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Una risposta a tutto questo: lo zapatismo
Tratto
da IL Chiapas: la storia di una rebeldia. Prodotto dal gruppo
Chiapas del Roma Nord-Est Social Forum
Cenni storici
Il primo gennaio 1994 , dopo 11 anni di organizzazione del movimento
nella Selva Lacandona, l'EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale)
occupa militarmente San Cristobal de Las Casas e altri centri chiapanechi,
decidendo di denunciare al mondo intero la condizione di estrema povertà
e di emarginazione in cui vivono gli indigeni messicani. Da San Cristobal
il portavoce degli insorti, il Subcomandante Marcos, utilizzando la
presenza
dei giornalisti, spiega le ragioni della rivolta, i principi e gli
obiettivi dell'EZLN: lavoro, terra, tetto, cibo, salute, educazione,
indipendenza,
libertà, democrazia, giustizia e pace. Si tratta della I Dichiarazione
della Selva Lacandona, con cui gli indigeni dichiarano guerra al presidente
Salinas e all'esercito messicano, ricorrendo all'articolo 39 della
Costituzione messicana per legittimare la propria sollevazione: “La
sovranità
nazionale risiede…nel popolo. …Il popolo ha sempre l'inalienabile
diritto di alterare o modificare la forma del suo governo”.
Di fatto si tratta dell'unica sollevazione offensiva ad
opera degli zapatisti, fatta eccezione per le occupazioni comunque
incruente di 38 municipi
chiapanechi, nel dicembre '94, che vengono dichiarati da parte degli
zapatisti municipi autonomi .
Dopo 12 giorni di scontri, seguiti a quel primo gennaio,
inizia un periodo di negoziati che si conclude con l'impegno da parte
del governo di Salinas di
migliorare le condizioni di vita dei contadini e degli indigeni.
Il dialogo politico
In realtà l'impegno non conosce mai un'attuazione politica
concreta. Anche i noti accordi di San Andrés, nel febbraio
1996, non vengono mai applicati.
Si tratta degli accordi firmati tra il governo di Ernesto Zedillo
e l'EZLN che affrontano l'inclusione nella Costituzione messicana
dei popoli indios,
il diritto all'autonomia e alle culture autoctone:
Lo Stato deve promuovere il riconoscimento, come garanzia costituzionale
del diritto alla libera determinazione dei popoli indigeni, che sarà
esercitato in un quadro costituzionale di autonomia garantendo l'unità
nazionale. Potranno pertanto decidere la loro forma di governo interna
e
come organizzarsi a livello politico, sociale, economico e culturale
Con questi accordi il governo si impegna anche a elaborare un nuovo
patto sociale con i popoli indigeni per:
estirpare le forme quotidiane e di vita pubblica
che generano e producono subordinazione, disuguaglianza e discriminazione
e per rendere effettivi i
diritti e le garanzie dovuti: diritto alla differenza culturale, diritto
all'habitat, uso e godimento del territorio in conformità all'articolo
13.2 del
Convegno 169 dell'OIT, diritto all'autogestione politica comunitaria,
diritto allo sviluppo della propria cultura, diritto ai sistemi di
produzione
tradizionali, diritto alle gestione ed esecuzione dei propri progetti
di sviluppo Anche nel novembre
del '96, con la proposta della legge indigena della Commissione di
Concordia e Pacificazione (COCOPA: commissione formata da tutte
le forze politiche per collaborare al processo di pace nel Chiapas)
gli accordi di San Andrés rimangono lettera morta. Questa proposta
legale, infatti,
realizzata per inserire gli accordi nella Costituzione messicana,
viene accettata dall'EZLN ma rifiutata dal governo, nonostante l'avesse
in un primo
tempo approvata tramite il Segretario del governo Emilio Chuayffet.
Solo nell'aprile 2001 il governo approva una legge indigena che modifica
sostanzialmente, nella forma e nel contenuto, l'iniziativa elaborata
dalla
Cocopa, stravolta nelle sue articolazioni fondamentali.
