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Ringraziamo per il il grande lavoro di traduzione il Comitato
Chiapas "Maribel" di Bergamo e il Comitato Chiapas di Torino
La Jornada – Giovedì 28
febbraio 2008
L’Organizzazione Mondiale Contro la Tortura
– OMCT – è “preoccupata” per la sicurezza
delle basi zapatiste
Hermann Bellinghausen- Inviato
San Cristóbal de las Casas, Chis., 27 febbraio - Il Segretariato
Internazionale dell’Organizzazione Mondiale Contro la Tortura
(OMCT) ha espresso “preoccupazione” per "la detenzione
arbitraria, maltrattamenti e gravi torture" inflitti ad Eliseo
Silvano Jiménez ed Eliseo Silvano Espinosa, basi di appoggio
zapatiste, da componenti della Polizia Stradale Statale (PEC), nelle
vicinanze della comunità Betel Yochip, lo scorso primo febbraio.
Secondo "fonti certe", tra cui Antenna Internacional, membro
della rete SOS-Tortura, della OMCT, l'organizzazione ha identificato
tra i presunti torturatori gli agenti Bladimir Gómez Méndez,
Josué Nucamendi Espinosa e Marcelino Gómez Sánchez.
(Che, è sicuro, attualmente si trovano in una casa in affitto
a Tuxtla Gutiérrez, e sono indagati). Nelle testimonianze delle
vittime si cita un gruppo più grande di poliziotti, non ancora
identificato. Ad uno degli indigeni è stato sparato in un piede
e dopo i maltrattamenti, i due sono stati portati in carcere a Playas
de Catazajá e rilasciati dopo una settimana.
La OMCT esprime "preoccupazione per la sicurezza e l'integrità
personale" delle vittime e sollecita i governi federale e statale
"ad adottare in maniera urgente le misure più appropriate
per proteggerli, loro e le loro famiglie, contro ogni tipo di intimidazione
o rappresaglia".
Inoltre, ricorda che lo Stato messicano "fa parte della Convenzione
Contro la Tortura e del Patto Internazionale dei Diritti Civili e
Politici, e che secondo questi strumenti, 'nessuno deve essere sottoposto
a torture né pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti'
". Le autorità messicane - aggiunge - "sono chiamate
a considerare seriamente tutte le testimonianze di tortura e maltrattamenti
e svolgere un'indagine approfondita ed indipendente al riguardo".
Ha emesso un documento su questo caso anche il Coordinamento Tedesco
per i Diritti Umani in Messico, dalla sua sede di Stoccarda. L'organizzazione
chiede l'applicazione della giustizia e la fine di queste pratiche
nel paese.
Sottolinea che il villaggio di Betel Yochip "è dominato
da membri dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e
Contadini (Opddic), accusata da numerose organizzazioni del Chiapas
di minacciare ed aggredire nella sua zona di influenza (in particolare,
Agua Azul e Palenque) i membri di comunità a maggioranza zapatisti.
La collaborazione con la polizia locale garantisce loro l'impunità".
Aggiunge che nei giorni precedenti l'accaduto, a Betel Yochip, "membri
della Opddic hanno minacciato gli abitanti ed osservatori internazionali
dei diritti umani" che si trovavano sul luogo. Sostiene che questi
ultimi "contribuiscono a ridurre ed impedire atti di violenza".
Il coordinamento tedesco "protesta nella maniera più decisa
contro i tentativi di intimidazione e le minacce".
Sottolinea che secondo la dichiarazione dell'ONU sui difensori dei
diritti umani, è responsabilità di ogni Stato garantire
la loro sicurezza e le condizioni adeguate per le loro attività.
Il coordinamento tedesco sollecita il governo messicano a prendere
tutte le misure possibili per garantirle. "Questo include di
impedire attività paramilitari", conclude.
La
Jornada – Mercoledì 27 febbraio 2008
Nahuas, Triquis e
Mixtecos testimoni degli attacchi agli zapatisti
Hermann Bellinghausen- Inviato
San Cristóbal de las Casas, 26 febbraio - Rappresentanti ed
autorità dei popoli nahuas, triquis e mixtecos, componenti
del Pellegrinaggio dei popoli in solidarietà con i popoli zapatisti,
si sono trattenuti nel territorio autonomo dal 22 al 24 febbraio e,
concludendo la loro visita hanno confermato di essere stati testimoni
di "aggressioni, minacce ed attacchi".
