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Cosme Caracciolo - Conapach - Presidente - Federazione nazionale pescatori artigianali
In Cile sono più di 70.000 i pescatori artigianali. La loro attività assicura il 90% del fabbisogno interno di pesce del paese e una parte importante delle esportazioni per il mercato europeo.
La pesca industriale invece produce essenzialmente farina di pesce, destinata all'alimentazione animale, arrivando a coprire l'80% della produzione nazionale. Il Cile è il quarto maggior produttore di pesce al mondo ed il secondo per esportazione e produzione di farina di pesce.Insieme al Perù produce il 70% della farina di pesce destinata alla mangimistica animale

Juan Carlos Càrdenas - Direttore esecutivo di ECOCEANOS
"Il problema più grande che ci troviamo ad affrontare è la volonta' del governo di modificare le leggi sulla pesca per consentire la totale privatizzazione di questa attività tradizionale con l'obiettivo è permettere il trasferimento di oltre l'80% delle risorse peschiere del paese alla grande industria. La pesca è l'unico settore dell'economia cilena dove le risorse sono ancora proprietà dei cittadini, ossia proprietà comune. Attualmente è al vaglio un progetto di legge che prevede il conferimento gratuito e perpetuo di tutte le risorse ittiche a 16 grandi compagnie, lasciando senza lavoro 60.000 pescatori artigianali. Questo per aprire la strada alle compagnie multinazionali interessate ai profitti che si potrebbero derivare da uno sfruttamento intensivo delle risorse ittiche del paese. Il problema è l'elevato grado di corruzione del mondo politico. Basta pensare che il presidente del Senato cileno è anche uno dei maggiori azionisti dell'industria ittica cilena e suo fratello è membro della commissione di pesca del senato…gli interessi sono molti. Con questa situazione la comunità dei pescatori non ha altra alternativa se non quella di lavorare per queste multinazionali con contratti transitori e stipendi nettamente al di sotto del rendimento della loro attività precedente. Insieme a loro, stiamo perdendo più di mille anni di tradizione.." Riguardo il problema "transeginco" ancora non c'è una produzione autorizzata di salmone transgenico. Alla fine di questo anno, a fronte delle sollecitazioni della principale industria di biotecnologie, AF Protein., una multinazionale canadese, il governo dovrà decidere se autorizzare l'allevamento di salmone transegenico o meno.

Il problema è il seguente:
Cile e Norvegia producono il 70% di tutto il salmone del mondo, e l'unica area nel mondo dove questa produzione può essere ancora incrementata è il Cile. Ecco perché il nostro governo è oggetto delle pressioni di molte delle multinazionali del settore. L'obiettivo è quello di triplicare la produzione di salmone per il 2010, per arrivare da 600.000 tonnellate di produzione annua a tre milioni di tonnellate. Questo incremento sarà possibile solo introducendo nel mercato il salmone transgenico in grado di crescere 400 volte più velocemente del salmone selvatico. L'introduzione di questa varietà modificata comporta molti rischi. Il primo è che in Cile ogni anno scappano dalle gabbie circa 4/5 milioni di salmoni. Il salmone non è una specie di pesce nostrana, è stata introdotta artificialmente nei nostri mari. L'impatto di questi animali sulla biodiversità marina è enorme. I salmoni si cibano dei pesci che vengono pescati dai pescatori artigianali. Inoltre, si sta determinando un incremento dei parassiti, causa di molte nuove malattie che colpiscono e decimano i pesci nostrani. I salmoni di allevamento inoltre sono resistenti a questi parassiti. Essi vengono trattati con antibiotici e ormoni, mentre i pesci selvatici no. La contaminazione non avviene solo nei nostri mari, ma è l'alimento stesso che diventa dannoso per la salute umana, aumentando anche la resistenza dell'uomo agli antibiotici. I danni sull'ecosistema e sulla salute saranno ingenti se non facciamo subito qualcosa."
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