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Unicef: bambini
esclusi dall'istruzione in ex-Urss, reclutati in R.d.Congo
Fonte: www.unimondo.org
Settembre 2007 - Oltre 14 milioni di bambini dell'Europa centro-orientale
e della Comunità degli Stati Indipendenti ogni
anno entrano nel mondo del lavoro privi di istruzione e oltre 2,4
milioni di bambini in età d'istruzione primaria, che
dovrebbero essere a scuola, mancano all'appello - denuncia l'Unicef
"Questa situazione innescherà un ciclo
intergenerazionale di povertà, minando la capacità dei
governi di sviluppare economie competitive a livello globale,
fondate sul lavoro qualificato invece che su manodopera a basso costo"
- ha dichiarato Maria Calivis, Direttore dell'Ufficio
regionale dell'UNICEF per l'Europa centro-orientale e la Comunità
degli Stati Indipendenti, che ha realizzato lo studio.
In Armenia, Georgia, Kirghizistan, Moldavia e Tagikistan, paesi con
bassi indicatori economici, si registrano i tassi più bassi
nella
frequenza scolastica: meno del 50% nella scuola secondaria superiore
e, in alcuni casi, meno del 30% nella scuola materna. Il rapporto
UNICEF individua due ulteriori problemi: la situazione dei bambini
rom e l'uguaglianza di genere. Nei 3 dei paesi con le più vaste
comunità rom - Bulgaria, Ungheria e Romania - solo una piccolissima
percentuale di bambini rom continua gli studi dopo la scuola
primaria. Lo studio rileva che sebbene siano state avviate riforme
nei sistemi di istruzione dei vari paesi, queste non sono arrivate
nelle aule scolastiche, con una ricaduta sulla generale qualità
dell'istruzione, specialmente nelle zone rurali e nelle aree più
povere.
Il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia - Unicef segnala inoltre
che i conflitti in Nord Kivu nella Repubblica democratica del
Congo (RDC) che nelle ultime settimane hanno visto più di 60mila
sfollati stanno riaprendo la piaga del reclutamento forzato di
“bambini soldato”.
"Diverse centinaia di ragazzi sono stati arruolati forzatamente
dai gruppi ribelli nel corso delle ultime due settimane: riteniamo
che
il numero totale dei bambini soldato nel Nord Kivu abbia abbondantemente
superato il migliaio" - riporta l'Unicef.
Prima degli ultimi scontri, oltre 8.000 bambini erano stati smobilitati
dai gruppi ribelli, molti dei quali avevano fatto ritorno alle
loro comunità d'origine. Ma Per questi bambini i rischi di
nuovo arruolamento sono ancora più alti: "Una volta smobilitati
dai gruppi
armati gli ex bambini soldato incontrano spesso il rifiuto delle loro
comunità, e, non avendo ricevuto alcuna istruzione trovano
maggiori difficoltà a reinserirsi nella vita civile. Tutti
questi bambini sono ad alto rischio di nuovo reclutamento" -
afferma Julien
Harneis, responsabile UNICEF per le operazioni sul campo. "È
indispensabile che nel Nord Kivu siano ripristinate pace e sicurezza.
Fin tanto che imperverseranno i gruppi armati, permarranno rischi
sanitari e di reclutamento forzato di bambini. La soluzione deve
essere politica: si deve trovare una via pacifica per porre termine
alla crisi in atto nel Nord Kivu" - conclude l'operatore
umanitario.
Nelle ultime settimane in Nord Kivu si sono intensificati gli scontri
a fuoco tra miliziani fedeli al generale dissidente filoruandese
Laurent Nkunda e alcuni gruppi armati presenti nell'est della Repubblica
democratica del Congo (RDC). Da fine agosto la regione del
Nord Kivu è teatro di combattimenti tra l'esercito regolare
(Fardc) e insorti del generale Laurent Nkunda. Nei giorni scorsi è
stato
raggiunto un "cessate il fuoco", ma la popolazione continua
a fuggire a causa della recente tornata di scontri tra forze governative,
ribelli e milizie che hanno rifiutato l'integrazione nell'esercito
regolare. Per rispondere alla crisi umanitaria in corso, l'Unicef
sta fornendo assistenza a oltre 60 mila sfollati accampati nelle località
di Miganga e Minova, sempre in Nord Kivu, e ha avviato una
campagna di vaccinazione contro morbillo e tetano neo natale. [GB]
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