A tale data fa seguito il silenzio degli zapatisti come manifestazione
di indignazione e rifiuto della ley indigena appena approvata, legge
di guerra
che impedisce la pace non rispettando gli accordi di
San Andrés.
Il silenzio zapatista viene rotto solo nel gennaio 2003 con i discorsi
dei comandanti dalla piazza centrale di San Cristòbal de Las
Casas, in occasione
del nono anniversario della sollevazione zapatista .
La guerra di bassa intensità
Nei 9 anni che sono trascorsi dalla sollevazione zapatista si sono
avvicendati tre presidenti: Salinas, Zedillo (dall'agosto '94), Fox
(dal luglio 2000). Quest'ultimo è il primo rappresentante del
PAN (Partito di Azione nazionale) che, dopo settant'anni do governo
del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) , va al potere, forte
delle attese che in lui riponevano i sostenitori della risoluzione
pacifica della questione indigena in Chiapas.
Dal '95 in poi tuttavia, mentre si tenta di costruire una soluzione
politica alla questione indigena, di fatto, al di là degli
impegni teorici, il
governo è complice di quella che è stata definita una
guerra di bassa intensità
Occupazioni militari delle comunità, proclamate zone di guerra,
obbligano gli indigeni a ritirarsi sulle montagne; le guardias blancas,
eserciti
privati armati dai grandi proprietari per difendersi dalla minaccia
indigena di invasione delle
terre, seminano terrore tra i campesinos; provocazioni e intimidazioni
militari e paramilitari; aggressioni e assassinii; sequestri di sacerdoti
e
leaders di organizzazioni che svolgono attività umanitaria
presso le comunità; espulsione di famiglie aderenti a organizzazioni
indigene;
militarizzazioni delle comunità per prevenire la violenza
e garantire l'ordine; incursioni militari e perquisizioni sistematiche
di villaggi
zapatisti durante cui vengono assaltati, picchiati, torturati molti
indigeni
La spirale di violenza raggiunge l'acme il 22 dicembre del 1997 con
la strage di Acteal: nel villaggio indigeno di Acteal una banda paramilitare
assassina 45 persone, in maggioranza donne e bambini, mentre pregano.
Diversi funzionari del governo e militari vengono coinvolti, tuttavia
i veri
responsabili di questo eccidio rimangono impuniti
Ancora oggi continua la guerra di bassa intensità. Da un articolo
di “La Jornada” dell'11 gennaio 2003 si legge che, con
il pretesto di combattere
la delinquenza, la militarizzazione aumenta nella zona nord; l'Esercito
stabilisce una nuova postazione nella via d'accesso alle comunità
del municipio
autonomo La Paz e assedia l'insediamento Progreso Agua Azul.
I gruppi paramilitari, dunque, ancora oggi non si sono disattivati,
ma restano vivi e in azione. Questa è la conseguenza dell'assenza
di volontà
politica del governo federale e statale di applicare la giustizia
e di consentire invece l'impunità, ed è anche il riflesso
della politica di presunta
riconciliazione da parte del governo statale, che tollera,
permette e negozia con i gruppi paramilitari, continuando a liberare
dalle carceri i
paramilitari detenuti.
Le mobilitazioni zapatiste
Nell'arco di questi nove anni di lotta e resistenza, contro la guerra
di bassa intensità dietro l'apparente disposizione al dialogo
del governo, lo
zapatismo ha dato più volte occasione di dimostrare le sue
incredibili capacità di mobilitazione dell'opinione pubblica
nazionale e non , la sua
volontà di dialogo e confronto con la società civile;
la sua disponibilità a una soluzione pacifica della questione
indigena. Attraverso le cinque
Dichiarazioni della selva Lacandona, il movimento fa conoscere al
governo e alla società civile i suoi obiettivi e lancia via
via diverse iniziative
rivolte alla popolazione messicana indigena e non.
