|
LA MADRE TERRA > SCENARIO
> TUTELA DELLA BIODIVERSITA' |
Tutela della
biodiversità
e dell'acqua
Intervista di Vandhana Shiva a Terrra Futura Fonte: www.terrafutura.it
giugno 2006 - L'acqua come bene commerciale diventa motivo di conflitti
tra stati ma anche tra comunità. Come rischia di accadere se
sarà avviato un altro
grande progetto della Banca Mondiale, quello del “River Linking”
che intende unire il percorso di alcuni fiumi in India denuncia a
Terra
Futura Vandana Shiva, direttore della "Fondazione di Ricerca
per la Scienza, Tecnologia ed Ecologia": «200 milioni di
dollari di investimento
- racconta Shiva -In India stiamo facendo resistenza perché
se questo progetto venisse realizzato significherebbe la guerra tra
un bacino
e un altro bacino, tra una comunità e l'altra, e guerre tra
Nepal e India, Bangladesh e India, Cina e India. Noi invece
vogliamo la pace».
Shiva sottolinea poi il fondamentale ruolo dei movimenti, della società
civile. «Nella stessa Nuova Delhi il movimento è riuscito
a cacciare
la Banca Mondiale e ora è previsto un piano di cooperazione
tra il sistema di distribuzione idrica e la cittadinanza, una Public
Partnership, “pubblica” davvero». «Solo mantenendo
queste risorse pubbliche, considerandole beni comuni è possibile
garantire la
salvezza e la salvaguardia del pianeta e della popolazione che ci
vive» - nota Shiva.
Sono proprio quelle della tutela della biodiversità e della
tutela dell'acqua le sfide lanciate a Terra Futura da Vandana Shiva,
direttore
Fondazione di Ricerca per la Scienza, Tecnologia, ed Ecologia «Solo
mantenendo queste risorse pubbliche, considerandole beni comuni è
possibile garantire la salvezza e la salvaguardia del pianeta e della
popolazione che ci vive».
Shiva ha aperto denunciando i gravi problemi conseguenti alla privatizzazione
dell'acqua: «Quello principale è che l'acqua viene trasformata
in merce e resa inaccessibile alla natura stessa, ad animali, piante
e ai poveri. Così l'acqua non scorre più secondo le
regole della gravità,
dalle colline al mare, ma seguendo le regole del profitto. Ciò
porta anche più corruzione e conflitti e guerre, come purtroppo
stiamo vedendo
nel mondo. Così l'acqua diventa una sorta di “petrolio”
per le multinazionali, che, come hanno investito per estrarre e privatizzare
il petrolio, ora stanno cercando di farlo anche con le risorse idriche.<br>
Ma negare ai cittadini più poveri l'acceso a un bene come
l'acqua vuol dire negare loro la possibilità di esistenza».
La privatizzazione è necessaria, si dice, perché solo
con i relativi investimenti si potranno realizzare le infrastrutture:
«È una bugia - sostiene Shiva -, perché questi
soldi arrivano alle imprese multinazionali principalmente dai prestiti
della Banca mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, e quindi
gli investimenti delle multinazionali sono indirettamente
i soldi dei privati cittadini. Le conseguenze della privatizzazione
dell'acqua sono dunque non accesso all'acqua - perché “privatizzazione”
dell'acqua significa nei fatti “esclusione” -, aumento
delle tariffe, e aumento del debito pubblico nei confronti del Fondo
Monetario
Internazionale e della Banca Mondiale da parte di paesi già
poveri. Alcune ripercussioni poi si riflettono nel corso degli anni
come
a Manila, in Sud Africa, in Argentina; a causa delle garanzie sui
prestiti, anche quando le multinazionali se ne sono andate, senza
rispettare i contratti, i paesi si sono trovati a pagare comunque
il debito anche negli anni successivi. È questo il motivo principale
per cui in India hanno lottato - e ci sono riusciti - per bloccare
l'ingresso della Suez nella gestione delle acque di Nuova Delhi.
Un esempio spettacolare è Cocha Bamba (Bolivia), dove un movimento
dal basso è riuscito a cacciare la “Bentel” e si
è formata una
comunità-cooperazione, tra cittadini, sindacati, chiese per
la gestione comune dell'acqua.
Riflessioni simili per i semi e la biodiversità, che vanno
tutelati anch'essi come bene comune. «Manipolare la biodiversità
(ogm) è
eroderla - spiega sempre Shiva -, e significa erodere con essa i diritti
di sopravvivenza dei contadini. In India 40.000 contadini
si sono suicidati da quando la Monsanto ha iniziato a introdurre semi
geneticamente modificati, i cosiddetti “semi terminator”,
che durano un solo raccolto e costringono ogni volta i contadini a
ricomprarli».
E a proposito di semi e di agricoltura sostenibile, ieri a Terra Futura
tre coltivatori “custodi” toscani sono stati premiati
per
il loro impegno nella conservazione della biodiversità: un'iniziativa
di ARSIA e di Regione Toscana. All'elenco dei “custodi”
sono
iscritti oggi 58 coltivatori toscani, che dal 1999 hanno riprodotto
oltre 400 campioni di semi conservati presso la Banca regionale
del germoplasma.
Sempre Regione Toscana e Arsia, in collaborazione con Legambiente
Toscana, hanno presentato il “Progetto Activa”: uno studio
per capire
le potenzialità di sviluppo di alcune filiere agroindustriali
toscane - colture dedicate ad uso energetico, biocarburanti, biolubrificanti,
fitofarmaci di origine vegetale, fibre naturali, coloranti naturali,
bioplastiche - e le potenzialità produttive di specie vegetali
con utilizzazioni
non alimentari. Il progetto culminerà, entro la fine del 2006,
in una sperimentazione che vedrà viaggiare in Toscana autobus
di linea, urbani ed
extraurbani e camionette della nettezza urbana alimentati con carburante
naturale, il biodiesel derivato dall'olio di girasole.
|
|
|