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AFRICA: Thomas Sankara, qualcuno se lo ricorda?
Tratto da un articolo di Leo - www.giovaniemissione.it
Siamo in Burkina Faso
(ex Alto Volta), colonia francese diventata indipendente nel 1960.
Alla fine degli anni 70 l’Alto Volta era un paese con sette
milioni di abitanti, sei di questi contadini.
Il tasso di mortalità infantile era stimato al 180 per mille,
il tasso di analfabetismo del 98%, se definiamo alfabetizzato chi
sa leggere scrivere e parlare una lingua,
l’ aspettativa di vita media era di soli 40 anni,
il tasso di frequenza scolastica non superava il 16%,
vi era un medico ogni 50.000 abitanti.
Thomas Sankara in patria era diventato famoso nel 1974 in occasione
della guerra tra Alto Volta e Mali. Era stato il comandante vittorioso
di alcune battaglie per il controllo di un pezzo di terra al confine.
In quell’occasione disse parole che stonavano con l’immagine
di combattente: “Io contesto la necessità politica ed
umana di questa guerra. Se dobbiamo combattere, facciamolo,
coscientemente e per volontà comune, per sopprimere le frontiere
tra due popoli uniti da tutto, non per rafforzarle”.
Nel 1981
a 32 anni entrò a far parte del governo come segretario di
stato per l’informazione.
Alla prima riunione del consiglio dei ministri si presenta in bicicletta,
uno dei tanti piccoli gesti quotidiani che facevano presagire dell’altro.
Rifiutava, non solo a parole, i privilegi che si garantivano i governanti,
Nel 1982 si dimise dal governo per disaccordi con alcune decisioni
prese dal presidente che aveva sciolto il più grande sindacato
del paese e fatto arrestare il suo segretario.
Contestava inoltre le “pratiche usuali ” di accaparramento
dei governanti.
In quel periodo c’era stata la sparizione del denaro che la
cooperazione olandese aveva versato per la costruzione della diga
di Korsimoro , così come la spartizione fra ministri e funzionari
del convoglio di aiuti umanitari destinati alla popolazione.
“Non posso contribuire a servire gli interessi di una minoranza”
furono le motivazioni che diede in televisioni spiegando le dimissioni.
Questo non piacque al governo che lo mise in carcere.
A distanza di pochi mesi una rivolta di giovani sottufficiali rovescia
il governo.
Sankara viene liberato e nominato primo ministro.
Nel discorso di insediamento annunciò le caratteristiche che
dovevano avere i suoi ministri:
“Forza di carattere, coraggio, dedizione al lavoro, probità
e onestà”
Il governo che guidava prese decisioni nuove e in linea con le idee
che professava da anni.
Vi fu una riduzione dello stipendio dei militari e dei funzionari
pubblici.
I ministri e dirigenti rispondevano via radio alle domande dei cittadini.
Sempre via radio vi furono denuncie pubbliche, dei funzionari statali
scoperti a far altro durante l’orario di lavoro.
Ma anche questo
governo non durò molto, tre mesi dopo il suo insediamento come
primo ministro vi fu un nuovo colpo di stato e Sankara finì
di nuovo in carcere.
Il popolo ( dal basso) non ci stava, scese in piazza dando vita a
molte manifestazioni di protesta che costrinsero il presidente a liberarlo.
Da li a pochi mesi il 4 Ottobre del 1983 vi fu un altro colpo di stato,
ma a differenza dei precedenti che avevano martoriato il paese questo
prese le sembianze di una vera e propria rivoluzione, la rivoluzione
Burkinabé
Sankara questa volta divenne presidente e per 4 anni non vi furono
altri rovesciamenti di governo.
“La nostra rivoluzione è e deve essere l’azione
collettiva di rivoluzionari per trasformare la realtà e migliorare
concretamente la situazione delle masse del nostro Paese. La nostra
rivoluzione avrà avuto successo solo se, guardando indietro,
attorno e davanti a noi, potremmo dire che la gente è, grazie
alla rivoluzione, un po’ più felice perché ha
acqua potabile, un’alimentazione sufficiente, accesso ad un
sistema sanitario ed educativo, perché vive in alloggi decenti,
perché è vestita meglio, perché ha diritto al
tempo libero, perché può godere di più libertà,
più democrazia, più dignità”.
Il 4 agosto 1984 ad un anno dal suo insediamento, Sankara, ed il governo
da lui presieduto, cambiarono nome al Paese unendo termini delle lingue
più parlate nel paese.
Scomparve l’Alto Volta che diventò Burkina Faso (il Paese
degli uomini integri)
La rivoluzione diede seguito a quelle politiche d’austerità
intraprese nei pochi mesi in cui Sankara fu primo ministro, in pratica
ridusse i molti privilegi che avevano i governanti e ricordò
loro che dovevano essere i servitori del popolo e non i suoi sfruttatori.
