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Il Forum della Sovrantià Alimentare fa passi avanti su vari fronti

Intervista a Joao Pedro Stédile, membro del Coordinamento Nazionale del MST, a Selingué, in Malí, dove si è svolto il Forum 23/27 febbraio 2007
A cura di Sebastián Valdomir Redes-Amigos de la Tierra- Uruguay
(traduzione di Serena Romagnoli Amig@s MST-Italia. www.comitatomst.it)
Fonte : www.sovranitalimentare.net

1.Quali sono le prime valutazioni del Forum per la Sovranità Alimentare qui in Mali?
Il Forum ha avuto una grande importanza politica per vari aspetti.
Prima di tutto perchè rappresenta un passo avanti nell1articolazione di reti internazionali e di settori sociali importanti, che fanno il loro lavoro in questa grande lotta contro il neoliberismo, ma che non avevano un proprio spazio. Anche il Forum Social Mundial ha un altro carattere, è uno spazio molto più simile a un "mercato delle idee"; il Forum del Mali si proponeva di riunire queste reti per cercare punti di contatto su concetti eazioni concrete.
In questo modo noi siamo riusciti a mettere insieme, durante questi giorni, Via Campesina, i pescatori, i pastori, il movimento della marcia mondiale delle donne, i popoli indigeni, gli ambientalisti e alcuni altri settori urbani, anche se questo è stato uno degli aspetti più carenti e non perchè non abbiamo avuto la capacità di organizzarci, ma perchè in tutto il mondo i movimenti urbani, dopo la sconfitta ideologica del movimento sindacale e studentesco e del movimento dei quartieri, non stanno attraversando processi di ricomposizione in quanto movimenti. E quindi noi non abbiamo interlocutori nelle città per questa lotta in particolare.

Molta importanza ha quindi avuto il fatto che siamo riusciti a riunire queste reti di settori sociali. La seconda cosa importante è data dal fatto che il tema della sovranità alimentare, pur essendo presente nelle concezioni filosofiche di quasi tutte le correnti politiche e ideologiche (per citare alcuni casi storici, in America Latinaè presente nel pensiero di José Martí e di Mariátegui), tuttavia la sinistra in genere e le società non sono mai riuscite ad assumerla come bandiera politica importante.
I problemi della fame e della povertà nelle campagne, la mancanza di mercato per i prodotti agricoli contadini si sono evidenziati con maggiore chiarezza e si sono moltiplicati negli ultimi trenta anni, che coincidono più o meno con la rivoluzione verde e poi con il neoliberismo (...)

Ora, in questo Forum, credo che abbiamo fatto un grande passo dal punto divista teorico e politico, nel senso che questo processo unitario ci ha portato anche alla costruzione di un concetto più ampio e più preciso políticamente di cosa sia effettivamente la sovranità alimentare

2 Quali progessi ci sono stati in questo processo?
Primo, c'era una concezione generica di sovranità alimentare, come diritto che hanno i popoli a produrre i propri alimenti. Noi abbiamo aggiunto a questo concetto l'idea che è un diritto e un dovere produrre i propri alimenti. Perchè ogni popolo che vuole essere libero e autonomo ha l'obbligo di generare i suoi alimenti, e quindi è più che un diritto è una condizione politica per la sua autonomia in quanto popolo. E noi quindi siamo passati poi ad applicare il concetto a tutti gli spazi territoriali; sovranità alimentare per il paese, per una regione, per un comune e per una comunità. Ogni comunità rurale dovrebbe avere il principio di essere autonoma nella produzione di alimenti.

Un altro passo avanti, dal punto di vista concettuale, è stato comprendere che la sovranità alimentare si otterrà solo se ci sarà parallelamente la sovranità politica dei popoli, che abbiano condizioni politiche per esercitare l'autonomia sui loro territori, o sullo Stato, perchè questo possa applicare politiche che generino autonomia nella produzione di alimenti.

