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La sovranità alimentare riguarda
tutti Fonte: Missione Oggi
Agosto, 2007 - Una relazione tenuta da Ibrahima Coulibaly in occasione del Convegno
Missione Oggi e Europafrica-Terre contadine su “cibo e mercato:produttori
e consumatori del mondo insieme per la sovranità alimentare”.
Ibrahima Coulibaly è un contadino sindacalista del Mali.
La sovranità alimentare, per noi contadini soprattutto dell’Africa,
rappresenta l’ultima opportunità di metterci in piedi
e camminare con le nostre gambe. L’Africa è un continente
dove la popolazione contadina è ancora la grande maggioranza:
coloro che vivono con l’agricoltura direttamente o indirettamente
sono il 75-80% della popolazione. Ma la situazione così come
la viviamo oggi non ci aiuta. Anche se non è sempre stato così.
UN PO’ DI STORIA
Subito dopo l’indipendenza, l’Africa aveva leader politici
che volevano compiere scelte chiare di strategia politica e di sviluppo;
allora avevamo politiche che chiamavamo di "autosufficienza alimentare".
C’era la volontà di nutrirsi da soli, una politica "volontarista"
basata sulla promozione della produzione nazionale e sulla sua protezione.
Allora i Paesi africani erano consapevoli che non si poteva essere
una nazione a maggioranza agricola e nello stesso tempo importatrice
di cibo. Questa politica non è durata a lungo. Negli anni ‘80
la maggior parte dei nostri Paesi sono diventati insolventi e siamo
stati obbligati a fare appello al Fondo monetario internazionale e
alla Banca mondiale. Sono emerse nuove idee come quella della sicurezza
alimentare. La Banca mondiale ha domandato non solo la privatizzazione
delle grandi imprese che sostenevano il settore agricolo, ma anche
l’apertura dei mercati alle importazioni alimentari, lasciando
che le forze del mercato regolassero le leggi dell’alimentazione.
I nostri governi nell’accettare questa politica hanno commesso
un errore "fatale", perché quasi tutte le entrate
dello Stato venivano dal settore agricolo. Era necessario utilizzare
una parte di queste entrate per comprare ancora cibo. Eravamo produttori
di cibo, ma anche compratori. È cominciata "la discesa
agli inferi" dell’Africa. I Paesi si sono indebitati ed
è sparito il sostegno al settore agricolo. Il mercato è
stato invaso da prodotti provenienti dall’estero.
In sintesi, la sicurezza alimentare non ha portato nessun vantaggio,
né ai contadini né ai produttori, perché è
un lusso che solo i Paesi ricchi possono permettersi, è un
concetto al di fuori di ogni politica, è una questione solo
tecnica: rendere il cibo disponibile. La sicurezza alimentare si è
ridotta a comprare il cibo e distribuirlo sul territorio. Ma quando
c’è una grande parte della popolazione che bisogna far
lavorare e non si hanno altre risorse, non si può legittimamente
optare per la sicurezza alimentare.
LA "VIA CAMPESINA" LANCIA LA SOVRANITÁ ALIMENTARE
Con la democratizzazione, le organizzazioni contadine hanno intrapreso
un progetto importante per far fronte ai gravi problemi creati dalla
Banca mondiale. Abbiamo cominciato a batterci perché queste
politiche fossero sostituite da altre che sono in realtà più
efficaci. Per noi funziona quello che quasi tutti i Paesi oggi stanno
facendo per svilupparsi. Infatti il concetto di sovranità alimentare
non è nuovo. Ci sono elementi che i Paesi sviluppati hanno
applicato per giungere a nutrirsi e diventare esportatori alimentari.
Questo in realtà implica la protezione del mercato interno,
il sostegno dei produttori per accedere al credito, alla terra, la
possibilità di vendere e avere guadagni. Tutto questo fa parte
della sovranità alimentare.
Quando Via Campesina ha lanciato il concetto della sovranità
alimentare, i movimenti dei contadini del mondo intero, non solo quelli
africani che sono vittime di questa politica, hanno cominciato a battersi
per rivendicare il diritto di continuare a esercitare il loro mestiere,
a produrre la loro alimentazione, di vendere i loro prodotti sul loro
mercato e di essere protetti dalle derive del mercato mondiale. Abbiamo
cominciato nell’Africa dell’ovest, col Roppa. Per noi
è importante che la sovranità alimentare possa regolare
la vita quotidiana dei contadini; non è uno slogan senza significato,
è importante che la sovranità alimentare possa essere
scritta nelle politiche agricole dei singoli Stati. Intanto è
ben chiara nella politica della Cedeao (Communauté économique
des États de l’Afrique de l’Ouest), che è
il nostro spazio di integrazione economica, e stiamo cercando di inserirla
nelle politiche agricole nazionali per renderla concreta nelle sue
realizzazioni.