Nell'agosto del '94 si svolge la Convenzione Nazionale Democratica
nell'Aguascalientes di Guadalupe Tepeyac, lanciata dalla seconda Dichiarazione
(del giugno '94). Si tratta di un anfiteatro costruito nella selva
dall'EZLN per incontrare la società civile disposta a uno sforzo
civile e pacifico
per ottenere i cambiamenti richiesti.
Nel gennaio '95, con la terza Dichiarazione viene promossa la creazione
di un Movimento di Liberazione Nazionale: un ampio fronte di opposizione
al
sistema del partito di stato, il PRI, per promuovere la lotta per
la formazione di un governo nazionale di transizione alla democrazia.
Nell'agosto '95 si svolge la Consulta Nazionale per la Pace e la Democrazia,
consultazione della società civile promossa dall'EZLN per conoscere
l'opinione della gente; più di un milione di persone si esprimono
a favore della trasformazione dell'EZLN in forza politica.
Nell'agosto '96 nei cinque Aguascalientes zapatisti si tiene il primo
Incontro Intercontinentale per l'Umanità e contro Neoliberismo.
Vi partecipano
5000 persone provenienti da tutto il mondo.
Nel settembre '97 1111 membri dell'EZLN conducono una “marcia
motorizzata” sino a Città del Messico, per essere presenti
al Congresso di Fondazione
del Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale (FZLN), promosso dalla
quarta Dichiarazione del gennaio '96. Si tratta di un'organizzazione
civile e
pacifica che intende realizzare una “politica di tipo nuovo”
senza aspirare a cariche pubbliche né a lotte elettorali.
Nel marzo '99 si svolge la seconda Consultazione Nazionale, lanciata
dalla quinta Dichiarazione del luglio '98, per il riconoscimento dei
diritti
indigeni e contro Acteal e la guerra di sterminio: Tre milioni di
persone sono a favore del riconoscimento indigeno nella Costituzione,
in conformità
agli accordi, e della smilitarizzazione del paese.
Il 25 febbraio 2001 i comandanti intraprendono la “marcia del
color de la tierra” verso Città del Messico, che si conclude
l'11 marzo con una
manifestazione multitudinaria degli zapatisti nello Zocalo della capitale
messicana.
Oggi, il primo gennaio 2003, dopo un lungo silenzio, segno di sdegno
e rifiuto della legge indigena approvata nell'aprile del 2001, in
occasione del
nono anniversario della sollevazione, i comandanti zapatisti riprendono
la parola nella piazza centrale di San Cristòbal.
Oggi invitano i popoli del Messico a sviluppare l'autonomia e la libera
determinazione come fossero un diritto acquisito, “dentro o
fuori della legge”,
ad organizzarsi seriamente e costituire dei municipi autonomi, senza
aspettare il permesso del governo.
Dopo otto anni, dunque, la rivolta zapatista conserva la sua validità
con il carattere d'urgenza del 1994. I nuovi governi non hanno applicato
gli
accordi di San Andrés e non hanno fermato la guerra. I legislatori
non hanno obbedito al reclamo indigeno che si fa sentire nel Messico
del nuovo
secolo. Per l'esperienza dei popoli indios, il paese non è
cambiato.
“Della parola 'arrendersi' non esiste un equivalente nelle loro
lingue. Loro dicono 'smettere di lottare', ma non 'arrendersi', parola
che non usano;
non esiste in lingua maya un tale termine. I maya non l'hanno mai
usato; stiamo parlando di quelli che si gettarono nel Grijalva ( il
suicidio di massa di alcune popolazioni maya che, per non diventare
schiave, cinquecento anni fa si gettarono nel fiume Grijalva dall'alto
del
Canyon del Sumidero, situato tra l'odierna Tuxtla Gutiérrez
e San Cristòbal de Las Casas.
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