Dopo aver visitato i caracoles e le comunità in cui sono presenti
problemi, lunedì hanno dichiarato: "Nella zona del caracol
di Morelia cresce il focolaio che secondo il governo si era spento.
La situazione è molto tesa per gli attacchi costanti alla popolazione
da parte di paramilitari e polizia statale".
Ascoltando delle vessazioni quotidiane "abbiamo compreso la convinzione
della loro lotta e perché il governo vuole spogliare gli abitanti
di Bolón Ajaw: tutto il Chiapas è una ricchezza naturale".
Gli investimenti privati e la costruzione di un progetto turistico
"finirebbero per distruggere questi popoli". Sostengono
che incontrando la giunta di buon governo (JBG) hanno compreso "che
il popolo comanda ed impara a gestire le cose come governo".
Un altro gruppo si è recato a 24 de Diciembre (municipio autonomo
San Pedro de Michoacán): "Siamo testimoni della situazione
della comunità circondata da poliziotti e soldati", così
come della "complicità" della Unión de Ejidos
de la Selva con contadini che minacciano e provocano. "Le basi
di appoggio subiscono la mancanza di acqua perché l'Esercito
federale si è impossessato della sorgente che è della
comunità; inoltre, sono preoccupati per lo sfruttamento eccessivo
del legname".
Negli Altos hanno visitato la Riserva Comunitaria Zapatista di Huitepec,
San Cristóbal de Las Casas e la colonia 5 de Marzo, dove le
famiglie in resistenza subiscono minacce di sgombero, vessazioni,
taglio dell'energia elettrica e chiusura di forniture d'acqua pubblica.
Sono stati anche ad Elambo Alto e Basso, Chactoj e Sok'on, a Zinacantán,
dove alle basi zapatiste sono state sottratte le sorgenti, viene impedito
l'ingresso nelle scuole e ricevono minacce di morte da priisti, perredisti
e cacicchi.
La brigata che ha visitato La Garrucha è stata informata delle
recenti agressioni a La Culebra. Il 20 febbraio 31 famiglie zapatiste
di Benito Juárez “sono state cacciate dalle loro terre
da componenti della Asociación Rural de Interés Colectivo
ufficiale; i profughi si trovano nel villaggio Javier Hernández”,
ha comunicato la JBG.
Nel caracol di Roberto Barrios hanno incontrato i consigli autonomi
della zona nord. Minacce di sgombero, taglio di luce ed acqua. "Abbiamo
visitato una delle comunità di maggiore rischio, San Patricio,
minacciata da Paz y Justicia". Qui sono aumentate le aggressioni
verbali e gli spari notturni di persone priiste di Ostilucum. Inoltre
pendono quattro mandati di cattura contro zapatisti.
Nella loro relazione, gli indigeni di Oaxaca e Puebla affermano: "L'obiettivo
della nostra visita era conoscere la realtà e rompere l'accerchiamento
mediatico perché la lotta zapatista riflette quella dei nostri
popoli". Chiedono di "fermare l'impunità di gruppi
totalmente o parzialmente paramilitari che godono dell'avallo del
governo di Juan Sabines che ha promesso non realizzare nessuno sgombero
di comunità indigene". Chiedono inoltre il ritiro "immediato"
dell'Esercito.
Gli osservatori hanno sperimentato "da una parte il coraggio
e l'impotenza di vedere l'intervento del governo per smantellare la
resistenza, seminando dolore e morte; dall'altra, il nostro cuore
si riempie di esempio e speranza nel trovare fratelli che si svegliano
ogni giorno in mezzo a questo scenario e costruiscono il mondo che
tutti sogniamo". Chiedono "non più bugie all'opinione
pubblica, né più persecuzione delle comunità
zapatiste”.
