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Mamadou Cissokho
senegalese e presidente di Asprodeb che riunisce una dozzina di federazioni
di ong e cooperative
Fonte: www.nigrizia.org
Giugno 2002 - Dire che l'Africa è bloccata da arretratezza,
tecnologica e culturale è falso.
Abbiamo spazio e possibilità di produrre a sufficienza e anche
del surplus.
Ad esempio nella campagna 1999-2000, il Senegal ha prodotto 1 milione
di tonnellate di arachidi.
L'anno successivo 1,2. Senza contare più di 1,2 milioni di
tonnellate di miglio, e il cotone.
Sono le microaziende familiari che danno questi risultati! Nel
nostro paese però non si dice che
il plusvalore è dato dall'agricoltura. Si è dato impulso
a quella d'esportazione, ma la valuta pregiata
non è ritornata nei villaggi.
Inoltre i prezzi non sono stati sostenuti. (solo ultimamente si è
visto qualche prezzo interessante).
E la crescita delle città ha incentivato le abitudini
alimentari occidentali a scapito dei prodotti
locali. Non è stata fatta una politica di creazione
di piccole unità di trasformazione dei prodotti
locali.
La piccola industria agroalimentare dà
vita al valore aggiunto dell'agricoltura.
I contadini invece vendevano i loro prodotti non lavorati, che venivano
direttamente esportati.
Essi sono capaci di produrre eccedenze; ma non c'è l'organizzazione
dei mercati locali, regionali e nazionali.
Si dice che “bisogna sviluppare gli scambi”, ma dove sono
i mezzi di trasporto?
Non ci sono treni che colleghino i nostri paesi. Non ci
sono più barche che colleghino le nostre coste.
E, con l'attuale costo della vita, non si possono nemmeno più
acquistare dei buoni camion.
Si intravedono segnali di miglioramento. Anzitutto i contadini si
organizzano meglio. Anche il governo,
con i suoi partner, dopo il fallimento delle fabbriche chiavi-in-mano
degli anni sessanta-settanta,
inizia ad interessarsi alle politiche per favorire le piccole e medie
imprese. C'è ancora molta teoria,
ma almeno le idee sono più chiare.
Un altro elemento chiave è la volontà politica di integrazione
regionale.
Noi abbiamo da più di cinquant'anni una moneta comune, il franco
Cfa, e una banca centrale.
Quello che noi mangiamo (manioca, igname, alcuni frutti…) non
si trova sul mercato mondiale, perciò
siamo noi che dobbiamo produrlo. Non come il frumento e la soia, diffusi
dappertutto. Occorrono delle
misure che ci proteggano poiché i contadini africani non hanno
cassa malattie, non hanno pensione.
Sono tutte difese sociali che si ritrovano nell'ambito della solidarietà
familiare.
Ci viene domandato di entrare in un circuito commerciale falso. Noi
siamo in contatto con i contadini
europei per capire che cosa non va in questo sistema. Perché,
quando l'agricoltore vende il suo grano
al prezzo giusto, si dice che è troppo caro? Perché
sono le multinazionali che fissano i prezzi.
L'Ue dice allora ai contadini: voi vendete al prezzo del mercato mondiale
(che è un falso prezzo, più basso)
e la differenza la paga l'Ue. Quindi non viene sovvenzionato l'agricoltore,
ma il consumatore - o il sistema.
Noi africani siamo d'accordo con la Confédération paysanne
quando dice “noi non vogliamo regali,
vogliamo vivere del nostro lavoro”. Che gli agricoltori europei,
perciò, producano alimenti per i
loro paesi. Se greci e spagnoli possono produrre il cotone come in
Italia e in Francia si coltiva il riso,
facciano pure. Ma che non si diano loro 10 miliardi per continuare
a sostenere il loro riso o cotone.
È qui la questione. Noi oggi non stiamo certo producendo
barbabietola da zucchero, o frumento.
Non vediamo perché dovrebbero darci dei soldi, e tanti, per
dedicarci a queste colture.
È importante proteggere le nostre sementi tradizionali che
fanno parte del nostro patrimonio.
I nostri ricercatori, nella nostra sottoregione, non hanno il know-how.
Lavorano, piuttosto,
sugli ibridi che ci hanno permesso di continuare a coltivare anche
con due mesi e mezzo di pioggia.
Gli scienziati hanno il diritto di fare ricerca, non posso certo impedirglielo,
ma non ci vengano a
dire che è per noi! Noi conosciamo le nostre priorità,
e non sono gli ogm.
Vogliamo incrementare i microclimi aumentando gli alberi, perché
ne sono stati distrutti molti. V
ogliamo organizzare i nostri mercati locali, nazionali e sotto regionali.
Vogliamo accedere a dei
finanziamenti con tassi di credito abbordabili. Vogliamo
che i nostri mercati siano protetti dall'invasione dei prodotti esterni.
Se qualcuno vuole fare qualcosa per noi, venga e ne parleremo assieme.
Non portateci gli ogm, che non sappiamo cosa siano.
Anche quando hanno introdotto la farina animale dicevano: produrrete
di più......vedi mucca pazza |
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