Perchè, per esempio, noi potremmo avere sovranità alimentare dal punto di vista territoriale, però senza che questa sovranità sia controllata dal popolo. Siamo poi andati avanti nel considerare che la sovranità alimentare è piena solo se si riescono a produrre alimenti sani; c'è una responsabilità sociale dal punto di vista della salute dei popoli, e da lì parte una critica forte al modo di produrre dell'agrobusiness, che ha bisogno di utilizzare agrotossici, che innalza la produttività fisica della produzione di alimenti con l'uso di veleni e quindi entra in contraddizione offrendo una falsa sicurezza alimentare che in fondo è frutto dell'uso di veleni.

Infine, credo che siamo andati avanti rispetto a questo concetto inserendo in esso il tema che è necessario usare tecniche agricole rispettose dell'ambiente; cioè, aumentare la produttività degli alimenti raggiungendo l'autonomia, in un modo sano e preservando la natura per le generazioni future.

In conclusione il Forum sta dando risultati concreti, articolando gli attori sociali e avendo elaborato un concetto collettivo molto più ampio di quello che avevamo fino ad oggi, rispetto alla sovranità alimentare.

3 Voglio affrontare il tema organizzativo, perchè si è visto nel Forum che Via Campesina è molto varia da questo punto di vista, noi in America Latina abbiamo una maturità organizzativa che non c'è in altri continenti, questo è un problema?
Questo è parte della realtà. Di una realtà che viene da 15 anni di neoliberismo, e che deriva dal fatto che, nella maggioranza dei paesi del sud non sono arrivati alla tappa della industrializzazione delle loro economie. Ora, io credo che dal punto di vista politico, per quanto non ci siano posizioni unanimi su alcuni temi in questo Forum, si è andati molto avanti nel dibattito politico nell'identificare che i nemici che impediscono la sovranità alimentare dei popoli e dei paesi, si manifestano politicamente prima di tutto, attraverso il modello neoliberista.

Il modello neoliberista è il dominio del capitale finanziario e internazionale sulle economie. Questo capitale internazionale è antagonista agli interessi della sovranità alimentare, giacchè è suo interesse dominare la produzione e il commercio di alimenti, mentre la sovranità alimentare implica di affidare il controllo alle stesse popolazioni o, a rigore, alle nazioni.

In secondo luogo, abbiamo fatto progressi identificando all'interno del neoliberismo le imprese transnazionali, che sono poche, tra 10 e 20, che come corporazioni, controllano tutta la catena della produzione alimentare, dai semi agli agrotossici, al commercio agricolo, alle agroindustrie, al commercio internazionale.

Qui nel foro c'è stato accordo tra la maggioranza dei partecipanti sul fatto che le imprese transnazionali sono nostre nemiche. Questo non era successo nelle nostre riunioni politiche anteriori. Il terzo punto è che anche i governi neoliberisti sono un ostacolo per la sovranità alimentare, perchè i governi nazionali quando si alleano con l'imperialismo passano a fare le politiche che interessano al capitale internazionale e non all'autonomia della produzione di alimenti.
Quarto, credo che si sia chiarito che è necessario affrontare il modello dell'agrobusiness, che potrebbe essere generalizzato a tutti i continenti con questo pacchetto tecnologico di grandi coltivazioni in monoculture, comunque sia, essendoci grandi estensioni e monoculture, queste sono adatte alla meccanizzazione intensiva e all'uso di grandi quantità di agrotossici e fertilizzanti chimici.

Questo modello è stato identificato ora come un nemico per la sovranità alimentare, giacchè rompe appunto con la pluralità delle culture produttive, e la relazione con i mercati locali, che è quello che il contadino e il medio produttore agricolo fanno con la propria produzione. Queste grandi aziende di monoculture si legano generalmente in forma diretta con le corporazioni internazionali per raggiungere il mercato internazionale.
Credo che siamo andati avanti sulla strada della comprensione di chi sono i nostri veri nemici. E per essere onesto, nella discussione, se dal punto di vista concettuale c'è praticamente accordo, politicamente questo accordo non c'è. C'è un'opinione maggioritaria, ma ci sono alcune reti ambientaliste, reti di ONG, che identificano la via d'uscita con il commercio equo, con le piccole esperienze locali, ma in questo modo non si risolve il problema dell'alimentazione di tutto il popolo. Si risolve il problema di qualche comunità contadina o di alcuni piccoli produttori, però non si mette in discussione il vero sistema.