La Jornada – Mercoledì
20 febbraio 2008
Ci sono almeno 70 prigionieri politici in Messico:
CCIODH
La grave violazione dei diritti umani è “politica di
Stato”
ALFREDO MÉNDEZ
Di fronte ai mancati progressi nelle indagini sul massacro di Acteal,
nei casi di tortura ad Atenco - a due anni dall'occupazione della
polizia - e di Oaxaca - a due anni dalla repressione al movimento
popolare - la Commissione Civile Internazionale di Osservazione per
i Diritti Umani (CCIODH) ieri ha concluso che in Messico "la
situazione dei diritti umani è eccessivamente critica; la dimensione
delle violazioni e della mancanza di risposte concrete fanno del governo
di Felipe Calderón il diretto responsabile delle stesse".
Come parte delle conclusioni della sua sesta visita in Messico descritte
in sette punti e completate da diverse raccomandazioni rivolte ai
governi federale, statali e municipali, questa organizzazione, in
maggioranza europea, ritiene che in tutto il paese persistono la tortura,
i conflitti in Chiapas, Oaxaca ed Atenco, la violenza di genere e
contro la libertà di espressione dei giornalisti e la trasgressione
delle garanzie dei popoli indigeni.
In una conferenza stampa, Iñaki García, coordinatore
della CCIODH, accompagnato da alcuni rappresentanti del collettivo,
ha detto che dopo 10 giorni di attività per il sud ed il sudest
del paese e più di 200 interviste individuali e collettive
sia con funzionari sia con attivisti sociali, si è potuto comprovare
l'esistenza di almeno 70 prigionieri politici o di coscienza rinchiusi
in prigioni statali e di massima sicurezza.
Inoltre, ha sottolineato che la "grave" violazione dei diritti
umani in Messico "è diventata politica di Stato che non
riguarda solamente il sessennio del presidente di turno, ma coinvolge
anche l'istituzione della giustizia ed il comportamento delle forze
e corpi di sicurezza federali e locali".
Conclusioni e raccomandazioni
La CCIODH in primo luogo ritiene che il governo di Calderón
non ha fatto progressi rispetto alle raccomandazioni del collettivo
internazionale realizzate nelle sue cinque visite precedenti.
In secondo luogo riferisce che la tendenza è di continuare
con le detenzioni arbitrarie di membri di movimenti sociali; che è
abituale la tortura ed i maltrattamenti e che per giustificare le
detenzioni si falsificano le prove.
In un terzo punto segnala che nell'attuale governo si è aggiunto
il ruolo repressore dei corpi di polizia contro spazi sociali di rivendicazione,
quello dell'Esercito Messicano.
La quarta conclusione sostiene che persiste l'impunità dei
funzionari pubblici. Inoltre, segnala che la riforma della giustizia
penale calderonista amplierà il margine per rendere ancora
più duro l'intervento della polizia e ampliare i margini di
impunità istituzionale.
Il quinto punto indica che l'impunità poggia sull'esistenza
di un sistema giudiziario incapace ed inefficiente.
Il sesto punto puntualizza che l'esclusione e le disuguaglianze sociali
nel paese acuiscono il problema delle violazioni dei diritti umani.
La
Jornada - 10 dicembre 2007
Membri dell’organizzazione priista
ricevono sussidi di Semarnat - denuncia
Capise documenta i nessi dell’Opddic di Agua Azul con l'autorità
federale
Smente il comunicato della cooperatva di Ecoturismo Indigeno e lo
definisce cinico
HERMANN BELLINGHAUSEN Inviato
In risposta alla comunicazione della società cooperativa Ecoturismo
Indigeno Tzeltal delle Cascate di Agua Azul, Chiapas, formata da membri
dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini
(Opddic), dove i priisti della località rilanciano le reiterate
accuse di aggressioni contro gli zapatisti di Bolom Ajaw, il Centro
d'Analisi Politica e Sociale e di Investigazioni Economiche (Capise)
documenta in un nuvo rapporto sul caso i vincoli esistenti fra membri
di Opddic di Agua Azul ed autorità federali.
"Non solo si muovono sul terreno politico, ma anche economico,
di controllo e di amministrazione di 'progetti ecoturístici’.
La Segreteria d'Ambiente e di Risorse Naturali (Semarnat) e la Commissione
Nazionale delle Aree Naturali Protette (CNANP), fra le altre dipendenze
federali sovvenziona trimestralmente i membri dell’Opddic”.
