
di plastica e di imballaggi in cartoncino, di purganti e della quantità
di rifiuti, comporta una riduzione della circolazione degli autotreni
che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico
stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più
velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora
la qualità della vita. Ma diminuiscono anche i consumi di carburante
e si riduce il prodotto interno lordo.
Ciò disturba una quarta volta i ministri
delle finanze e dell'ambiente, i sindaci, i presidenti di regione
e di provincia per le ragioni già dette.
Ma non è tutto La
diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce
statisticamente i rischi d'incidenti. Questo ulteriore miglioramento
della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt
prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore
diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese
ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni
degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi
in sostituzione di quelli non più riparabili.
Ciò disturba una quinta volta i ministri delle finanze e dell'ambiente,
i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già
dette.
Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la
più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente
ed acquistate nei circuiti commerciali con l'autoproduzione di beni.
In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno
lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti
della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e
delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.
La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo
sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo
della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a
proporre di correggerlo con l'introduzione di tecnologie meno inquinanti
e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli
che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».
Nel settore cruciale dell'energia, lo «sviluppo
sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili
non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e
una sua estensione a livello planetario, ne propone la sostituzione
con fonti alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice ritiene
invece che questa sostituzione debba avvenire nell'ambito di una riduzione
dei consumi energetici, da perseguire sia con l'eliminazione di sprechi,
inefficienze e usi impropri, sia con l'eliminazione dei consumi indotti
da un'organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione
dell'autoproduzione di beni con la produzione e la commercializzazione
di merci.
Questa prospettiva comporta che nei
paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita
del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa
concezione del progresso, mentre invece hanno prospettive di futuro
più ampie degli stili di vita moderni che li hanno sostituiti,
non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in
alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro
dell'umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza
e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione
collegati in rete per scambiare le eccedenze.
Nei
paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che
sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati,
un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita
non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati,
ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una progressiva
sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente
e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a
livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere
di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto
interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici
dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un
lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del
necessario da uno sviluppo senza aggettivi.
Per aderire al movimento è sufficiente<br>- autoprodurre
lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro,
la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l'energia termica
e l'energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni ordinarie;-
fornire i servizi alla persona che in genere vengono delegati a pagamento:
assistenza dei figli nei primi anni d'età, degli anziani e
dei disabili, dei malati e dei morenti. L'autoproduzione
sistematica di un bene o lo svolgimento di un servizio costituisce
il primo grado del primo livello di adesione. I livelli successivi
del primo grado sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e
dei servizi alla persona erogati. L'autoproduzione energetica vale
il doppio.
Il secondo grado di adesione è costituito dall'autoproduzione
di tutta la filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al
pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata, dalla
gestione del bosco al riscaldamento. Anche nel secondo grado i livelli
sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e la filiera energetica
vale il doppio.
La sede del Movimento per la Decrescita
Felice viene stabilita presso….. (preferibilmente un'azienda
agricola, o un laboratorio artigianale, o un servizio autogestito,
o una cooperativa di autoproduzione, una bottega del commercio equo
e solidale, ecc.)
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