4 Nella attuale congiuntura qual è il peso di queste reti di ONG nella composizione attuale di Via Campesina, o in generale?

In Via Campesina non hanno influenza, però in questo tipo di ambienti, dei Forum, questo della sovranità alimentare o lo stesso Forum Social Mundial, hanno una certa influenza. Ci sono ONG di molti tipi diversi: alcune sono nostre amiche, alleate e impegnate seriamente nelle nostre stesse attività, però, purtroppo, in maggioranza finiscono per essere entità che si comportano con molto opportunismo, occupandosi di problemi minori o della loro stessa sopravvivenza e mettendosi in mostra e evidentemente negli ultimi anni alcune di loro sono state assimilate dai governi e dalla Banca Mondiale, hanno gestito molto denaro e hanno finito per esercitare una influenza ideologica nelle società e nei paesi dove il popolo è più disorganizzato. Però queste entità non hanno una forza sociale organizzata e quindi non riescono a modificare i rapporti di forze.

Perchè a rigore, nella lotta generale per cambiamenti nelle società, nel bilancio della lotta tra le classi, per usare una antica terminologia , pesa la correlazione di forze , ossia, quante persone si riescono ad organizzare per un obiettivo politico. E le ONG non si sono mai proposte e non è il loro ruolo, di organizzare per raggiungere questi obiettivi politici, e quindi, dal punto di vista della lotta politica, non pesano niente ed è per questo che la classe dominante non si preoccupa di loro.

Tuttavia, dal punto di vista della lotta ideologica, qui si, credo che abbiano una discreta influenza, non tanto in Via Campesina, ma nei paesi che vivono questa crisi organizzativa del neoliberismo e quindi in epoca di crisi si installa una grande confusione; nella> confusione le idee opportuniste o individualiste che propongono false vie d'uscita per pochi sono come i canti delle sirene.

5 Come è uscito dal Forum il movimento latinoamericano e come sono state rappresentate le idee nei documenti finali e nell'appello all'azione?

Noi, in America Latina abbiamo una unità molto grande tra i movimenti sociali. C'è una unità tra i movimenti contadini che da molto tempo sono collegati tra loro e tra noi e altri settori, sia quelli ambientalisti, che quelli della lotta delle donne e la tradizione delle reti continentali in America Latina , più di quindici reti diverse. Questo ci aiuta molto. Credo che anche gli asiatici siano abbastanza uniti.

I problemi che noi abbiamo, credo, sono nelle società del nord, che visto che sono società ricche, hanno sofferto molto con il neoliberismo e non ci sono movimenti di massa organizzati in questi paesi, che possano fare una lotta antineoliberista. Il neoliberismo ha spezzato il movimento operaio e il movimento studentesco, ha generato molta disoccupazione e questi settori sociali non sono riusciti a trovare forme organizzative e i contadini sono minoritari nelle loro società. Con loro abbiamo buone relazioni però non rappresentano le società del nord in generale. L'Africa è una sfida molto grande perchè è un continente molto spogliato, depredato, criminalizzato, sfruttato sul quale si sono abbattute tutte le maledizioni del capitalismo e dell1imperialismo. Questo ha generato una povertà tremenda e c1è un1organizzazione popolare molto scarsa. Quelle che esistono sono molto localizzate, forse per la tradizione di carattere tribale e esiste una influenza di ONG europee che arrivano con idee colonizzatrici, europee, e che in realtà contribuiscono molto poco all'autorganizzazione dei movimenti di qui.

Però io credo che nell1insieme del Forum evidentemente i latini (essendo uniti ) hanno avuto una grande influenza e in genere credo che tutti abbiamo appreso attraverso questo scambio. Noi usciamo da qui con alcune conoscenze che non avevamo prima, e che possono arricchire la nostra pratica nel ritorno ai nostri paesi.

6. I movimenti in America latina hanno acquisito esperienza nello scambiare opinioni con i governi. Non so se hai notato quando Chavez ha mandato il saluto, che ha fatto una cosa diversa dal convocare il movimento contadino del mondo e credo che abbia presentato in un modo molto intelligente quello che ha ottenuto in questo campo in Venezuela. Come procede ora il movimento, va a parlare con i governi o ricorre direttamente alle Nazioni Unite per proporre una dichiarazione speciale sulla sovranità alimentare?