Tra queste riduzioni vi furono, stipendi tagliati, viaggi aerei in
seconda classe, rimborsi spese molto contenuti per i politici in viaggi
diplomatici.
Sankara stesso si muoveva per Ouagadougou in bicicletta – ed
era presidente! – i suoi averi ammontavano alla sua casa ed
a una piccola automobile.
“Non possiamo essere la classe dirigente ricca di un paese povero”.
“E’ inammissibile che ci siano uomini politici proprietari
di ville che affittano a caro prezzo agli ambasciatori stranieri,
quando a quindici chilometri da Ouagadougou la gente non ha il denaro
per comprare nemmeno una confezione di nivachina per curare la malaria”.
In questi anni si adoperò per un controllo più equo
della cooperazione internazionale al fine di evitare squilibri e ingiustizie
causate dall’assuefazione agli aiuti umanitari.
Li riteneva “inutili ed imbevuti di colonialismo”, ricercando
“l’aiuto che aiuta a far velocemente a meno dell’aiuto”
e non quello che “serve alle imprese del Nord e ad esperti pagati
in un mese cifre che basterebbero ognuna a costruire una scuola”.
“La politica degli aiuti è servita fino ad oggi solo
ad asservirci, a distruggere la nostra economia. L’origine di
tutti i mali del Paese è politica. E la nostra risposta non
può essere che politica”.
“Potete citarmi un solo caso in cui il FMI e il suo aiuto non
abbiano prodotto effetti negativi?”; “Abbiamo detto al
FMI: quello che ci chiedete noi l’abbiamo già fatto.
Abbiamo ridotto i salari dei funzionari, risanato l’economia.
Non avete niente da insegnarci. C’è sembrato di capire
che quello che il FMI cerca va ben al di là di un controllo
sulla gestione: è un controllo politico.
Certo, abbiamo bisogno di denaro, di capitali freschi, ma non al prezzo
di un’abbondanza artificiale, di un consumo improduttivo a cui
si abbandonerebbe sicuramente una classe dirigente prigioniera del
suo confort e di questo stesso FMI. Abbiamo quindi rifiutato i prestiti
della Banca Mondiale per progetti che non abbiamo scelto.”
“Imperialismo, un sistema di sfruttamento che non si presenta
solo nella forma brutale di coloro che con dei cannoni vengono ad
occupare un territorio, ma più spesso si manifesta in forme
più sottili, un prestito, un aiuto alimentare, un ricatto.
Noi stiamo combattendo il sistema che consente ad un pugno di uomini
sulla terra di dirigere tutta l’umanità.”
Le sue idee rispetto alle politiche ambientali e salvaguardia del
territorio: “La distruzione impunita della natura continua.
Noi non siamo contro il progresso, semplicemente chiediamo che esso
non significhi anarchia e criminale disprezzo per i diritti degli
altri Paesi”.
Le sue idee rispetto a politiche per il disarmo.
“Ogni volta che un paese africano acquista armi lo fa contro
gli africani. Dobbiamo trovare una soluzione al problema degli armamenti.
Sono un militare e ho con me un’arma. Eppure propongo il disarmo,
perché io porto l’unica arma che ho, mentre altri hanno
nascosto tutte quelle che hanno Abbiamo l’obbligo
di considerare la lotta per il disarmo un obiettivo permanente come
presupposto essenziale al nostro diritto allo sviluppo”.
Le sue idee rispetto a politiche contro il razzismo: “Dobbiamo
combattere l’apartheid non perché siamo neri, bensì
semplicemente perché siamo uomini e non animali e ci opponiamo
alla classificazione degli uomini in base al colore della pelle”.
Il Burkina Faso, piccolo stato che aveva osato pensare e muoversi
verso un’autosufficienza, si era guadagnato molto rispetto dai
popoli dell’Africa, un’ esempio a cui guardare con attenzione.
Dal punto di vista sanitario/alimentare, rispetto ad altri paesi africani
dell’area il Burkina Faso fece dei progressi prodigiosi.
All’inizio degli anni 80 l’analfabetismo raggiungeva più
del 90% della popolazione.
Si costruirono centinaia di scuole pubbliche introducendo l’obbligo
scolastico,
Per la prima volta, vennero intraprese politiche scolastiche che portarono
milioni di persone a scuola.
La vita media in Burkina Faso passò da 44 a 50 anni.
Tutto terminò il 15 ottobre del 1987 quando Sankara venne assassinato
all’età di 38 anni.
Da allora il Burkina Faso tornò ad essere quello di prima,
un paese poverissimo dominato dal dio del libero mercato. |
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