ALCUNE IMPLICAZIONI
La sovranità alimentare implica tre elementi:
1. è un diritto dell’uomo: il diritto di lavorare in
quanto contadini e di produrre ciò che noi vogliamo mangiare
è fondamentale;
2. è un valore per i contadini; nei villaggi non si trovano
i mendicanti, sono nelle città; per l’africano essere
dipendenti è grave, contrariamente a ciò che sentiamo
nei discorsi degli uomini politici. Questi hanno fatto dell’Africa
un continente che è sempre con la mano tesa a chiedere. Il
contadino africano invece crede al valore del lavoro. La sovranità
alimentare ci riconosce il diritto a esercitare questo lavoro;
3. la sovranità alimentare riconosce il grande ruolo che gioca
l’alimentazione nella vita dei contadini.
L’Omc, gli Usa e l’Europa ancora tentano di far credere
il contrario, ma l’uomo non potrà mai fare a meno dell’alimentazione.
Non si può trattare l’alimentazione come altri prodotti
nel mercato internazionale. La sovranità alimentare rovescia
la banalizzazione che mette sullo stesso piano l’alimentazione
e l’automobile o l’aeroplano da vendere e comprare sul
mercato internazionale. Per noi, in Africa, la sovranità alimentare
è la sola opportunità che abbiamo oggi. Si arriva a
far soffrire milioni di persone solo perché c’è
qualcuno che approfitta del sistema d’importazione. Le questioni
connesse alla sovranità alimentare sono molto gravi. Oggi milioni
di persone stanno perdendo i loro diritti perchè alcuni commercianti
della città, alleati di qualche politico, continuano a sfruttare
il Paese distruggendo le loro economie. Dobbiamo esser capaci di rovesciare
questa tendenza e ristabilire il diritto dei contadini affinchè
in tutti i Paesi possano continuare a esercitare la loro dignità
maltrattata. Come? Mettendo insieme gli interessi dei consumatori
e dei produttori.
ROVESCIARE LA TENDENZA
Ma se per un Paese che esporta prodotti agricoli come banane, caffé,
arachidi, cotone, queste attività non esistono, allora il Paese
stesso non esiste. Quindi trasformarlo in un Paese importatore di
riso, quando può produrre riso, importatore di grano quando
può produrre grano, è una vera aberrazione, un non-senso
economico e politico. E come si può comprare cibo se i consumatori
non hanno risorse? Sono politiche a senso unico, senza la possibilità
di ritorno. I consumatori sono stati spinti a comprare facendo loro
credere che nelle città sono poveri e che devono comprare riso
e altri prodotti alimentari a prezzo meno caro della produzione locale.
Ma ogni responsabile deve sapere che le risorse vengono dall’agricoltura.
Non si può continuare così, sono prodotti sovvenzionati
e l’Africa non ne ha bisogno. Bisogna rispettare il diritto
dell’Africa, perché questo continente ha tutto ciò
che le serve ha bisogno per svilupparsi. Non siamo Paesi poveri. I
nostri politici hanno dato questa immagine di povertà per continuare
a ricevere gli aiuti allo sviluppo che poi fanno sparire. Oggi dobbiamo
rovesciare questa tendenza e restituire all’Africa tutta la
sua dignità.
È una lotta di tutte le società civili del mondo; non
si può dire che la sovranità alimentare è solo
per l’Africa e non dei Paesi sviluppati. Tutti hanno il diritto
di realizzarla. Non si può accettare che l’Europa e gli
Usa abbiano il diritto di imporre all’Africa, attraverso la
Banca mondiale, politiche di apertura e uccidere così la nostra
economia. In realtà, gli Usa e l’Europa sono stati i
continenti più protezionisti che siano mai esistiti al mondo
e continuano a esserlo attraverso le loro sovvenzioni.
BISOGNA MOBILITARSI!
Il più grande pericolo che abbiamo oggi sono gli Ape (Accordi
di partenariato economico) che l’Europa vuole farci firmare
e che ci spingono ancor più ad aprire i mercati. A questo livello,
i negoziati, tuttora in corso, vanno avanti perché c’è
corruzione. L’Europa insegue l’élite africana per
costringerla a firmare. Non c’è un altro motivo. Intanto
i fondi che l’Europa sta distribuendo non arrivano alle popolazioni
che ne hanno bisogno, non arrivano ai contadini, agli operai che hanno
bisogno di lavorare e di vivere. È l’élite che
se li mette in tasca. In realtà, l’Europa non vuole aiutarci,
vuole farci morire, costringendoci a firmare. Chiediamo a tutte le
società civili del mondo di contrastare queste politiche che
non hanno nessuna legittimità, né economica, né
politica.
Ciò che l’Europa, gli Usa e anche la Cina hanno fatto
per svilupparsi è ben noto. Allora perché ci obbligano
a fare tutto il contrario? Questo è anormale. Forse i nostri
Paesi sono dipendenti a livello finanziario e allora anche i politici
hanno perso ogni capacità di riflessione e di elaborazione
politica e strategica.
Bisogna mobilitarsi! La sovranità alimentare riguarda anche
le società civili europee. Perché se domani dovesse
sparire l’Africa, sarebbe una perdita per tutto il mondo, c’è
un solo mondo, un solo pianeta.
E allora le conseguenze si ripercuoterebbero anche sugli altri Paesi.
Dateci la possibilità di scegliere politiche che hanno senso
e che permettono di creare una ricchezza da noi perché possiamo
continuare a vivere col nostro lavoro.
di Ibrahima Coulibaly |
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