In un rapporto finanziario di Semarnat, CNANP e della direzione generale
della Conservazione per lo Sviluppo-Programma di Sviluppo Regionale
Sostenibile, il secondo trimestre del 2007 Ecoturismo Indigeno ha
ricevuto risorse per 290mila pesos per diversi lavori di infrastruttura
turistica.
Secondo Capise, la comunicazione di Ecoturismo Indigeni “tocca
il cinismo" e la smente.
In primo luogo, le basi zapatiste presero possesso di quelle terre
nel 2001, e non nel 2003 come scrive la lettera della società
priista.
Non erano "tra i 40 e 50 zapatisti con passamontagna, paliacate
ed armi d’alto calibro", ma 47 famiglie, più della
metà erano donne e bambini.
"Dicono che dal decreto di conservazione del 1980 loro smisero
di lavorare la terra, passando alla “protezione della selva”
ed alle 'attività turistiche ", continua il rapporto.
Il 29 aprile 1980 fu pubblicato il decreto che ha definito la Zona
di Protezione Forestale Cascata di Agua Azul, municipio di Tumbalá,
con un’estensione di 2.580 ettari.
Il 7 giugno 2000 fu pubblicato un nuovo accordo. Quella che prima
era considerata solo zona forestale, ora era diventata Area di Protezione
di Flora e Fauna.
La "protezione della selva” ora doveva essere revisionata
"in dettaglio" – aggiunge la replica. “Fra i
residenti di Agua Azul ci sono persone con malattie della pelle per
la contaminazione dell'acqua delle cascate.
Fiume in basso, a 300 metri scarsi della città c’è
un immondezzaio”, dove "scavano buchi per seppellire l'immondizia”.
La mancanza di controllo sull'uso del repellenti in centinaia di contenitori
ha già generato "una grave contaminazione: un chilometro
più in basso l'acqua fa schiuma”. Ancora un chilometro
ed appare il segnale: "Per sua sicurezza si proibisce viaggiare
in questa zona, visto che molte persone sono state vittima di assalti”.
Opddic afferma che dal 1980 i suoi membri hanno smesso di lavorare
la terra. Forse questo spiega - secondo Capise - perché ora
Agua Azul è piena di antenne Sky che proiettano film statunitensi,
per il ‘confort’ dei turisti. Si dice pure che i residenti
di Bolom Ajaw hanno distrutto la riserva ecologica in più di
70 ettari.
"Le terre coltivate sono sette, non 70. Le basi zapatiste lavorano
e si prendono cura della terra e delle risorse naturali. Membri di
Opddic sei mesi fa hanno rubato il raccolto di un terreno collettivo
degli zapatisti, e mesi più tardi invasero, pistole alla mano,
parte di quello stesso terreno; al momento sono membri di Opddic quelli
che lo lavorano”.
Il "cinismo di chi ha scritto il comunicato è ridicolo",
perché assicura "che gli zapatisti minacciano e perseguitano
i residenti di Agua Azul, tanto da ferire uno di loro a colpi di machete.
Si riferiscono all’11 settembre passato, quando più di
50 membri di Opddic hanno brutalmente ferito zapatisti di Bolon Ajaw",
ed uno di loro ha ora gravi problemi di vista.
Secondo Opddic, tre zapatisti civili indifesi avrebbero affrontato
50 uomini armati.
Ciononostante, riferiscono che "sono abituati" ad adire
per le "vie legali”.
Poi, mette in dubbio il rapporto, "perché erano armati?
con più di una dozzina di calibro 38? chi gliele ha date?"
La "ossessione" del direttore di CNANP, Regione Frontiera
Sud, José Hernández Nava di sgomberare Bolom Ajaw, “non
solo lo ha portato a scrivere cose senza senso e sproporzionate, ma
ha pure esacerbato l'ambizione e l'aggressività" di Opddic.
A settembre, Capise raccontava di un incontro tra Hernández
Nava ed altri funzionari con residenti di Bolom Ajaw, incluso due
zapatisti che erano stati brutalmente picchiati il giorno precedente
da membri di Opddic.
Traduzion del Comitato
Chiapas "Maribel" di Bergamo e il Comitato Chiapas di Torino
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