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CONTAMINAZIONE INEVITABILE |
Polline GM,
contaminazione inevitabile
Fonte: www.consigliodirittigenetici.org
Giugno 2007 - I pollini delle piante geneticamente modificate
possono diffondersi a una distanza maggiore di quanto stimato fino
ad oggi, e pertanto le distanze minime tra i campi vanno aumentate.
L'allarme è stato lanciato in Gran Bretagna dagli esperti della
Scuola di Bioscienze dell'Università di Exeter che hanno condotto
uno studio per misurare il potenziale di impollinazione delle piante
GM. Utilizzando i dati registrati dalle stazioni meteorologiche di
alcuni paesi europei, il team ha sviluppato un nuovo modello matematico
che tiene conto della velocità e della direzione del vento
per predire il movimento del polline nell'aria e quindi la capacità
di contaminazione.
I risultati mostrano ampie variazioni
nel quantitativo di impollinazione incrociata tra le piante, transgeniche
e naturali, di mais, colza, riso e barbabietola, che dipendono dalla
posizione del campo rispetto alla direzione del vento nel periodo
di fioritura: due fattori al di fuori del controllo umano del tutto
trascurati nelle osservazioni sui campi sperimentali. Secondo i ricercatori
inglesi, le sperimentazioni su campo finora condotte hanno sottostimato
la capacita del vento di trasportare i pollini e pertanto le linee
guida sviluppate dalle autorità per definire la coesistenza
e le distanze di separazione tra i diversi tipi di coltivazione vanno
riconsiderate. In seguito ai campi sperimentali svolti dal 1998 al
2003, il governo britannico ha proposto una zona cuscinetto di 58
metri per i campi di colza GM e di 110 metri per il mais. Tuttavia,
gli studiosi di Exeter, per mantenere la contaminazione sotto la soglia
dello 0,9 per cento, suggeriscono una distanza di almeno 500 metri
per i campi di colza e di oltre 800 metri per il mais. La
coltivazione delle piante transgeniche è prevista entro due
anni, e il Dipartimento all'ambiente e all'agricoltura britannico
(DEFRA) dovrà pertanto riscrivere il piano di coesistenza e
le norme che tutelano la produzione OGM-free alla luce dei nuovi risultati
.
Lo studio è stato finanziato dall'Ente britannico di ricerca
per le scienze ambientali (NERC) ed è pubblicato sulla rivista
Ecological Applications.
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