Sono due aspetti diversi. Una cosa è la politica dei movimenti sociali di fronte a qualsiasi governo, sia progressista, di centro o di destra. Io credo che si deve mantenere la politica che si è dimostrata corretta, che è una specie di autocritica in relazione alle esperienze della terza internazionale, dei partiti comunisti classici, che mantennero i movimenti come cinghie di trasmissione tra i governi e le basi.

La sinistra più moderna ha sviluppato l'idea che i movimenti sociali si devono mantenere autonomi dai partiti e dai governi. Credo che questa autonomia debba essere preservata e che sia una condizione di sopravvivenza dei movimenti sociali. L'autonomia permette infatti che i movimenti abbiano una relazione fondata sull'indipendenza rispetto ai governi, dialogando, facendo pressione, repingendo quel che ritengono da rifiutare passando alla pressione di massa, a seconda della situazione di ogni paese. E a volte costruiamo identità comuni con partiti che partecipano al governo o con governi di sinistra attraverso il progetto politico-ideologico comune, che deve essere costruito collettivamente, unendo le forze. Questa modalità non può essere modificata di fronte ai governi progressisti, perchè gli stessi governi progressisti hanno bisogno della mobilitazione delle masse per realizzare le trasformazioni che vogliono e che è necessario realizzare. Il caso di Chavez è tipico; il governo di Chavez è più avanti dei movimenti sociali venezuelani e quindi lancia le proposte di trasformazione ma manca ancora la capacità organizzativa del movimento di massa per spingerle avanti. Purtroppo dovremmo essere più avanzati dei governi per fare pressione a partire da una posizione di maggior forza. Però in AmericaLatina dove ci sono stati cambiamenti e ci sono governi progressisti tuttavia non assistiamo ad una offensiva del movimento di massa.

L'altro aspetto è la nostra politica in relazione al governo del Venezuela. Il presidente Chavez si è reso conto nel processo bolivariano di due cose:
in primo luogo che lo stato borghese venezuelano è, nonostante tutto, uno stato borghese e che il modo in cui le forze popolari sono arrivate al governo del Venezuela non gli permette, in questo breve spazio di tempo di otto anni, di trasformare l'essenza dello Stato. Per questo molte misure politiche che il governo adotta, lo Stato non le realizza o le boicotta. Il secondo aspetto, del quale si è reso conto, è che i movimenti sociali del Venezuela non hanno una accumulazione organica sufficiente a realizzare quel che lo Stato non fa, o per fare pressione in modo che compia le decisioni politiche del governo Chavez

E il terzo aspetto (che il presidente Chavez non ha affrontato nel suo messaggio) è che il Venezuela è il paese dell'America Latina che forse è più lontano dall'applicare la sovranità alimentare perchè per quanto abbiano inserito il concetto (un pò modificato) nella Costituzione Bolivariana, nella pratica quotidiana il paese è tuttavia dipendente dalla importazione di più dell'80% degli alimenti che consuma. Per colpa del modello economico dipendente dal petrolio imposto alla società venezuelana durante il XX secolo. Pertanto è probabile che sia il paese più fragile rispetto alla sovrantià alimentare. E il governo lo sa e si è dovuto appellare a Via Campesina dell'America Latina chiedendo un appoggio esplicito e oggi qui al Forum del Mali a tutti i movimenti presenti perchè aiutiamo il governo e il popolo del Venezuela a realizzare le trasformazioni strutturali in agricoltura, per accelerare il processo di autonomia e la produzione di alimenti necessari per raggiungere la sovranità alimentare.

7 Ci sono tre temi che sono stati affrontati nelle discussioni del Forum, che però che non hanno fatto parte del dibattito principale e per quello che so segneranno l'agenda dei prossimi anni e in certa misura la stanno già segnando. Si tratta dei biocombustibili, le azioni dei movimenti di fronte ai disastri naturali e la questione della coltivazione di trasgenici e principalmente dei semi terminator.
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Questi temi sono stati citati, e in America Latina esistono alcune reti ecologiste, inclusa Via Campesina, che hanno approfondito alcuni di questi temi. E' evidente che il tema dei disastri ambientali (in misura meno violenta rispetto allo tsunami) si sta presentando in tutti i nostri paesi in America Latina. Come abitanti di Sao Paulo noi stiamo vivendo questa stagione estiva con catastrofi settimanali: nella più grande città dell'emisfero sud c'è gente che muore a causa della pioggia. Questo è inammissibile. Muore gente affogata perchè si inonda una casa o una strada.

