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30 anni di
boicottaggio non sono bastati
ADISTA n° 49 del 7.7.2007 Fonte:
www.ribn.it
LONDRA-ADISTA.
Dopo trent'anni di boicottaggio nei confronti della
Nestlé, accusata di promuovere il latte artificiale nei Paesi
poveri o a basso reddito, la
campagna contro il marketing aggressivo della multinazionale svizzera
è ben decisa ad andare avanti.
Era il quattro luglio 1977 quando scattò il boicottaggio
dei principali prodotti della compagnia fondata da Henri Nestlé,
(accreditato come inventore
del latte artificiale nel 1867), in risposta a pratiche commerciali
come la distribuzione gratuita di campioni di latte in polvere o la
pubblicità diretta
alle madri sui vantaggi del latte artificiale, propagandato come “sano
quanto quello naturale”, anche nei Paesi poveri, malgrado la
difficoltà di accesso
all'acqua pulita per diluirlo e all'impossibilità per le donne
di leggere le istruzioni in lingua straniera, con disastrose conseguenze
sulla salute dei
neonati.
Non è bastata l'approvazione di
un Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del
latte Materno, nel 1981, ad indurre la più
grande multinazionale agroalimentare del pianeta a cambiare atteggiamento:
malgrado l'impegno della compagnia, nel 1984, a rispettare il Codice,
la pratica
di inondare le strutture sanitarie dei Paesi poveri con campioni gratuiti
e forniture a basso costo è stata portata avanti tanto dalla
Nestlé quanto da
altre compagnie. Particolarmente drammatica, secondo un articolo pubblicato
sul quotidiano britannico Guardian il 15 maggio scorso, la situazione
del Bangladesh, dove la Nestlé è accusata di
violare sistematicamente il Codice distribuendo alle madri attraverso
il sistema sanitario foglietti promozionali del suo prodotto (il Lactogen).
Se in
Bangladesh, “i pazienti neonati - come dichiara Iqbal Kabir,
medico ospedaliero - rappresentano fino al 70% dei ricoveri”,
la principale causa è proprio il
latte artificiale, “perché i bambini - spiega - prendono
la diarrea, in quanto la polvere è diluita con acqua sporca
e i biberon non sono sterili”. Tant'è
che “quasi nessuno” dei neonati allattati al seno è
ricoverato per diarrea.
Stando al rapporto sull'industria
del latte artificiale di Save the Children,
in Bangladesh, dove il totale delle importazioni di latte artificiale
ed altri alimenti per l'infanzia raggiunge i 24 milioni di euro l'anno,
la mortalità
infantile potrebbe essere ridotta di quasi un terzo, salvando le vite
di 314 bambini al giorno, solamente migliorando i tassi di allattamento
al seno. Ma
quando le madri hanno problemi e vanno da un medico, viene loro consigliato
“velocemente, troppo velocemente”
di provare col latte artificiale. E non è poi possibile verificare
se l'assunzione del prodotto avvenga in modo corretto
e in condizioni igieniche ottimali.
La risposta
ufficiale della Nestlé all'articolo del Guardian arriva il
22 maggio,
attraverso una dichiarazione di Hilary Parsons, sulle pagine dello
stesso giornale: il materiale informativo di
Lactogen - spiega - viene distribuito agli operatori sanitari, e questo
è permesso dal codice. I foglietti, è vero,
sono fatti per essere consegnati alle madri, ma solo dopo prescrizione
medica, e “come misura di sicurezza per assicurare che il prodotto
giusto sia
acquistato per un bambino di quell'età e che la madre capisca
la frequenza di somministrazione”. E, assicura la Parsons, “in
bella evidenza in cima
al foglietto c'è scritto 'Non esiste un sostituto o un equivalente
del latte materno'”.
Ma l'autodifesa della
Nestlé è contestata punto per punto
dalla Baby Milk Action, che accusa la multinazionale di burlarsi del
codice. È vero, afferma, che è consentito fornire informazioni
scientifiche agli
operatori, ma è esplicitamente proibito passarle alle madri,
né è permesso che l'informazione
sull'alimentazione infantile si riferisca a specifiche marche. Quanto
ai presunti messaggi di promozione per
l'allattamento al seno, “se la Nestlé afferma che i foglietti
sono per madri che hanno bisogno di una foto o di
una figura per riconoscere e acquistare il prodotto giusto, come aspettarsi
che possano leggere e capire i messaggi?”.
Nessun dubbio, dunque, conclude la Baby Milk Action, che “le
strategie di marketing aggressivo della Nestlé siano contro
il Codice e mettano a repentaglio l'allattamento al seno”.
Ecco allora che, nella ricorrenza del trentennale della campagna contro
la multinazionale svizzera, le associazioni promotrici della difesa
dell'allattamento al seno e dei diritti dei bambini rilanciano il
boicottaggio, invitando a non acquistare Nescafé e Nesquick
(per i più volenterosi anche altri prodotti targati Nestlé)
e, soprattutto, a farlo sapere alla multinazionale mediante la lettera
che è possibile trovare sul sito della Rete Italiana Boicottaggio
Nestlè www.ribn.it.
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