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Crimini e corruzione nella Cecenia"normalizzata" di Ramzan Kadyrov
Fonte: Lisa Pannella www.warnews.it
“I combattimenti sono finalmente terminati e la Repubblica Cecena
èadesso la regione più stabile del Caucaso del Nord"
così affermava il neo presidente ceceno Ramzan Kadyrov qualche
mese fa. Anche il Cremlino conferma esprimendo soddisfazione del suo
riuscito piano di "normalizzazione", ricostruzione e pacificazione
della Cecenia.
In effetti, diverse fonti affermano che molte opere di ricostruzione e di rinnovamento sono state fatte. Nella capitale Grozny, interi
quartieri
sono stati ricostruiti, molte case sono state assegnate agli sfollati di alcuni TACs (Temporary Accomodation Centres) che sono stati in
parte smantellati. Altri hanno ricevuto pagamenti o sussidi per la ricostruzione della casa o per il loro sostentamento.
Il sito di informazione Chechnya Free annuncia programmi di ricostruzione
di edifici, centri commerciali, centri finanziari ed economici, nuove
scuole e un campus universitario, nuovi centri di cura e di assistenza
ed un rinnovato sistema sanitario nazionale che entreràin vigore
l'anno prossimo. Sono stati attivati piani di disinnescamento mine
nelle campagne, il sistema giudiziario èstato parzialmente
riformato. L'aeroporto di Grozny ha finalmente riaperto i battenti,
sono tornate in vigore alcune feste nazionali ed è stata persino
annunciata la costruzione di alcuni impianti turistici. Tutto ciòè
stato accompagnato da una propaganda mediatica e pubblicitaria di
effetto che ha fatto accrescere la popolarità del giovane presidente
Kadyrov e della sua nuova leadership.
“Normalizzazione” corrotta
Lo sfrontato ottimismo dei potenti si scontra però con i racconti
e le denuncie della popolazione che dimostrano come il nuovo sistema
di ricostruzione presenti qualche falda. Il sito di informazione Caucasian
Knot riporta casi di corruzione, ingiustizie e crimini a tutti i livelli
della vita sociale cecena. Secondo quanto afferma il Prague Watchdog,
i TACs vengono spesso chiusi e sgombrati senza garantire un alloggio
alle famiglie sfollate. Ricordiamo anche le denuncie di corruzione
riportate sul Prague Watchdog riguardo all'assegnazione di sussidi
per la ricostruzione delle case perdute durante la guerra: spesso
bisognava pagare delle bustarelle all'amministrazione per riscuotere
i sussidi economici, così che la gente si vedeva ridotti i
propri compensi rispetto al valore iniziale promesso.
Il governo sta cercando con tutti i mezzi di far rimpatriare i profughi
ceceni rifugiatisi nelle repubbliche vicine promettendo loro una casa,
assistenza e aiuti economici. Una volta rientrati però, spesso
le condizioni delle famiglie non si rivelano migliori rispetto a quelle
che hanno lasciato.
Lo Human Rights Centre “Memorial” ci spiega invece
la parziale riforma del sistema giudiziario ceceno. Il lavoro delle
corti giudiziarie sul territorio ceceno èmolto limitato, si
occupano solo di casi minori. Non vengono prese in considerazione
denunce contro attività militari, operazioni antiterrorismo e ogni
azione legata o causata dalle forze dell'ordine, dalle autorità o
dagli uomini di Kadyrov. L'unico caso importante di violenze, torture
e detenzioni illegali la cui denuncia è stata accolta e persino accusata
pubblicamente dallo stesso presidente ceceno èquella riguardante
l'unità di sicurezza ORB-2, famosa per i suoi metodi illegali
e violazioni di diritti umani. Il centro “Memorial” ritiene però
che anche questa sia una strategia adottata dal presidente Kadyrov
che, accusando un ente russo (uno dei pochi rimasti in Cecenia non
sotto il controllo diretto di Kadyrov) e richiedendone il suo trasferimento
al di fuori dei confini, possa così garantirsi popolarità
e consenso tra i cittadini.
Conflitto ancora in corso
Il Cremlino e il presidente Kadyrov con soddisfazione spesso affermano
di aver quasi del tutto eliminato i gruppi separatisti ceceni e la
guerriglia armata, annunciando così un periodo di pace e serenità
nella repubblica cecena. Il sito separatista Kavkaz Center riporta
al contrario intensi combattimenti dell'artiglieria e dell'aviazione
oltre che a numerose esplosioni e attacchi armati. Secondo il Kavkaz
Center, inoltre, i gruppi separatisti armati controllano il 35% del
territorio ceceno e sempre più spesso si spostano tra le vicine
repubbliche del Dagestan e dell'Ingushetia. Anche il bollettino informativo
del Consiglio delle Organizzazioni Non Governative (NGO Council) pubblicato
sul sito Livechechnya riporta un incremento nelle azioni della guerriglia
e un ingente aumento di giovani ceceni che decidono di lasciare la
città per arruolarsi nei gruppi separatisti armati sulle montagne.
Negli ultimi giorni diverse fonti (quali lo stesso Livechechnya e
il Prague Watchdog) riportano persino il sospetto che si stia preparando
un grande attacco terroristico da compiersi a breve sul territorio
ceceno.
L'NGO Council riporta ogni giorno casi di esplosioni, arresti illegali,
uccisioni, detenzioni sospette, violenze, sequestri e sparizioni;
il quadro delle organizzazioni non governative ci presenta quindi
una realtà opposta rispetto a quella descritta dai presidenti
russo e ceceno.
Violazione dei diritti umani
A dimostrazione dell'inefficienza del sistema giudiziario ceceno e
della tutt'altro che pacifica realtà cecena sono le numerose
denunce di violazione di diritti umani che arrivano puntualmente alla
Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo. Secondo l'ONG Human
Rights Watch, il conflitto in Cecenia è ancora attivo, la popolazione
continua a denunciare rapimenti, sparizioni, torture, uccisioni. Secondo
l'International Helsinki Federation (IHF) invece, a subire le persecuzioni
delle forze di sicurezza del governo sono prevalentemente gli “amnested
people”, ovvero gli ex guerriglieri che, in cambio della resa, ricevettero
l'amnistia dal governo secondo le nuove regole per la “normalizzazione”
del paese. Gli ex combattenti e spesso anche membri delle loro famiglie
vengono minacciati, rapiti e torturati cercando di estorcere loro
informazioni e confessioni forzate, spesso poi scompaiono o vengono
uccisi.
L'insieme di tutti questi fatti dimostra una virtuale risoluzione del conflitto ceceno e un processo di “normalizzazione” che non
riesce che a tradursi nel terrore e nella violenza interna vissuta ormai in Cecenia come una normalità.
Lisa Panella
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