Sono morte decine di persone in questo periodo in Brasile. Praticamente tutte le settimane c'è stato un temporale. E' evidente che questo è anormale ed è conseguenza del riscaldamento globale e della modificazione del clima ma tuttavia non c'è nella società brasiliana e credo che a livello generale non ci siano società in cui ci sia un dibattito politico, fondamentalmente perchè i mezzi di comunicazione sono controllati dalle classi dominanti.

I compagni della Thailandia, dello Sri Lanka, del Bangladesh, ci hanno parlato delle soluzioni che i movimenti hanno dato al disastro dello Tsunami, perchè il capitalismo, qualsiasi cosa tocchi la trasforma in merce. Pretende di trarre profitto anche dalla sepoltura delle persone, dai disastri e questo è quello che sta succedendo nel sud dell'Asia.

Rispetto al tema dei biocombustibili, è stato molto interessante il fatto che si è discusso (secondo me in modo corretto) e sono state fatte riflessioni che ora dobbiamo riportare nei nostri paesi, soprattutto quelli che saranno più alla mercè delle azioni delle transnazionali, come il Messico, l'Argentina e il Brasile. E in questi paesi le corporazione transnazionali hanno la capacità operativa di trasformare grandi aree produttive nella produzione di biocombustibili.

Quello che è stato lanciato qui nel Forum, che io considero molto importante, è che siamo andati avanti nella costruzione di un nuovo concetto, e non chiamarli più biocombustibili ma agrocombustibili perchè l'espressione "biocombustibile" non è corretta perchè sarebbe un combustibile fatto con la vita, ma la vita ha un significato troppo ampio.

Quindi ora noi vogliamo cominciare ad adottare una forma corretta chiamandoli combustibili energetici fatti a partire dai vegetali, dai prodotti agricoli.
La seconda cosa nella quale siamo andati avanti è che dobbiamo discutere nelle società un nuovo modello energetico per i trasporti, che sono la maggiore causa di contaminazione e il maggiore consumatore di petrolio. Questo è il dibattito fondamentale. Non si va avanti se noi discutiamo sucome produrre alcool più economico, se l'industria automobilistica continua a fabbricare questa tremenda quantità di auto seppure ad alcool. Questo va solo ad accrescere i problemi di inquinamento nelle grandi città. Noi quindi dobbiamo combinare la discussione sugli agrocombustibili con quello sulla loro utilizzazione , a che servono....per continuare così dando maggiore facilità alla borghesia di andare in auto?

L'altro passo avanti importante è che noi dobbiamo essere a favore della produzione di energia a partire dai prodotti agricoli, sempre che questa produzione non sostituisca la produzione di alimenti e non utilizzi prodotti alimentari come la soia e il mais. Che siano fabbricati a partire da altri prodotti che non siano in concorrenza con altri alimenti

E il terzo passo avanti che c1è stato qui rispetto a questo tema è stato capire che sì, è importante per noi avere energia rinnovabile, come quella che deriva dagli agrocombustibili, che tutti gli anni si possono coltivare, ma è necessario che questa produzione sia sostenibile perchè l'agrobusiness può produrre soia, canna, arachidi, cotone per l'energia però lo fa in modo non sostenibile, con l'uso di agrotossici, con le monoculture, che sono gli aspetti che portano a conseguenze così perverse, giacchè, come il petrolio, è dimostrato che l'agrobusiness è un generatore del riscaldamento globale utilizzando una grande quantità di acqua e non restituendo la umidità ai suoli. Quindi tutti questi dibattiti sono ancora in una fase embrionale però usciamo di qui con alcune riflessioni che ci servono per avere una comprensione migliore di come trattare il tema degli agrocombustibili.
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